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Club Alpino Accademico Italiano
Lunedì, 17 Ottobre 2022 18:49

All’inizio di ottobre è stata rimossa la radio di emergenza istallata nel Bivacco Canzio nel 2017 a seguito di un accordo sottoscritto tra CAAI e FMS (Fondazione Montagna Sicura) nell’ambito del Programma Italia-Francia ALCOTRA 2014-2020.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al termine del periodo contrattuale di manutenzione si è optato per la rimozione anche in considerazione del non utilizzo nel periodo di sperimentazione e della ottima copertura di telefonia mobile della zona.

                               Il Bivacco Canzio (Col des Grandes Jorasses 3.810 mt)

                               2017 -Installazione della radio presso l'ex Bivacco della Fourche

 

 

 

 

Analoga apparecchiatura trasmittente era stata collocata sempre nel 2017 al Bivacco della Fourche, ora non più esistente (vedi).

 

 

 

Giovedì, 22 Settembre 2022 19:16

VAL GRANDE IN VERTICALE 2022

Luca Enrico traccia un consuntivo della sesta edizione – 3 e 4 settembre 2022

 IMG 20220816 WA0020Ph archivio F.lli EnricoIl sesto raduno Val Grande in Verticale si è concluso domenica 4 settembre con la consueta estrazione dei premi che ogni anno gli sponsor ci donano. E in linea con le passate edizioni è stato uno dei momenti più belli e aggreganti, la fortuna magari non ha sempre baciato gli arrampicatori incalliti, con la vincita dei premi più tecnici ed ambiti, ma in fondo il divertimento sta anche nell’attendere con il fiato sospeso l’estrazione del biglietto di turno scoprendo poi di aver vinto un salame o un pezzo di toma, cosa per altro, a ben vedere, tutt’altro che male. Certo non tutti possono avere la fortuna del penultimo iscritto al raduno, a estrazione già peraltro iniziata: alla fine si è vinto uno dei premi più belli, la corda singola da 80m.

Prima di parlare di numeri e attività legate all’evento vale la pena soffermarsi su due aspetti importanti che hanno caratterizzato questa edizione e che sono legati entrambi in qualche modo con il nostro sodalizio: il coinvolgimento dei giovani nell’organizzazione e il ruolo dell’Accademico stesso nel Gruppo Valli di Lanzo in Verticale, organizzatore ufficiale della manifestazione.

Quest’anno abbiamo voluto e siamo riusciti a creare una bella squadra di giovani, alcuni residenti in valle, per l’organizzazione operativa durante l’evento. Tutto è filato alla perfezione, è stato uno dei raduni con l’organizzazione migliore, dove con grande responsabilità le persone si sono suddivise i compiti, dal montaggio e smontaggio delle aree di ritrovo, al presidio del punto di iscrizione e alla creazione dei pacchi raduno fino ad arrivare al momento dell’estrazione finale.

 

 

IMG 20220903 WA0004Prova di arrampicata per bambini (Ph archivio F.lli Enrico)

 

IMG 20220903 110544Tavolo registrazioni/merende (Ph archivio F.lli Enrico)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutti hanno lavorato per la causa senza anteporre, come purtroppo era avvenuto in passato con alcuni personaggi, le proprie ambizioni personali alla buona riuscita del raduno. Ma la cosa davvero importante è che gli stessi giovani sono quelli che si sono appassionati alle chiodature e richiodature in valle, venendo diverse volte con me e mio fratello e chiedendoci poi anche il materiale per riattrezzare ad esempio le soste di una famosa via di Sea.

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Tra un turno e l’altro alcuni hanno anche arrampicato con il nostro socio Luciano Peirano, uno dei pochi accademici, insieme ai sempre presenti Franco Carbonero, Fabrizio Ferrari, Ugo Manera ed Alberto Rampini (spero di non aver dimenticato qualcuno), ad aver preso parte al raduno. Un vero peccato questo perché è in queste occasioni che sul campo si potrebbe dimostrare lo spirito accademico, cercando di trasmetterlo a quei giovani di cui tanto sentiamo la mancanza nel nostro sodalizio senza però di fatto fare mai nulla per attirarli. Una piccola nota polemica che vuole però essere uno spunto di riflessione per quanti ancora credono che l’Accademico debba continuare ad esistere, visto che oltretutto quest’anno l’ospite d’onore era Leonardo Gheza, uno tra i più promettenti alpinisti italiani che, nonostante la giovane età, è già accademico. Uno dei pochi purtroppo. 

IMG 20220905 WA0063Registrazione al meeting (Ph archivio F.lli Enrico)

Tanto più che, e qui veniamo al secondo degli aspetti peculiari di questa edizione, l’Accademico è diventato il “principale azionista” del Gruppo Valli di Lanzo in Verticale. Da quest’anno infatti il gruppo si appoggia formalmente al nostro sodalizio. Un’operazione di “cambio societario” che io e mio fratello abbiamo fortemente voluto trasferendo la gestione del Gruppo dalle sezioni del CAI al nostro CAAI, in quanto abbiamo ritenuto che questo fosse l’unico modo per mettere al riparo lo spirito del raduno, preservando quello originario che consiste nel promuovere l’arrampicata favorendo il ripristino delle tante vie presenti in Val Grande e in Sea in particolare. Un particolare grazie va al nostro presidente Mauro Penasa e ad Alberto Rampini che hanno creduto in questo progetto che negli anni ha consentito di ridare vita a un vallone che, per tipologia e quantità di vie, è quasi unico, almeno nelle nostre Alpi Occidentali.

