L’onore di tre Honorem
Feltre 21 Ottobre 2023 Convegno Nazionale.
Non credo che nella storia dell’accademico nato nel 1904 siano stati presentati in una sola sessione ben tre soci ad honorem e sono convinto che il momento fosse idoneo per dare un ulteriore stimolo culturale al nostro sodalizio.
Come ho sempre pensato e detto anche alle nostre assemblee e convegni l’essere Accademico è una vocazione e perché no deve essere una missione in onore all’articolo 2 del nostro statuto che cita:
SCOPI
Art. 2 – Il C.A.A.I. si propone di coltivare e promuovere l’alpinismo di elevato livello di difficoltà mediante qualunque iniziativa atta a favorirne la pratica su tutte le montagne del mondo.
In questa nostra sessione ci siamo trovati di fronte a tre personalità di alto livello umano, culturale e tecnico che ci hanno per così dire “deliziato” con i loro interventi di autopresentazione.
Dialogando con loro ho percepito la soddisfazione nell’entrare a fare parte dell’accademico che non è solo la loro ma è anche, e soprattutto, la nostra.
E dico nostra perché, come ho scritto prima, con loro entra e si rafforza la storia del sodalizio e anche tramite loro potremo diffondere e rafforzare maggiormente la nostra ideologia.
Enrico Camanni presentato dal Gruppo Occidentale e dai colleghi Fulvio Scotto (anche Presidente del Gruppo Occidentale) e Umberto Valocchi. Relaziona Fulvio Scotto.
Marco Albino Ferrari presentato dal Gruppo Orientale da Francesco Leardi e da Francesco Lamo. Relaziona Francesco Leardi
Giuliano Giovannini presentato dal Gruppo Orientale e dai colleghi Marco Furlani e Alessandro Gogna. Relaziona Marco Furlani.
coordinatore Francesco Leardi
Pubblicazione, ottimizzazione e grafica a cura di Alberto Rampini
CV e presentazione dei candidati
ENRICO CAMANNI
Enrico Camanni è stato redattore capo della Rivista della Montagna dal ‘77 all’84,
e nell’85 ha fondato il mensile Alp rivestendone il ruolo di direttore per 13 anni,
quindi dal ‘99 al 2008 ha diretto l’edizione italiana della rivista internazionale di cultura alpina L’Alpe.
Collabora, dal ‘99, con il quotidiano torinese La Stampa, in cronaca e cultura.
Inoltre dal 2008 al 2011 ha diretto il mensile Piemonte Parchi.
Camanni ha scritto migliaia di articoli, commenti, saggi, testi di storia dell’alpinismo, di ambiente e tematiche alpine, collaborando con numerosi quotidiani e periodici tra cui, oltre alla citata “Stampa”, anche “Airone”, “Il sole 24 ore”, “L’Unità”, “Meridiani”, “Specchio”, “L’Indice”, “Giornale dell’Architettura”, “Il Manifesto”.
MARCO ALBINO FERRARI
E’ una delle voci più autorevoli della cultura di montagna. Negli anni Novanta ha diretto la rivista «Alp». Nel 2002 ha ideato «Meridiani Montagne», che ha diretto per 16 anni. Ha collaborato con «La Stampa», «Il Corriere della Sera» e altre testate. Come autore ha esordito nel 1996 con Frêney 1961, più volte ripubblicato e divenuto un classico della letteratura di montagna. Ha pubblicato con i più importanti editori italiani: Einaudi, Feltrinelli, Laterza, Rizzoli, Ponte alle Grazie. Ecco alcuni dei suoi libri: Il vuoto alle spalle storia di Ettore Castiglioni, Alpi Segrete, La via del lupo, Montecristo, Le prime albe del mondo, La sposa dell’aria, Il sentiero degli eroi. Assalto alle Alpi è il suo ultimo libro uscito per la prestigiosa collana Le Vele di Einaudi
GIULIANO GIOVANNINI
Dotato di un fisico eccezionale, con un paio di vecchi sci di legno impara a sciare con la protesi, poi gli orizzonti si ampliano e vuole salire le montagne con le pelli di foca. Svolge un’intensa attività scialpinistica su tutto l’arco alpino. Ma non basta: sale importanti vie di ghiaccio sulle pareti nord e grandiosi itinerari su roccia.
Ha insegnato ad andare in montagna ad intere generazioni, sotto le sue ali sono cresciute Guide Alpine, Istruttori e Accademici del Cai.
Convegno nazionale del Club Alpino Accademico Italiano Feltre 21 ottobre 2023
IL RISCALDAMENTO GLOBALE E I SUOI EFFETTI SULLA MONTAGNA A LA SUA FREQUENTAZIONE
Estratto dai contributi scientifici del convegno a cura di Silvia Stefanelli C.A.A.I. Gruppo Orientale
Cover: Ghiacciaio Perito Moreno - ph Roberto Valenti
Portare all’attenzione del convegno nazionale del C.A.A.I. la crisi climatica, i suoi impatti sulla montagna e chi la frequenta, è un’idea nata da eventi che hanno lasciato il segno negli ultimi anni sulle Alpi, in particolare il tragico evento del crollo del ghiacciaio della Marmolada.
Il Presidente del C.A.A.I. gruppo Orientale, Francesco Leardi, ha raccolto una necessità e un sentire comune di confrontarsi, con alpinisti e non, intorno a questo complesso fenomeno, per migliorarne la conoscenza, grazie alla disponibilità di esperti tra gli accademici e della comunità di scrittori e scienziati.
Il convegno in esame si pone all’interno di un percorso di sensibilizzazione che il Presidente ha iniziato invitando alla responsabilità individuale e collettiva ad agire di fronte a un ambiente montano e i suoi ecosistemi sempre più vulnerabili e fragilizzati.