Venendo alla sesta edizione si può dire che, benchè il meteo sabato non ci abbia aiutati, la domenica ci siamo ripresi bene. Direi che in questa giornata c’è stato ancora più movimento rispetto all’anno scorso anche se globalmente c’è stata una lieve contrazione delle iscrizioni, proprio dovute al fatto che il tempo di sabato ha scoraggiato molti a salire. Si scalava ugualmente ma purtroppo quando le previsioni portano possibili piovaschi molti preferiscono non rischiare. La preserata a Cantoira in compagnia di Leonardo è andata molto bene, è stata una proiezione semplice, senza quell’autocelebrazione in cui troppo spesso noi alpinisti abbiamo il vizio di cadere. Un incontro con questo bravo giovane alpinista molto informale, quasi famigliare direi, tanto che tutti in sala si sono sentiti coinvolti da quei racconti, anche chi di alpinismo non ne pratica e forse manco sapeva dov’erano quelle guglie e pareti impossibili salite dal nostro ospite.

                               Sulla Parete dei Titani (Ph archivio Chiara Paoli)

 

                               Sulla Via dell'addio alla Parete dei Titani (Ph archivio Chiara Paoli)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il meteo ci ha graziato, a dispetto delle previsioni, il sabato sera lasciando svolgere, sul campanile di Chialamberto, lo spettacolo di danza scalata a cura dell’associazione “Evoluzionaria Vertical Dance”. Magari qualcuno potrà obiettare che poco c’entra con l’alpinismo duro e puro fatto di fatica, sofferenza e pericolo però poco importa, non è certo questo lo scopo del Val Grande in Verticale e questa serata ha visto un nutrito pubblico, circa 300 persone, tutte col naso all’insù a riminare quella danza acrobatica.

Per le attività più “arrampicatorie” e “di montagna” come sempre il corso trad della Scuola Nazionale di Alpinismo Giusto Gervasutti ha avuto un grande successo così come le due giornate di prova scalata per bambini (sabato, col tempo che davano, ci siamo quasi stupiti di vederne comunque così tanti) e la prova scalata per adulti neofiti, novità di quest’anno, partita un po’ in sordina ma che ha poi visto diversi iscritti dell’ultima ora. A tal proposito dobbiamo ringraziare le scuole di alpinismo che hanno permesso queste belle iniziative: la Scuola di Alpinismo Giovanile Lavesi, la Scuola di Alpinismo Ribaldone e la Scuola di Alpinismo Grosso. Senza dimenticare tutta la parte escursionistica realizzata grazie alla Scuola di Escursionismo Mentigazzi di Torino e al gruppo escursionistico del Cai Uget e Cai Lanzo. Un grazie quindi a tutti gli istruttori ed accompagnatori che hanno dedicato il proprio tempo libero per rendere vivo e ricco di iniziative il raduno.

E poi non possono mancare i ringraziamenti agli sponsor: alla Camp con Stefano Dalla Gasperina, a La Sportiva con Umbro Tessiore e sua figlia, a Ferrino, Edelrid, Grivel, Ortovox (un ringraziamento particolare va al nostro socio Giovanni Pagnoncelli che lavorando per Ortovox sono diversi anni che ci supporta), Wild Country, Mountain Sicks e Bshop, alle palestre di arrampicata Bside, Escape, Boulder Bar, Sasp, Cus Climbing, alla Libreria della Montagna, ai negozi, ristoranti, alberghi e B&B, a tutto lo staff di Cesarin e del Savoia. Un grazie particolare va anche ai comuni e ai loro sindaci e a Leo Gheza, nonché all’associazione Evoluzionaria Vertical Dance.  

nonna ace antro neroSu Nonna Ace all' Antro Nero (Ph archivio Chiara Paoli)

IMG 20220904 190537Lo Staff di Vallidilanzoinverticale 2022 (Ph archivio F.lli Enrico)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IMG 20220904 WA0008Luca Enrico (a sin) e Matteo Enrico (a dx) assieme a Leo Gheza, ospite dell'evento

IMG 20220905 WA0051La premiazione (Ph archivio F.lli Enrico)

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20220903 173809Sala affollata per la proiezione di Matteo Gheza (Ph archivio A. Rampini)

 20220903 092155Breefing agli allievi del Corso Trad (Ph archivio A. Rampini)

 20220903 223109La serata di danza-arrampicata (Ph archivio A. Rampini)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovedì, 01 Settembre 2022 09:19

LE ALPI SUD OCCIDENTALI – Protagonisti e proposte di alpinismo

GENOVA Palazzo Ducale Sabato 8 ottobre 2022

CONVEGNO NAZIONALE DEL Club Alpino Accademico Italiano

 

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Un mondo alpinistico spesso poco conosciuto ma di grande fascino ed impegno raccontato in immagini dai protagonisti di ieri e di oggi.

Oltre la storia, tante proposte di itinerari estivi ed invernali a tutti i livelli nelle Alpi del Sud.