Audiovisivo di Roberto Valenti - Produzione Club Alpino Accademico Italiano Gruppo Orientale visualizzalo qui full screen
Di seguito la successione dei contributi che sono stati presentati nel nostro convegno:
Valenti - Global Warming: quale futuro per il nostro pianeta (audiovisivo)
Fermeglia - Le cause del riscaldamento globale: produzione di energia oggi e domani
Barbante - Gli effetti del riscaldamento globale: fusione dei ghiacciai e del permafrost
Favero - Gli effetti del riscaldamento globale su boschi e foreste
Stefanelli - Azioni dal mondo e locali per contrastare la crisi climatica
Barbolini - Criticità dei bivacchi legate al riscaldamento globale
Inselvini - Come cambia l’alpinismo con il riscaldamento globale in atto
Favaro - È prevista una conferenza stampa al campo base
Il tema del convegno è stato presentato con un audiovisivo in anteprima realizzato per il convegno da Roberto Valenti, socio CAAI e fotografo naturalista, dal titolo:
Global Warming: non restiamo a guardare!
Se sulla Terra, governata da dinamiche inarrestabili che coinvolgono da sempre i suoi organismi viventi, il cambiamento è ineludibile, dalla rivoluzione industriale ad oggi, con comunità umane sempre più numerose ed energivore, ora il cambiamento ha subito una forte accelerazione, con la progressiva alterazione del delicato equilibrio energetico del pianeta.
Gli effetti del riscaldamento sono evidenti: fusione dei ghiacciai montani e del permafrost, contrazione delle calotte polari, fenomeni meteorologici estremi, crisi idriche e carestie, migrazioni umane, alterazione degli habitat e riduzione della biodiversità, distruzione delle foreste primarie.
Oramai tutti lo percepiamo, attorno a noi qualcosa sta cambiando e sta cambiando in fretta! Il nostro “optimum climatico”, a cui ci eravamo egoisticamente affezionati, si sta sgretolando e noi uomini e alpinisti non possiamo restare a guardare!
L'audiovisivo di Roberto Valenti - Produzione Club Alpino Accademico Italiano Gruppo Orientale - inserito all'inizio dell'articolo, può essere visionato anche a questo link: Visualizza il filmato
Il riscaldamento globale e le sue cause: produzione di energia oggi e domani (Filippo Giorgi ICTP Trieste, Maurizio Fermeglia Università di Trieste)
Il prof.Giorgi all’ultimo momento non ha potuto presenziare per importanti problemi lavorativi che lo hanno richiamato all’estero, delegando al Professor Fermeglia il suo intervento.
Maurizio Fermeglia si è collegato al video introduttivo, riportando gli ultimi dati rilevati dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che, a partire dall’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, collega quest’ultima all’aumento di temperatura rilevata a livello globale. Ne conseguono tutti i fenomeni da essa causati: eventi climatici estremi, fusione dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, perdita di biodiversità, solo per citare i più rilevanti.
Fermeglia ha riportato le previsioni future dell’IPCC, sia in termini di concentrazione di CO2 che di innalzamento della temperatura, a seconda dei vari scenari di mitigazione che saremo in grado di attuare. Inoltre, è stato mostrato come il riscaldamento globale sia legato, attraverso le emissioni di CO2 e l’effetto serra, alla produzione e consumo di energia. Il punto di partenza dei ragionamenti è che ogni mole di carbonio che è usata per produrre energia, genera inevitabilmente una mole di CO2 e quindi, la conclusione a cui si arriva, è che per evitare il disastro climatico è necessario produrre energia evitando di bruciare carbonio.
In altre parole, bisogna decarbonizzare la produzione di energia utilizzando fonti non fossili. Vengono quindi descritti diversi scenari possibili per la produzione di energia, considerando che essa certamente non può calare in quanto la popolazione mondiale è in forte aumento. Quello che deve cambiare sono le abitudini e le fonti di energia: le fonti rinnovabili devono al più presto soppiantare le fonti fossili per cercare, se possibile, di evitare i disastri climatici ed ambientali previsti nei prossimi anni.
Visualizza l'intervento completo Giorgi_Fermeglia
Gli effetti del riscaldamento globale: fusione dei ghiacciai e del permafrost - Carlo Barbante scienziato
Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha sottolineato come la criosfera alpina, comprendendo ghiacciai e permafrost, sia fortemente influenzata dal riscaldamento globale. I ghiacciai, che costituiscono una risorsa idrica cruciale per molte comunità alpine, si stanno restringendo a un ritmo allarmante. Negli ultimi due anni hanno perso circa il 10% della massa totale. Questo processo di fusione ha conseguenze dirette sulla disponibilità di acqua dolce e sull’equilibrio degli ecosistemi montani.
Simultaneamente il permafrost, terreno permanentemente congelato, sta fondendo velocemente, aumentando il rischio di frane e danneggiando le infrastrutture. Questi cambiamenti rivelano chiaramente l’impatto del cambiamento climatico in corso sulle Alpi, richiedendo azioni urgenti per mitigare gli effetti negativi e promuovere la conservazione di questa preziosa risorsa alpina.
Visualizza l'intervento completo di Carlo Barbante
Gli effetti del riscaldamento globale su boschi e foreste - Paola Favero forestale e scrittrice
Paola Favero ha ricordato, con delle immagini molto suggestive, come la tempesta Vaia sia stato un evento davvero unico per i nostri popolamenti forestali, che ha messo improvvisamente in luce la loro fragilità di fronte alla crisi climatica ed ecologica che la Terra sta attraversando. Questo eccezionale evento ha dato conferma degli impatti della crisi climatica, ma anziché spingerci verso una gestione più attenta alle esigenze del bosco e le indicazioni della natura, ha aperto le porte ad una politica forestale improntata ad una selvicoltura produttivistica e a una gestione del bosco dove l'albero diventa un prodotto come tanti altri.
Mentre grazie alla tecnologia siamo in grado di produrre energia, non saremo mai capaci di produrre biomassa e tantomeno biodiversità, che è alla base dell'esistenza e dell'equilibrio degli ecosistemi e garantisce la nostra stessa vita sulla Terra. Per questo abbiamo il dovere di proteggere in ogni modo le nostre foreste, perché oltre a fornire importantissimi servizi ecosistemici contribuiscono in modo sostanziale a mantenere la biodiversità presente sul pianeta.
Azioni dal mondo e locali per far fronte alla crisi climatica - Silvia Stefanelli - C.A.A.I. Gruppo Orientale
Silvia Stefanelli, esperta di crisi climatica e foreste e fondatrice di Gaialab, ha introdotto il tema delle soluzioni basate sulla natura nella crisi climatica nel mondo e in Italia. In particolare la conservazione forestale e l’evitata deforestazione svolgono un ruolo determinante per far fronte alla crisi climatica. Attraverso le sue esperienze su progetti in Chiapas (Messico) e in Tanzania, ha evidenziato il ruolo dei crediti di carbonio per la tutela delle foreste e delle comunità che ci vivono.
Sulle Alpi è stato presentato il programma di riqualificazione fluviale della Provincia di Bolzano come esempio di adattamento ad eventi alluvionali estremi.
Infine è stato richiamato il ruolo cruciale dei trasporti nella decarbonizzazione delle aree alpine e il cambio di paradigma necessario per uscire dalla monocultura dell’auto, attraverso un nuovo approccio alla montagna come bene comune e non solo come spazio di libertà individuale.
Le conclusioni sono state un invito ai presenti a riflettere su come la crisi climatica possa stimolare in noi un cambio di riferimenti, di valori, un attivismo che scatena piccoli e grandi cambiamenti.
Visualizza l'intervento completo di Silvia Stefanelli
Criticità dei bivacchi legate al riscaldamento globale - Carlo Barbolini - C.A.A.I. Gruppo Orientale
Il mio intervento riguarda più l’aspetto pratico che quello teorico. Mi occupo da 15 anni della manutenzione di alcuni Bivacchi del C.A.A.I. soprattutto nella parte occidentale delle Alpi e non solo. La prima riflessione che mi viene in mente è che fino al 2019 il mio lavoro è stato di sistemare e svolgere manutenzione a queste strutture, alcune delle quali si avvicinano ai cento anni di vita. Dal 2020, quasi sempre, mi sono trovato a smantellare, delocalizzare o recuperare residui finiti a valle di strutture che sono state rese pericolanti dal ritiro dei ghiacciai, dallo scioglimento del permafrost e dai conseguenti eventi franosi.
Il mio parere è che ormai strutture come rifugi e bivacchi, sopra o intorno ai 3000 m di quota, siano destinate al loro declino e infine alla distruzione. Sono pezzi di storia che se ne vanno, strutture che hanno visto e vissuto la storia dell’alpinismo sulle nostre Alpi.
Visualizza l'intervento completo di Carlo Barbolini
Riflessioni sul mondo dell’alpinismo nell’era del cambiamento climatico - Claudio Inselvini C.A.A.I. Gruppo Centrale
La crisi climatica, potrà, se sapremo cogliere l’occasione, portare a un cambio di clima anche all’interno del mondo alpinistico.
Le accresciute difficoltà a cui ci pone di fronte creano forti disagi, innestano grandi rischi, ma ci danno anche la grande opportunità di recuperare un’unità d’intenti nel condividere il sentire davvero profondo della scalata. Le montagne che cambiano ci invitano a recuperare un pensiero legato alla tradizione, basato sulla conoscenza graduale dell’ambiente e non dal desiderio di ottenere tutto subito.
Un nuovo approccio alla montagna che si opponga al turismo ed all’alpinismo stile mordi e fuggi, può rinascere. Una frequentazione ispirata a un’idea di viaggio nella sua interezza, un viaggio che è composto di conoscenza dei luoghi e delle persone, di avvicinamento, preparazione, scalata, discesa, e anche di rinuncia.
Le accresciute e mutate difficoltà nella scalata ci stanno mettendo di fronte alla possibilità di iniziare una nuova era, dove il raccontare e l’ascoltare non sono basati solo sulle prestazioni, magari finalizzate ad immagini spettacolari, ma siano il motore di una nuova conoscenza e cultura, che serva ad affrontare tempi nuovi e più complessi.
Adriano Favaro – giornalista
Una delle ultime storie legate ai cambiamenti climatici riguarda la Marmolada e il crollo del ghiacciato nel 2022 quando morirono 11 persone. Qualche giornale auspicava che ci fosse un prima e un dopo quella data. Credo che l’invocazione sia stata inutile. L’ homo sapiens continua a pensare attorno a certi argomenti con un cervello progettato centinaia di miglia di anni fa, cervello antico ed emotivo. Non razionale quindi. Forse il sapiens di montagna non ha ancora letto e capito a fondo il libro di René Daumal “Il monte analogo”, del 1954.
Daumal dice una cosa affascinante: “La porta dell’invisibile deve essere visibile”. Ecco, forse per questo nessuno ha mai fatto una conferenza stampa al campo base: perché non è riuscito ancora davvero a fare vedere (alpinista o giornalista) il visibile di una porta che molti di voi, invece, conoscono.