Intervengono Matteo Faganello, Fulvio Scotto, Jean Gounand, Shephane Benoist, Michele Perotti, Sergio Savio, Cege Ravaschietto, Alessandro Gogna, Andrea Parodi, Linda Cottino, Alice Arata, Betty Caserini, Giovannino Massari, Matteo Gambaro, Anselmo Giolitti, Guido Ghigo, Massimo Piras

 

 

 

 

 

 

 

jpegScarica il depliant - Parte 1

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Tra le manifestazioni a latere del Convegno si segnala la straordinaria esposizione RUBENS A GENOVA presso il Palazzo Ducale

Rubens a Genova page 0001

 

 

 

 

 

 

jpgScarica il depliant Rubens -Parte 1

jpgScarica il depliant Rubens - Parte 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rubens a Genova page 0002

 

 

 

 

 

 

ArgenteraArgentera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Asta e Dragonet Alpi Marittime Valle Gesso f. N VillaniAsta e Dragonet Alpi Marittime Valle Gesso f. N Villani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I personaggi, le salite e l'ambiente delle Alpi del Sud presentati da alcuni dei protagonisti e contestualizzati da storici dll'Alpinismo.

                               Cege Ravaschietto, uno dei protagonisti dell'alpinismo cuneese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Betty caserini via Eterni Peter Pan a Rocca la Meja 1bBetty caserini via Eterni Peter Pan a Rocca la Meja

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA         Anselmo Giolitti su L2 di Benvenuto Mister X (Ph O. Davit)

 

Guido Ghigo anni 80 sullo sperone N Guglia del DragonetGuido Ghigo anni 80 sullo sperone N Guglia del Dragonet

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cima dellArmusso Gruppo del Marguareis 1Cima dell'Armusso Gruppo del Marguareis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERACima dell'Armusso, nel camino della Via di Gianni Comino

Diretta Dufranc Chandelle Cayre di PrefounsDiretta Dufranc Chandelle Cayre di Prefouns

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Corno Stella foto Nanni Villani 1Corno Stella foto Nanni Villani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Corno Stella Spigolo SuperioreCorno Stella Spigolo Superiore

 

G.Massari su Moby Dick a Monte CuccoG. Massari su Moby Dick a Monte Cucco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il Monviso dalla parete W del Bric Camoscierail Monviso dalla parete W del Bric Camosciera

 

G.Massari su Orologio senza tempo a P.FigariG.Massari su Orologio senza tempo a P.Figari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Triangolo della Caprera Vallone di VallantaIl Triangolo della Caprera Vallone di Vallanta

 

Jacopo Ramero Rocca la Meja via Aldila di etica e moraleJacopo Ramero Rocca la Meja via Aldila' di etica e morale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lago delle Portette foto Nanni VillaniLago delle Portette foto Nanni Villani

Lo Scarason Alpi LiguriLo Scarason Alpi Liguri

Lorenzo Cavanna sulle placche di Torna a settembre a ValcucaLorenzo Cavanna sulle placche di Torna a settembre a Valcuca

 

Luca Bianco sulla Diretta allo Scarason foto A.PretteLuca Bianco sulla Diretta allo Scarason foto A.Prette

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

M.Cocito 1 rip. di Stelle e tempeste al Dado di VallantaM.Cocito 1 rip. di Stelle e tempeste al Dado di Vallanta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

M.Faganello in apertura su Papas en fuiteM.Faganello in apertura su Papas en fuite

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Monte Matto versante CabreraMonte Matto versante Cabrera

Monviso G.C.Grassi al bivacco VillataMonviso G.C.Grassi al bivacco Villata

Pelvo dElva e Bric CamoscieraPelvo dElva e Bric Camosciera

 

Prima Torre di TablassesPrima Torre di Tablasses

 

Sulla via Calcagno Gogna al TablassesSulla via Calcagno Gogna al Tablasses

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

          Scalata plaisir alla Cima di Nasta

Sergio Savio foto E. GallianoSergio Savio foto E. Galliano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Terza Torre di TablassesTerza Torre di Tablasses

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tramonto sulla Serra dellArgentera f. N.VillaniTramonto sulla Serra dellArgentera f. N.Villani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sabato, 27 Agosto 2022 21:50

Il 25 agosto avevamo pubblicato sulla nostra pagina Facebook la notizia, ancora da confermare nei suoi contorni, di una frana che aveva interessato poche ore prima il nostro Bivacco Alberico e Borgna al Col de la Fourche, nel Gruppo del Monte Bianco.

A seguito delle verifiche sul posto, dobbiamo purtroppo confermare che la struttura è stata completamente travolta dal movimento franoso, precipitando sul ghiacciaio sottostante. In base alle verifiche effettuate dal Soccorso Alpino Valdostano nessuna persona è rimasta coinvolta.

                               Il bivacco Alberico e Borgna

                               L'aerea posizione del bivacco. Sullo sfondo il Dente del Gigante e le Grandes Jorasses Sono state informate le autorità locali, le associazioni alpinistiche e i mezzi di comunicazione, che tra ieri e oggi hanno dato ampio risalto alla notizia. E’ importante che gli alpinisti diretti al versante Brenva del Monte Bianco sappiano che non si può più contare su questa struttura come base di partenza per le ascensioni o come ricovero di emergenza.

Il bivacco, posizionato al Col de la Fourche a 3.675 mt sulla cresta sud-est del Mont Maudit (massiccio del Monte Bianco), ricordava i due alpinisti torinesi Corrado Alberico e Luigi Borgna travolti da una valanga nel 1934. Venne costruito nel 1935, interamente rifatto nel 1985 e lavori di manutenzione straordinaria si sono succediti nel tempo. L’ultimo intervento risale all’ottobre 2018, quando venne anche posizionata una web cam che ci ha fornito per anni stupende immagini della Brenva aggiornate in tempo reale. Nel 2017 era anche stata installata una apparecchiatura radio di emergenza.