Francesco Leardi presenta Bernard Amy e il contributo ricevuto per il convegno nazionale di Feltre
Quando mi capitò tra le mani negli anni 70 “il più grande arrampicatore del mondo” cominciai a dubitare della concretezza delle montagne, dei ghiacciai e credere nell’espressione del gesto, dimensione reale del nostro io.
Quando poi a Torino in occasione della sua proclamazione a socio ad honorem del C.A.A.I. nell’ambito del nostro convegno mi ritrovai accanto a lui a tavola mi sembrò di vivere in quella dimensione così eterea che Tronc Feuillu il suo personaggio più amato, emanava.
“se potessi raggiungere la pietra senza spostare una sola goccia di rugiada, la pietra non esisterebbe più.Ed io sarei sulla sua cima”.
Ebbene nel contributo che Bernard mi ha mandato, parla del cambiamento climatico facendoci immergere in un racconto, in una fiaba nella quale la realtà ci appare così tristemente vera.
Ma non basta essere consapevoli solo per un istante perché alla fine del suo racconto ci ammonisce: “Dopo la lotta per raggiungere la cima, quella per la sopravvivenza umana vi aspetta sotto”
Alpinista a tutto campo, dopo aver iniziato l’attività sulle Alpi, Bernard Amy ha presto dimostrato il suo gusto per le spedizioni e le montagne lontane. Ingegnere e ricercatore in scienze cognitive, Bernard Amy è anche scrittore di letteratura di montagna e giornalista. È cofondatore della rivista Passage ed è stato membro del comitato di pubblicazione della rivista del club alpino francese La montagne & alpinisme. Bernard Amy è uno dei membri fondatori di Mountain Wilderness France, di cui è stato presidente prima di diventarne presidente onorario. È membro del GHM ed è stato nominato socio ad honorem del Club Alpino Accademico Italiano.
Visualizza qui l'intervento di Bernard Amy
Si ringraziano relatori e collaboratori accademici e non per la positiva riuscita dell’evento con grande afflusso di giornalisti e pubblico.
Pubblicazione, ottimizzazione e grafica a cura di Alberto Rampini
Domenica 12 Novembre 2023 si svolgerà a Pieve Tesino (TN) il convegno-assemblea autunnale del Gruppo Orientale del C.A.A.I.
Alle ore 15 presso l’edificio polifunzionale, con il patrocinio del Comune di Pieve Tesino, si terrà la proiezione del film “L’ultima via di Riccardo Bee” diretto dal regista e I.N.A. Emanuele Confortin che parteciperà all’evento e presenterà direttamente il suo lavoro. Seguirà dibattito.
Il film consegna alla storia una figura di alpinista e Accademico tanto forte quanto modesto e poco conosciuto. Un ritratto capace di far sorridere, di sorprendere e di commuovere.
Ricordiamo che l’opera di Confortin ha vinto il Premio del pubblico al Filmfestival di Trento 2023.
L’ingresso è libero
A cura di F. Leardi
Pubblicazione, ottimizzazione e grafica a cura di Alberto Rampini
Il Club Alpino Italiano e il Club Alpino Accademico Italiano si sono resi promotori del progetto EAGLE CAI.
Nei giorni 6/7/8 ottobre 2023 si è svolto l’evento Eagle Meet e Eagle team, a cui hanno partecipato giovani tra i 18 e 30 anni. Per l’Eagle Meet il numero di partecipanti è stato di 23 giovani (5 ragazze e 18 ragazzi) provenienti da varie regioni e 6 tutor Accademici. Il gruppo Eagle team invece era composto da 13 giovani e 5 tutor tra Accademici e Guide Alpine. Il programma prevedeva uscite in ambiente su vie della Val di Mello e dintorni a libera scelta dei partecipanti. Da programma si sono inoltre svolte due serate evento. La sera del 6 abbiamo ospitato l’alpinista esploratore, guida alpina, nonché uno dei fondatori del gruppo sassisti della Valle, Giuseppe Miotti, noto più comunemente come "Popi". La seconda serata è stata caratterizzata dalla partecipazione di un giovane e forte alpinista Accademico del C.A.I. facente parte del gruppo storico dei Ragni di Lecco, Matteo De Zaiacomo. Nei giorni 7/8 ottobre abbiamo avuto la visita dei Presidenti Generali del C.A.I. e del C.A.A.I. Colgo l’occasione per ringraziarli per la loro presenza.
Sabato e domenica i ragazzi hanno svolto due intense giornate arrampicatorie con varie salite che riporto qui sotto:
- SCOGLIO DELLE METAMORFOSI LUNA NASCENTE 280 MT Diff .6A+
- DIMORA DEGLI DEI IL RISVEGLIO DI KUNDALINI 400MT Diff 6A
- DIMORA DEGLI DEI IL PILASTRO DEL BASTOGENO 220 Diff. 7b
- BRONTOSAURO – PIPISTRELLI AL SOLE 140MT Diff. 6b+
- QUALIDO - IMPRESSIONI DI SETTEMBRE 500MT Diff. 6C+
- QUALIDO - GRAN DIEDRO DELLA MAROCCA 320MT Diff. 6B
- PRECIPIZIO DEGLI ASTEROIDI - LAVORARE CON LENTEZZA 230MT Diff. 7b
- MONTE PIEZZA - UN VIANDANTE ALLE ISOLE PALEARI 250MT Diff 6a+
- MONTE PIEZZA - FENOMENO NERO 400MT Diff 6c
Ringrazio tutti i ragazzi e i tutor che hanno partecipato a questo meeting.
Il Coordinatore del Meeting Domenico Chindamo C.A.A.I.
Pubblicazione, ottimizzazione e grafica a cura di Alberto Rampini
VAL GRANDE IN VERTICALE 2023
RESOCONTO a cura di Luca Enrico
L’edizione 2023 è stata quella che ha visto in assoluto più partecipanti, sicuramente grazie al meteo propizio ma anche alla vasta scelta di attività proposte.
Le presenze si sono attestate almeno su 400 persone, di cui 322 ufficialmente iscritte al raduno (ritiro pacco raduno contenente la maglietta 2023).
Come sempre grande affluenza da parte dei bambini alle due giornate di “prova scalata”; gli adulti neofiti che hanno aderito alla medesima iniziativa nella giornata di domenica sono stati 15, così come quelli che hanno partecipato alla lezione di manovre tenuta dalle guide alpine di X3 Mountain. L’escursione a cura delle sezioni CAI ha contato 27 camminatori e il “corso trad” della Scuola Nazionale di Alpinismo Gervasutti 15 allievi. Ottimo riscontro anche alla pre-serata tenutasi a Chialamberto sulla fisioterapia legata agli sport di montagna, alla cena da “Cesarin” di Breno e alla serata con l’atleta disabile Andrea Lanfri, a Cantoira, dove si è contato un centinaio di spettatori.
L’evento si è poi concluso con la classica estrazione dei premi messi in palio dai tanti sponsor, sia tecnici che legati all’economia locale. Come sempre una festa nel giardino dell’Albergo Savoia di Forno Alpi Graie, fulcro della manifestazione.
L’EAGLE TEAM ALLA TORRE DI PADOVA
di Francesco Leardi Presidente C.A.A.I. Orientale
Giovedì 31 Agosto! Anche se con un giorno di anticipo, preludio al futuro trasferimento a Malga Ciapela, calzerebbe a pennello la canzone “Impressioni di Settembre” per il ritrovo di 11 dei 15 ragazzi dell’Eagle Team alla Torre di Padova situata presso il Centro Sportivo F. Raciti al parco Brentella di Padova; il progetto pensato e ideato dall’Accademico e Ragno di Lecco Matteo Della Bordella, sponsorizzato dal Club Alpino Italiano e dal Club Alpino Accademico Italiano, sta prendendo forma e dopo una breve pausa sulle Grigne avversata da condizioni meteo non proprio favorevoli sta spostando il baricentro ad Oriente.
11 ragazzi sui 15 prescelti erano presenti alle dimostrazioni assistiti dall’inossidabile Giuliano Bressan, dal professionale Andrea Lazzaro e con l’ausilio della puntigliosa preparazione tecnica dell’Accademico e Guida Alpina Alessandro Baù.
Al sottoscritto, presente in veste istituzionale come presidente del C.A.A.I. Gruppo Orientale, competeva un semplice compito di sintesi fotografica e relazione per il sito del sodalizio; sinceramente molto emozionato al cospetto di questi giovani che “osavano” darmi del Lei, giovani tecnicamente e alpinisticamente molto preparati e motivati mi sono domandato dove si stanno spingendo arrampicata e alpinismo.
Dopo una veloce esposizione con cartellonistica da parte di Giuliano e Andrea per l’acquisizione di nozioni tecniche si è iniziato con le prove sulla tenuta delle corde registrando i valori espressi dalla caduta del peso ad altezze variabili.
Diverse prove si sono succedute effettuate anche sulla tenuta dei moschettoni con leva aperta che puntualmente si sono strappati in monconi che hanno suscitato l’interesse dei ragazzi.
Poi si è passati, a turno, alle prove di tenuta di simulazione di caduta, indossando il salvifico guanto da lavoro per evitare spiacevoli ustioni.
Uno dopo l’altro, con esiti diversi a seconda della fisicità e forza, hanno potuto rendersi conto di quanto sia impegnativo sopportare il volo di un compagno, pur tenendo presente che la prova era effettuata in condizioni assai peggiorative rispetto al normale.
Poi si è passati alle prove di tenuta dei collegamenti delle soste in diverse modalità abilmente create da Alessandro Baù.
Trefoli, calze, Kevlar, Dyneema tutto scorreva sotto le abili mani di Giuliano e Andrea che mi sono apparsi come due ragazzi intenti in un gioco che conoscevano benissimo, pronosticando su ogni prova l’esito finale che puntualmente era quello anticipato verbalmente.
Dopo una breve pausa conviviale, che ci ha visto tutti insieme al tavolo davanti ad uno spuntino, abbiamo ripreso le prove avvicinandoci maggiormente alla realtà e cioè la tenuta del volo utilizzando mezzi diversi e vincolati alla sosta.
Alessandro Baù ha illustrato come si sarebbero svolte le prove, tecnicamente e praticamente, prima che i ragazzi a turno le effettuassero.
Al pomeriggio trasferimento per l’Eagle Team a Malga Ciapela, la meteo promette condizioni ottimali e certamente i ragazzi affronteranno le pareti con maggiore consapevolezza, quella consapevolezza acquisita grazie ad un Centro Studi che ha tecnicamente formato centinaia di alpinisti e professionisti.
Ragazzi dell'Eagle Team presenti alla Torre di Padova
Dopo la proficua giornata in Torre i ragazzi dell'Eagle Team si sono trasferiti a Malga Ciapela, dove hanno incontrato il folto gruppo dell'Eagle Meet per scalare assieme.
Ecco qui da "Lo Scarpone" on line un breve resoconto dell'evento.
Il 9 e 10 settembre la sesta edizione di questo importante appuntamento.
Sul sito Valli di Lanzo in Verticale gli aggiornamenti del programma e le tante novità su vie nuove e sistemazioni di itinerari classici nelle Valli di Lanzo.