 

 

                               Lavori di amnutenzione

 

La cresta sulla quale sorgeva il bivacco è ormai soggetta ad una instabilità crescente a causa delle elevate temperature che hanno minato il collante glaciale che cementava le rocce, per cui non sarà facile pensare ad una ricostruzione in posizione sicura. Al momento continuano i crolli di materiale.

La perdita di questa struttura è dolorosa per tutti e ci riporta alla mente pagine gloriose della storia dell’alpinismo (qui avvenne ad esempio l’incontro tra le cordate Bonatti e Mazead nel 1961 alla vigilia del tragico tentativo al Pilone Centrale del Freney) ma ci deve anche far riflettere sui mutamenti climatici che producono effetti devastanti sull’ambiente. Qui ne abbiamo una piccola manifestazione e la montagna del futuro sarà diversa da quella che abbiamo conosciuto fino ad ora.

a cura di Alberto Rampini - Foto Archivio Carlo Barbolini

 

 

                               Installata radio e webcam

IMG 20200912 WA0001Le fantastiche immagini fornite dalla webcam

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nuova webcam al bivacco della FourcheIl bacino della Brenva dal Bivacco della Fourche

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì, 24 Agosto 2022 16:44

ETTORE CASTIGLIONI Giusto dell’Umanità: la commemorazione al Rifugio Brentei

a cura di Alberto Rampini - Foto A. Rampini e F. Leardi

20220821 114157 2Sergio Martini consegna la targa a Luca Leonardi gestore del Rifugio Brentei

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ettore Castiglioni (1908-1944), forte alpinista Accademico e figura di altissimo profilo umano e sociale, è stato commemorato domenica 21 agosto al Rifugio Brentei.

20220821 120228

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Su iniziativa di un gruppo di associazioni e alpinisti con il patrocinio della pro-loco di Ruffrè, paese natale di Castiglioni, e del CAAI, una targa ricordo è stata affidata al gestore del Brentei Luca Leonardi. La targa rimarrà esposta in rifugio per alcuni mesi, per essere poi trasferita in altra location legata alla vita di Castiglioni in una specie di pellegrinaggio della memoria. E’ stata chiamata appunto “targa erratica”.

20220821 105550La foto d'epoca che accompagna la targa erratica

 

20220821 104719Un momento della manifestazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si è iniziato con il Rifugio Brentei, ha spiegato Paolo Vita, uno dei coordinatori dell’iniziativa, perché per diversi anni nel Gruppo di Brenta Castiglioni esplorò le pareti e aprì diverse vie nuove assieme a Bruno Detassis, gestore per oltre mezzo secolo del Brentei. La testimonianza di quanto sia stato benvoluto Ettore Castiglioni sono un sentiero attrezzato e il bivacco sulla cima del Crozzon che da tempo portano il suo nome.

20220821 120101Gli Accademici presenti alla manifestazione assieme a Luca Leonardi e Paolo VitaPresso la chiesetta del Brentei hanno portato la loro testimonianza i rappresentanti di varie associazioni, Sezioni CAI e SAT e numerosi alpinisti. Il CAAI era rappresentato da Francesco Leardi, presidente del Gruppo Orientale, Alberto Rampini ex Presidente Generale, Edoardo Covi, Sergio Martini e Franco Sartori.

Oltre che scalatore, Castiglioni fu anche uno dei primi compilatori di guide alpinistiche moderne, tra le quali quelle della collana TCI-CAI Guide dei Monti d’Italia “Pale di San Martino, Gruppo dei Feruc, Alpi Feltrine”, “Odle, Sella, Marmolada”, “Dolomiti di Brenta” e “Alpi Carniche”.

La biografia di Ettore Castiglioni è estremamente interessante e propone diversi motivi di riflessione, dal perseguimento determinato dei propri ideali di vita e delle proprie passioni, all’impegno in campo alpinistico e culturale e per finire all’impegno civico e sociale, tanto forte e sentito da causarne la prematura scomparsa a soli 36 anni.

Durante la Seconda Guerra Mondiale operò attivamente in favore delle persone ingiustamente perseguitate in Italia e aiutò ad espatriare clandestinamente in Svizzera centinaia di ebrei e avversari politici, finendo più volte imprigionato e trovando infine la morte sul Ghiacciaio del Forno nel tentativo di riacquistare la propria libertà.

Per questa sua attività venne riconosciuto Giusto dell'Umanità dal Comune di Milano nel 2017.

Ed è questo forse l’insegnamento di più grande attualità che ci viene da questo straordinario personaggio:

fare in modo che l’impegno alpinistico non distolga del tutto la nostra attenzione dal mondo circostante e le doti di coraggio, forza e determinazione che guidano nelle scalate vengano impegnate anche in nobili attività di carattere civico ed umanitario.

20220821 092203Il Rifugio Brentei con il Crozzon di Brenta e la Cima Tosa

20220821 135243Bruno Detassis dall'interno del Brentei osserva il Crozzon e ricorda le tante imprese compiute con l'inseparabile Ettore Castiglioni

 

 

Martedì, 09 Agosto 2022 22:38

          Le storiche pareti di Sea

 

VAL GRANDE IN VERTICALE 2022

Sabato 3 e domenica 4 Settembre

 a cura di A. Rampini

 

 

Puntuale all’appuntamento la sesta edizione di questo imperdibile meeting di arrampicata, trad prevalentemente, ma con ampio spazio e possibilità anche per l’arrampicata sportiva.

Il CAAI partecipa all’organizzazione dell’evento sia come Associazione sia con propri soci, in primis i fratelli Luca e Matteo Enrico, organizzatori entusiasti ed instancabili. Le altre associazioni partecipanti sono Il Gruppo Valli di Lanzo in Verticale, le Sezioni CAI Torino e CAI Uget.

La formula è la stessa delle precedenti 5 edizioni: partecipazione libera e senza necessità di prenotazione, iscrizione all’arrivo con consegna pacco-meeting, organizzazione autonoma delle cordate per arrampicare sulle vie storiche del Vallone di Sea (molte delle quali recuperate e risistemate dagli organizzatori, ovviamente senza stravolgerne il significato e l’impegno) oppure sulle diverse pareti che si affacciano sulle Valli, con scelte tra trad e sportivo, come ad esempio la Rocca di Lities.

 

 

 

 

 

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IL PROGRAMMA DEL MEETING 2022

Locandina meeting 2022      

Scarica la locandina

Tra le numerose attività e gli eventi organizzati segnaliamo:

Corso arrampicata trad

 

 

 

 

 

 

CORSO TRAD

Con Val Grande in Verticale torna il corso Trad della Gervasutti!

Un appuntamento imperdibile per chi vuole approcciarsi al mondo del clean climbing, il tutto nel meraviglioso contesto di Sea!

Per info e iscrizioni:

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

 

 

 

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Promo arrampicata

 

 

 

 

 

 

PROVA DI ARRAMPICATA

Quest'anno, oltre la consueta prova di arrampicata gratuita per i BAMBINI (non è necessaria prenotazione), una giornata promozionale di arrampicata anche per gli ADULTI: in questo caso è invece necessaria la pre-iscrizione.

Tutte le info sulla locandina e sul programma che trovate sul sito: www.vallidilanzoinverticale.it

 

 

 

 

 

 

 

 

scarica la locandina

jpgSCALA E VINCI

Quest'anno al raduno scala e vinci! abbiamo ideato un simpatico contest dove non sarà il grado a decretare il più forte ma chi farà più tiri, secondo un criterio che tiene conto anche degli avvicinamenti alle vie!

 

 

SERATA CON LEONARDO GHEZA   

Sabato 3 settembre alle ore 17,30 a Cantoira. Ingresso libero

 

Vertical dance

 

 

 

 

 

DANZA SCALATA

siamo lieti di presentarvi la collaborazione con Evoluzionaria per un spettacolo di Danza Scalata!

"sogno di una notte di FINE estate"

03/09/2022 21:45 Piazza Fratelli Chiariglione, Chialamberto TO

scarica la locandina

 

 

 

 

 

 

 

LOGISTICA

Quest’anno ci sarà la possibilità di piazzare la tenda o il proprio furgone nel Comune di Groscavallo, grazie allo spazio dedicato dall’Associazione “Al Cicapui”, a pochissimi minuti dall’imbocco del Vallone di Sea  altro

Ulteriori notizie e info aggiornate sul sito Valli di Lanzo in Verticale , dove si possono trovare anche idee e relazioni di scalate.

Report Meeting 2021

Report Meeting 2020

Report Meeting 2019

 

Le foto di questo articolo sono di L. Enrico, M. Enrico, S. Olivetti, E. Fassone

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Mercoledì, 03 Agosto 2022 21:34

Piccozze, ramponi e ancoraggi da ghiaccio: dagli albori ai nostri giorni   

Foto archivio CSMT CAI
 2 Agordino Cascata di S. MartinoAgordino Cascata di S. Martino

 

 

Lo stretto rapporto tra evoluzione dei materiali e difficoltà superate è un dato di fatto. 

L’evoluzione dei materiali è stata, ed è ancora oggi, uno degli elementi fondamentali nella spinta al superamento di difficoltà sempre maggiori. Gli aspetti mentali, la tecnica e l’allenamento fanno il resto, ma soprattutto sul terreno ghiacciato l’innalzamento delle difficoltà è sempre stato strettamente legato alle innovazioni dei materiali.
Ce lo dimostra questo articolo preparato da Giuliano Bressan, impegnato da anni nelle attività di studio e sperimentazione sui materiali presso il Centro Studi Materiali e Tecniche del CAI
 
 
 
 
 
 
 