Scarica la locandina in formato PDF
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IL RADUNO
PROGRAMMA VAL GRANDE IN VERTICALE 2023 scarica il programma in formato PDF
Sabato 09 Settembre:
Domenica 10 Settembre:
Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Dall'1 al 3 settembre il Club Alpino Accademico Italiano organizza a Malga Ciapela (Marmolada) un meeting di arrampicata aperto a 35 giovani dai 18 ai 30 anni provenienti dalle Scuole Cai e di altre realtà. La tre giorni è organizzata nell'ambito della seconda settimana formativa del Cai Eagle Team
Il meeting è aperto ai più promettenti giovani alpinisti del Nord-Est, del Centro e del Sud Italia, provenienti dalle Scuole del Cai e di altre realtà e si colloca nell'ambito della seconda tornata di formazione del Cai Eagle Team.
L'Eagle Meet è aperto a 35 giovani tra 18 e i 30 anni, che devono avere l'assenso del direttore della scuola di provenienza e la normale dotazione alpinistica (roccia) completa.
L'obiettivo è quello di creare un momento di contatto e di scambio di esperienze con i giovani alpinisti di punta selezionati per l’Eagle Team. Il meeting verrà curato dal Gruppo Orientale del Caai, che metterà a disposizione i propri tutor.
Sarà una bella occasione per scalare assieme e ricercare spunti di confronto e di crescita.
I posti sono limitati e gli interessati saranno ammessi secondo l'ordine di arrivo dell’iscrizione da inviare a Carlo Barbolini (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), che può essere contattato anche per avere maggiori dettagli.
Samuele Mazzolini ci propone tre itinerari di buon ingaggio e di sicura soddisfazione, corredati degli schizzi e delle relazioni aggiornate.
Molte altre relazioni, redatte sempre con la sua solita precisione e competenza, sul sito personale di Samuele Mazzolini.
Via MENHIR al Pilastro di Mezzo del Sass dla Crusc
Il pilastro di Mezzo al Sass dla Crusc è un simbolo, il luogo dove si è compiuto un passo avanti nella scalata libera. La via di Nicola Tondini e Ingo Irsara segue la tradizione di questa parete, arrampicata libera psicologicamente e tecnicamente impegnativa con protezioni tradizionali. Un altro piccolo gioiello che si va a sommare agli altri di questa fantastica parete, dove non mi stanco mai di tornare.
Scarica qui lo schizzo di MENHIR
Via ISO2000 alla Cima Grande di Lavaredo
Se la “Comici” è affollata questa via è sicuramente una bellissima alternativa. Gli apritori (Kurt Astner e Kurt Brugger) poi non sono certo due sconosciuti e la roccia è bella. Una bella scalata di resistenza e di sicura soddisfazione, che porta in cima ad una montagna simbolo delle Dolomiti e non solo. Gioia e bellezza, questo il ricordo di una delle tante giornate passate a scalare con Francesco Piacenza.
Scarica qui lo schizzo di ISO2000
Via ALL’OCCHIO BACCHINI alle Torri di Monzone (Alpi Apuane)
Sono fermamente convinto che per fare alpinismo non siano obbligatori i friends, e per fare arrampicata sportiva i fix. Chiunque salga questa bellissima via di Vigiani può fare suo questo concetto: l’esposizione non dipende dal mezzo ma da come si usa. Insomma, un piccolo capolavoro che merita di essere conosciuto e imitato, e che permette di scoprire un angolo incantato delle Apuane.
Scarica qui lo schizzo di ALL'OCCHIO BACCHINI
ARRAMPICATE CLASSICHE NELLA CONCA DEL RIFUGIO F.LLI CALVI - Val Brembana
di Michele Cisana – INA-IAEE - Le foto, salva diversa indicazione, sono dell'autore
In occasione del 60° anniversario della nascita della Scuola di alpinismo “Leone Pellicioli” del CAI Bergamo, nella quale svolgo la mia attività di istruttore da oltre trent’anni, con alcuni amici istruttori ho deciso di ripercorrere parte della storia della Scuola stessa ritornando sulle “orme” degli alpinisti che a suo tempo ne facevano parte. Quale occasione migliore per salire, sistemare e divulgare alcune linee su roccia da loro tracciate e ormai cadute in disuso? La scelta è caduta senza dubbio sulla conca del Rifugio Calvi, forse dopo la Presolana la zona con più storia alpinistica su roccia delle intere Orobie. Se il merito iniziale va individuato in Antonio Baroni - la grande Guida Alpina di San Pellegrino Terme che alla fine del XIX secolo salì, tra le altre cose, il Pizzo del Diavolo di Tenda lungo la sua cresta sud-sud-ovest (a lui ora intitolata) – non bisogna poi dimenticare altri grandi nomi dell’alpinismo bergamasco quali Giulio Cesareni, Enrico Luchsinger, Giuseppe e Innocente Longo, ma soprattutto Santino e Nino Calegari, Andrea Farina, Nino Poloni, Andrea Cattaneo e Dario Rota.