 
Se prendiamo in esame l’evoluzione dell’arrampicata, il “ghiaccio” è senza dubbio il terreno di gioco dove lo sviluppo tecnologico dei materiali è stato determinante per il progresso delle prestazioni e degli exploit. Andiamo però con ordine e ripercorriamo le varie tappe sino ad arrivare ai nostri giorni.
I primi attrezzi
La prima storica salita al Monte Bianco, compiuta nel 1786, ad opera di Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard fu effettuata grazie all’utilizzo degli “alpenstock”, lunghi bastoni dotati di punta metallica, utili non solo nelle fasi di salita e discesa  ma anche per sondare il terreno; in uso fin dal Medioevo, questi bastoni ferrati si possono considerare a tutti gli effetti gli antenati della piccozza.
Agli inizi del XIX secolo, oltre agli alpenstock, le guide che accompagnavano nelle ascensioni i primi alpinisti impiegavano anche delle comuni accette, atte a scavare dei gradini dove poter appoggiare gli arti inferiori e poter così superare con relativa sicurezza i ripidi pendii di neve dura o ghiaccio. Ben presto però l’ascia venne modificata e perfezionata: il manico fu allungato e dotato di una punta metallica mentre la lama si sdoppiò in una becca, adatta ad essere piantata nei pendii di ghiaccio per rendere più sicura la progressione e in una paletta, utilizzata per scavare i gradini.
Verso il 1840 la paletta diventa orizzontale dando origine in pratica alla piccozza, strumento che accompagnerà guide, scienziati, esploratori e  alpinisti nella salita delle grandi pareti ghiacciate.
In quegli anni, prima della comparsa dei ramponi, le salite su ghiaccio erano lunghe e difficili e si progrediva molto lentamente, utilizzando degli scarponi chiodati che permettevano una discreta tenuta sui gradini scavati nel ghiaccio. Era l’unico sistema possibile per poter salire sulle pendenze più accentuate, modo che richiedeva però un immane lavoro di gradinamento da parte delle guide.
fig. 1 prime piccozze e ramponifig. 1 prime piccozze e ramponiA rivoluzionare il procedimento di scalata  e di conseguenza la velocità di progressione, sia in salita che in discesa, fu l’introduzione dei ramponi, naturale evoluzione degli scarponi chiodati; probabilmente questi attrezzi sono stati i primi mezzi artificiali usati per affrontare le difficoltà del terreno montano e parallelamente gli ultimi ad essere comunemente accettati ed impiegati.  
Le prime testimonianze di “grappette” o “griffe”, cioè di ferri a più punte fissati sotto le calzature per non scivolare, si trovano raffigurate a Roma, sull'Arco di Costantino (inizio del IV secolo d.C.). Come tali, le grappette sono state usate nei secoli successivi in ambito contadino e soprattutto da boscaioli e cacciatori che si dividevano con i cercatori di cristalli la frequentazione della montagna. Nessuno dei pionieri della scalata sulle Alpi aveva però immaginato un loro impiego per superare i ripidi pendii ghiacciati tipici dell’alta montagna e si continuava così a salire gradinando con grande fatica dove le pendenze si facevano importanti. Solo nella seconda metà del XIX secolo si cominciò ad utilizzare delle grappette con strutture molto elaborate (4, 6 e 8 punte) adatte al ghiaccio, anche se nessuno di questi rudimentali ramponi riuscì a diffondersi veramente (fig. 1).
fig. 2 ramponi a 10 puntefig. 2 ramponi a 10 punte
 
Bisognerà attendere il 1909, quando l'ingegnere ferroviario Oscar Eckenstein (1859-1921) entrò nella fucina di Henry Grivel, fabbro di Courmayeur, ai piedi del Monte Bianco sulle cui nevi, cento e più anni prima, era nato l’alpinismo.
Eckenstein aveva progettato un rampone completo con 10 punte che ricopriva tutta la suola dello scarpone. Era ben chiaro nella sua mente il risultato aspettato e  presentò al fabbro dei disegni meticolosi e dettagliati; questi, nonostante un iniziale scetticismo realizzò i ramponi chiesti dall’ingegnere inglese che teneva comunque l’indiscussa prerogativa di poter pagare il lavoro.Dalla loro collaborazione nacque un modello così riuscito da restare valido ancora oggi (fig. 2).
Una vera e propria rivoluzione e, anche se l’impiego di questi attrezzi fu ritenuto dai puristi poco sportivo nei confronti della montagna, la loro affermazione, legata alle eccezionali prestazioni offerte, fu immediata. 
L’utilizzo del rampone a 10 punte consentiva di progredire velocemente su ghiaccio senza dover intagliare degli scalini. Quando il terreno si faceva erto, si procedeva con la tencnica raffinatissima  delle “punte  a piatto”; piegando tantissimo le caviglie, tutte le punte del rampone si aggrappavano al ghiaccio assicurando una buona tenuta. Raggiunta la pendenza limite, si adottava la tecnica della  "piolet ancre", utilizzando cioè la piccozza come un'ancora alla quale attaccarsi con entrambe le mani.
OLYMPUS DIGITAL CAMERA         fig 3 - piccozza in fase evolutiva
Il 30 giugno 1912 fu perfino organizzato un "Concours de Cramponneurs" che si svolse sulla seraccata del ghiacciaio della Brenva tra le guide e i portatori di Courmayeur. Da notare che Eckenstein, ottimo alpinista, spirito contestatore e solitario, aveva introdotto anche un punteggio particolare per valutare lo stile dei concorrenti nelle varie prove e che il concorso fu, molto probabilmente, la prima competizione di scalata, seppur di ghiaccio, della storia.
Con l’uso generalizzato dei ramponi la piccozza prende una forma più “moderna”: il manico comincia ad accorciarsi (dai due terzi dell’altezza a circa la metà della statura della persona) e le becche, originariamente quasi diritte e senza dentature, vengono modificate, solo nella zona della punta, con due o tre intagli per migliorare le doti di ancoraggio (fig. 3).    
Le grandi innovazioni
Qualcosa, tuttavia, si poteva ancora migliorare a favore della velocità di progressione. Si deve a Laurent Grivel, il primo figlio di Henry e guida alpina, l'idea di aggiungere ai ramponi due punte anteriori, permettendo così di affrontare direttamente, cioè con la faccia rivolta al pendio, le più ripide pareti ghiacciate (fig. 4).
fig. 4 rampone a 12 puntefig. 4 rampone a 12 punte
Con questa nuova evoluzione, datata 1929, i ramponi cambiano volto; le 12 punte rendono dinamici questi attrezzi, modificando l’approccio e la filosofia delle salite su ghiaccio e su terreno misto. 
Migliorato il prodotto, sorse ben presto la necessità di renderli più leggeri, per favorire  la rapidità nelle ascensioni in quota. Nel 1936, Amato Grivel, fratello minore di Laurent, in collaborazione con l'acciaieria Cogne, impiegando una lega al Nichel, Cromo e Molibdeno, forgiò dei ramponi davvero resistenti ma più sottili e quindi più leggeri. Attrezzi del peso di soli 360 grammi al paio, fino ad allora impensabili, che nei successivi decenni divennero protagonisti delle prime salite sulle tre cime più alte del mondo, l'Everest, il K2 e il Kangchenjunga.
Questa innovazione risultò determinante per la prima salita della parete nord dell'Eiger, effettuata dal 21 al 24 luglio 1938, expolit che mise fine anche alla decennale diatriba  tra la tecnica “frontale” e  quella delle "punte a piatto". Le cordate impegnate nella salita utilizzavano attrezzature diverse: Heinrich Harrer calzava scarponi chiodati mentre il compagno Fritz Kasparek si serviva di ramponi a 10 punte;  Andreas Heckmair e Ludwig Vòrg usufruivano invece dei ramponi a 12 punte. La differenza nella velocità tra le due cordate fu subito evidente, con la tecnica frontale che permise quasi di raddoppiare il ritmo di progressione, confermandone la maggior efficienza. Heckmair usò anche una piccozza più corta con la becca molto inclinata, di costruzione artigianale.
Gli ancoraggi: chiodi e viti da ghiaccio
fig. 5 chiodo da ghiacciofig. 5 il primo chiodo da ghiaccioSe verso il 1920 era stata introdotta in alpinismo l’assicurazione a spalla in abbinamento ai chiodi da roccia già utilizzati alla fine dell’Ottocento, sul ghiaccio, fino ad allora, le uniche assicurazioni erano costituite dal manico della piccozza, da qualche chiodo da roccia nei tratti di misto e da ancoraggi naturali quali spuntoni e massi affioranti. I rischi a cui andavano incontro i ghiacciatori erano pertanto molto elevati e certe imprese compiute allora hanno ancor oggi dell’incredibile.
Si deve all’alpinista tedesco Wilhelm "Willo" Welzenbach (1899-1934), uno tra i più forti alpinisti del periodo fra le due guerre mondiali, l’introduzione del primo chiodo da ghiaccio: una lama piatta di ferro con delle tacche incise (fig. 5). Questo nuovo tipo di chiodo, derivato da quelli da roccia, gli permise ascensioni sino ad allora inconcepibili, fornendogli efficienti possibilità di assicurazione su tratti altrimenti impossibili da attrezzare. L'esordio dei chiodi da ghiaccio avvenne nel 1924 per la scalata della parete nord del Grosses Wiesbachhorn (3564), in Austria, nel Gruppo degli Alti Tauri. 
Welzenbach assieme a Fritz Riegele, che forgiò materialmente i nuovi chiodi, salì l'impegnativa parete con elegante progressione intagliando un numero elevatissimo di gradini su cui poggiare la punta dei ramponi, purtroppo all’epoca ancora a 8 punte. Oltre ai primi chiodi da ghiaccio, Welzenbach è l’ideatore della moderna classificazione delle difficoltà alpinistiche, risultato della sua scrupolosità e della grande preparazione atletica, tecnica e teorica. Ideata su sei gradi, per l'epoca la massima difficoltà raggiungibile, è oggi conosciuta come Scala UIAA. 
I modelli a lama presentavano però un problema: più ghiaccio veniva rimosso durante l’infissione più la tenuta generale del chiodo si indeboliva. Bisognava quindi ideare ancoraggi  che fossero allo stesso  tempo meno invasivi e maggiormente sicuri.
fig. 6 viti da ghiacciofig. 6 le prime viti da ghiaccioLa soluzione fu trovata da Luigi Bombardieri (1900-1957) che introdusse il concetto del chiodo semi tubolare con feritoie, leggerissimo. Brevettato nel 1935, lo chiamò “arpione Roseg” in omaggio all’elegante vetta glaciale che si eleva accanto al Bernina.      
Nel decennio 1950-’60 fanno la loro prima apparizione anche le viti da ghiaccio; posizionate per avvitamento questi attrezzi soppianteranno in seguito l’impiego dei classici chiodi, ancoraggi che ovviamente richiedevano l’uso di un martello per l’infissione.
Le primi viti, i “cavatappi” per intendersi, come ad esempio lo Stubai Marwa (1957) in lega d’acciaio avevano una forma affusolata e sottile. Altri, come quelli prodotti dalla Salewa (1959), avevano una costruzione a spirale che consentiva una maggiore tenuta (fig. 6). 
 