Questi ultimi, accompagnati in varie occasioni da diversi compagni di cordata di taratura non meno inferiore, hanno aperto negli anni compresi tra il 1955 e il 1988 diversi itinerari alcuni dei quali poi diventati classici e ritenuti ai tempi tra i più impegnativi delle Alpi Orobie! Non per nulla Santino e Andrea sono stati i precursori in Italia - e forse anche in Europa - nella creazione della prima imbracatura per alpinismo, esemplare tuttora visibile nella sede del Cai Bergamo, oltre che alpinisti di calibro internazionale, guidando spedizioni su pareti Andine ed Himalayane che, ancora oggi, sono riservate all’elite dell’alpinismo. Con questi presupposti, dopo molti anni che non ripercorrevo alcune di queste salite, non potevo che riavvicinarmi ai loro itinerari in punta di piedi e vedere che cosa mi avrebbero ancora riservato. In più occasioni ho avuto la possibilità di “rigustare” i bellissimi e facili diedri della via Calegari-Farina alla Punta Esposito, la verticalità e l’esposizione della via Longo al Pizzo Poris, la difficoltà del Gran Diedro al Monte Cabianca, la logicità della via Cesareni-Luchsinger-Zaretti al Monte Cabianca e, non ultimo, le rocce del Monte Grabiasca. Senza ombra di dubbio posso affermare che, ancora oggi, ci sono zone vicino a casa dove si può respirare l’isolamento quasi totale, scalando belle e logiche linee classiche su roccia buona, a volte ottima, a differenza di quanto molti pensino. Da qui è nata in me la voglia di creare una brochure che riportasse le relazioni aggiornate ad oggi, con fotografie e tracciati, delle salite ritenute più meritevoli di questa zona. Per “rispolverare” queste salite - indicate ad un pubblico alpinistico - si è ritenuto utile operare un restyling delle stesse che conservasse il più possibile le caratteristiche originarie, con un occhio particolare alle soste; abbiamo provveduto pertanto a sostituire tutte le soste con materiale moderno (spit fix inox ad anello) e sistemare/integrare la chiodatura originale senza snaturare l’itinerario così come creato. Altre a questo, ho colto l’occasione per salire altre tre nuove linee trad su una parete fino ad oggi arrampicatoriamente sconosciuta; sono nati così altri tre bellissimi itinerari dedicati ad alcuni amici che ci hanno lasciato. Con grande determinazione e passione, abbiamo passato ore e ore appesi in parete a ricercare gli itinerari, gettare sassi, pulire erba, ribattere vecchi chiodi originari e riscrivere relazioni, nella speranza che - chi vorrà seguire le nostre orme - lo faccia per sè stesso, per cogliere come capitato a me la bellezza di questi luoghi. Buone scalate a tutti!
Scarica qui la BROCHURE DELLE VIE
Punta Osvaldo Esposito
La Punta Esposito è stata, ed è tuttora, uno dei banchi di prova di generazioni di alpinisti che salivano il suo diedro nord est per cominciare a prendere confidenza con le vie di montagna. Facilità di accesso e di discesa (per i canoni Orobici…) e roccia molto buona la rendono una delle vie più frequentate della zona, anche se è difficile trovarci la coda. Una bella giornata arrampicatoria è assicurata!
Le vie:
Monte Valrossa
Di recente scoperta alpinistica, la solare parete nord est del monte Valrossa riserva un’arrampicata verticale su roccia bellissima, molto rugosa e più simile al granito che allo gneiss della zona! Le sue linee fessurate, lasciate volontariamente sprotette, permettono all’arrampicatore di divertirsi con l’utilizzo delle protezioni veloci. Unico neo è la limitata lunghezza delle salite, compensata però dalla possibilità di veloci concatenamenti. Le vie sono dedicate ad alcuni amici scomparsi.
Le vie:
Monte Cabianca
Insieme al Pizzo del Diavolo e al Monte Madonnino, il Monte Cabianca è la cima più frequentata nella conca del Rifugio F.lli Calvi. La sua frequentazione è maggiore in inverno, quando gli scialpinisti si concentrano sui suoi pendii per approfittare della bella discesa a nord su neve spesso polverosa o lungo il canale nord per provare l’ebrezza delle prime discese ripide. Riserva bellissime vie di arrampicata su roccia che sono state molto frequentate fino alla fine degli anni ’80, cadendo poi, ingiustamente, nell’oblio. La roccia, sugli itinerari presentati è molto buona e l’arrampicata in genere un poco atletica; la mancanza di sole e l’aria sempre frizzante ricordano che siamo in ambiente e tengono lontano le folle chiassose. Chi apprezza queste qualità, si troverà catapultato indietro di cinquant’anni…
Le vie:
PDF via Gran Diedro (Richiodatura: M. Cisana, G. Allevi, M. Pezzoli)
Monte Grabiasca
Rispetto alle altre montagne della zona, il Monte Grabiasca alpinisticamente è sempre stato un poco più defilato. Ciò è dovuto al fatto che, generalmente, la roccia sulle sue pareti è discreta con presenza di molto detrito. La frequentazione è più elevata in inverno, lungo i canali presenti sulla sua parete nord. Nonostante tutto, la vecchia via Longo e la nuova linea da noi salita meritano una visita, se non altro per prendere confidenza con la “vera” roccia Orobica.
Le vie:
Pizzo Poris
Il suo spigolo nord per anni è stato il banco di prova di molti alpinisti bergamaschi che volevano confrontarsi, anche in inverno, con la verticalità della linea aperta dai fratelli Longo nel 1931. Negli anni successivi sono nate molte altre vie, tra cui la stupenda Agazzi – Arrigoni che, se fosse lunga qualche tiro in più, non avrebbe nulla da invidiare ad alcune grandi classiche delle Alpi! Il lungo avvicinamento tiene lontani i “climber”.
Le vie:
Falesia del Rifugio F.lli Calvi
In occasione della sistemazione delle vie di roccia sulle pareti circostanti, è stata chiodata da Michele Cisana una piccola falesia a 5 minuti dal rifugio, con itinerari facili e ben protetti, che permettono di passare qualche ora pomeridiana a divertirsi o provare manovre di autosoccorso (altezza parete circa 15m).
Le vie:
Il CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO
ed il GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna)
invitano alla proiezione del filmato
PIK LENIN, LA SPEDIZIONE DELLA RINASCITA
Giovedì 6 luglio 2023 ore 21
presso il Centro Polifunzionale “Nuovo Cinema Palmaro”
Via Prà 164 - Genova Prà Palmaro
Organizzazione a cura del CAI ULE Sottosezione di Sestri Ponente
e Associazione Nuovo Cinema Teatro Palmaro
Patrocinio Regione Liguria Assessorato al Tempo libero
In rappresentanza del CAAI e del GISM sarà presente l’accademico Serafino Ripamonti, alpinista, giornalista e scrittore.
Il film è presentato da Francesco Cassardo, medico e alpinista, che ci racconterà questa sua spedizione, realizzata dopo l’incidente (da qui la “rinascita” del titolo) che lo aveva coinvolto sul Gasherbrum VII e che viene raccontato nel libro “Sdraiato in cima al mondo” di Cala Cimenti.
La serata è finalizzata alla realizzazione di un Progetto di promozione sanitaria in Karamoja (Uganda) che sarà presentato da Cassardo e che si pone come obiettivi la fornitura di attrezzature (acquisto di 2 ecografi) e competenze, con un corso di formazione da parte di volontari, tra cui lo stesso Cassardo, per il personale sanitario locale.
A supporto del progetto sanitario, parallelamente ad esso e peraltro mirato alla ricerca di sponsor, Cassardo lancia anche un progetto alpinistico, una volta tanto non alla ricerca di prestazioni sportive estreme, denominato AFRICAN LION che prevede la salita dei 5.000 del continente africano (Kilimanjaro, Kenya e Ruvenzori).
Così scrive Francesco:
“Nel corso delle mie spedizioni in Pakistan, su Gasherbrum II nel 2018 e su Gasherbrum VII nel 2019, è maturata l'idea di sfruttare le mie competenze mediche per portare anche un aiuto alle popolazioni incontrate lungo il mio cammino verso le grandi montagne. Nel 2019 però, mentre ero in discesa con gli sci dall'inviolato Gasherbrum VII, ho purtroppo avuto un incidente che mi ha visto precipitare per la parete e che ha richiesto una complicata operazione di soccorso. Ovviamente, dopo, ho dovuto affrontare un lungo percorso riabilitativo ma l'anno scorso sono riuscito finalmente a prendere parte ad una nuova spedizione, sempre con gli sci, sul Pik Lenin in Kyrgyzstan e ora sono pronto per nuove sfide.
Questa estate andrò in Africa per un nuovo progetto alpinistico/medico.
Con due associazioni abbiamo scritto un progetto di cooperazione che, come medico, mi porterà in Uganda per promuovere ed insegnare l'utilizzo dell'ecografia clinica. L'ecografo è infatti uno strumento estremamente utile ed economico per ottenere informazioni per inquadrare al meglio un caso clinico, soprattutto in un territorio con pochi mezzi come quello africano.
Già che andrò sul territorio africano però, conto di dare vita ad un progetto alpinistico che avevo ideato con il mio compagno di cordata Cala Cimenti, ossia la scalata delle montagne africane che superano i 5000 metri di quota (Kilimanjaro, Monte Kenya e Ruwenzori), una dietro l'altra in circa un mese, ad agosto.
Come esiste lo Snow Leopard (titolo conferito a coloro che riescono a scalare le 5 montagne di 7000 metri del territorio ex-URSS – l’ unico italiano ad averlo ottenuto è stato proprio Cala), questo progetto prenderà il nome African Lion."
Il CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO
da' il proprio patrocinio alla
Serata dedicata all’alpinista ITALO MUZIO
a cura della Sezione Ligure Genova del CAI
Giovedì 6 luglio ore 21 presso la sede del CAI Sezione Ligure in Galleria Mazzini 7-3 Genova
con il patrocinio di REGIONE LIGURIA Assessorato Tempo Libero
Nel corso della serata sarà proiettato il filmato “La Cresta del Leone”.
Italo Muzio (1906-1982), l’alpino del mare, è la storia di un sestrino che, “in anni ormai remoti e non facili come sono quelli che vanno dagli Anni Venti al secondo dopoguerra, scopre la sua passione per la montagna. Diventerà Guida del Cervino (1954) e qui, insieme a un mito come Luigi Carrel, effettuerà una lunga serie di scalate e di prime ascensioni sia sul Cervino che nel gruppo del Monte Rosa.
Proprio sul Cervino, Italo Muzio il 3 settembre 1953 realizzò, con Luigi Carrel e Don Louis Maquignaz, la prima salita della q. 4191 sul versante sud che proprio a lui venne intitolata: il Picco Muzio per l’appunto.
In alcune ascensioni gli sarà compagno di cordata il savonese Carlo Taddei, anche lui autore di una via nuova al Cervino sulla repulsiva parete ovest con L. Carrel (Carrelino) dal 19 al 22 agosto 1947, con due bivacchi in parete fra bufere di neve, scariche di sassi, gelo e vetrato per novanta ore complessive di salita, alpinismo d’altri tempi…
Durante la serata verrà presentato il libro “Italo Muzio, l’alpino del mare” scritto da Silvio Rezzano che sarà presente in sala. Partecipano il giornalista e scrittore Enrico Martinet e Fulvio Scotto Presidente del CAAI Gruppo Occidentale.
Silvio Rezzano nasce a Sestri Levante il 28 Febbraio 1958, diplomato al Liceo Classico Federico Delpino di Chiavari e laureato in Storia presso l’Università di Genova. Ha praticato per anni l’alpinismo partecipando nel 1984 ad una spedizione in Pamir e raggiungendo la vetta del Pik Lenin (m 7.134) in solitaria.
Ingresso libero anche ai non soci CAI
Si ringrazia gognablog.sherpa-gate per le foto