fig. 7 chiodi da ghiacciofig. 7 chiodi da ghiaccio a percussione
Una sostanziale evoluzione si verifica in seguito anche nei chiodi da ghiaccio, che iniziano a essere via via più solidi ed efficaci (fig. 7). Un chiodo molto all'avanguardia fu ideato nel 1957 in Austria da Felix Ralling: probabilmente il primo chiodo da ghiaccio a percussione con costruzione tubolare della storia.   
Degna di nota è anche l’introduzione, verso la metà degli anni ’50, da parte dell’alpinista austriaco Kurt Diemberger, del “pugnale da ghiaccio”. L’attrezzo piantato all’altezza delle spalle permetteva di togliere e ripiantare la piccozza più in alto senza perdere l’equilibrio; in pratica si poteva parlare per la prima volta di un secondo attrezzo per la progressione.
La rivoluzione della Piolet Traction, il ghiaccio verticale e il Dry Tooling
Gli anni successivi alla fine delle attività belliche portano ad un grande rinnovamento nei materiali e nelle attrezzature impiegate nelle salite, sia su roccia che su ghiaccio e terreno misto.
Le piccozze diventano sempre più corte, più leggere e performanti, ma mantengono una fisionomia tradizionale fino a metà degli anni '60. Nonostante queste innovazioni rimaneva però aperto il problema del superamento di tratti verticali senza dover fare ricorso alla tecnica artificiale. Ciò che ancora non si era intuito erano le enormi potenzialità che potevano derivare da una piccozza usata in trazione sul manico, abbinata alla tecnica frontale. 
Nel 1971, Walter Cecchinel, francese ma di genitori veneti, riprendendo le intuizioni di Lucien Devies e di André Contamine ideò un attrezzo che, partendo dal pugnale da ghiaccio, poteva offrire altre possibilità d’impiego, come per esempio quella di un martello. Ne uscì un arnese, a detta di Cecchinel, un po’ bizzarro: un pugnale da ghiaccio con manico che venne impiegato per aprire un’impegnativa via al Grand Pilier d’Angle sul Monte Bianco. Ben presto Cecchinel, proveniente dalla grande scuola dei ghiacciatori francesi, intuì che la mano poteva impugnare il manico del prototipo per ancorarlo, a braccio teso, al di sopra della testa, servendosene come presa di sostegno. Al contrario della tecnica piolet ancre, i ramponi venivano utilizzati “punte avanti” accoppiando al nuovo attrezzo una piccozza classica d’appoggio. Poco tempo dopo Cecchinel mise a punto due attrezzi ben specifici, piccozza e martello-piccozza, con becche inclinate e provviste di dentini ben marcati e incisi, prodotti da Simond, con i quali riuscì a ripetere il Couloir Lagarde-Segogne all’Aiguille du Plan (Monte Bianco) procedendo su inclinazioni sostenutissime. 
Con la successiva prima salita, nonchè prima invernale, nel 1973 del Couloir nord-est dei Drus, sempre nel Gruppo del Monte Bianco, a opera dello stesso Cecchinel con Claude Jager, la divulgazione della tecnica e successivamente la commercializzazione del relativo materiale, allargarono il campo d’interesse e vi fu grande attenzione per quella che prenderà il nome più che significativo di “piolet-traction” (trazione sugli attrezzi).
fig. 8 piccozza Terrordactylfig. 8 la mitica piccozza TerrordactylNegli anni ‘60 bisogna però riscontrare che gli alpinisti scozzesi erano già tecnicamente molto avanti, visto il terreno particolare sul quale arrampicavano: salite su pareti ghiacciate superficialmente  e fessure intasate di ghiaccio. Più che una piccozza vera e propria occorreva una specie di gancio da incastrare nelle fessure o da agganciare sugli appigli di roccia: da qui, la nascita della prima piccozza  simile alle attuali. All’alpinista scozzese Hamish MacInnes (1930-2020) si deve il progetto e l’utilizzo della prima piccozza e del martello-piccozza interamente in metallo: le “Terrordactyls” (fig. 8). Avevano un manico cortissimo (solo 40 cm) e una becca super solida di forma diritta, anche questa molto corta con 4 denti sulla punta molto inclinata (oltre 45 gradi) che funzionava molto bene in fase di aggancio; attrezzo però molto difficile da piantare dato l’angolo di infissione che procurava dolorose conseguenze per le dita ogni volta che andavano a  sbattere contro la parete. Con questi attrezzi MacInnes e soci salgono però nuove e difficilissime linee sul Ben Nevis e nel Glencoe, in Scozia.
Negli Stati Uniti anche l’alpinista e imprenditore Yvon Chouinard sviluppa nel 1969, nella sua allora piccola fabbrica in California, la prima coppia di attrezzi da ghiaccio: una piccozza con becca molto inclinata e un martello-piccozza, entrambi con lame intercambiabili e manico alleggerito. Strumenti che hanno portato ad una sostanziale evoluzione nella tecnica di progressione su ghiaccio, anche perché gli attrezzi scozzesi erano poco conosciuti e difficilmente reperibili fuori dai confini nazionali.
Nel 1975 nasce l’idea di invertire la curvatura della punta, negli Stati Uniti  con Forrest, in Francia con Simond che mette in commercio nel 1978 la piccozza “Chacal” con la lama a curvatura inversa detta “a banana” che in pratica si usa ancora oggi. La forma a banana, con dentatura completa fino al manico, aiutava moltissimo la penetrazione nel ghiaccio e allo stesso tempo consentiva un’ottima trazione. Sempre negli anni ’70 la Grivel e la Charlet Moser commercializzano le “dragonne” per collegare le piccozze ai polsi dell'arrampicatore; in pratica un utile accorgimento di sicurezza che limitava però moltissimo la libertà dei movimenti. Attualmente le dragonne non si usano più, preferendo collegare, per mezzo di sottili longe, le  piccozze all’imbracatura onde evitarne la perdita durante la scalata.
Dal punto di vista della normativa sui materiali, solamente nel 1978, vengono approvate da parte  della Commissione di Sicurezza dell’UIAA le norme riguardanti le piccozze che portarono all'adozione della lega leggera per la fabbricazione dei manici, al posto del tradizionale legno, già iniziata sia in Europa che negli USA.
 
 
 
 
fig. 9 piccozzze modulari con dragonnefig. 9 piccozzze modulari con dragonneAll’inizio degli anni ‘80 si affermano gli attrezzi modulari cioè con lame e martelli-palette intercambiali prodotti da Charlet Moser (fig.9), Grivel, Simond, Stubai e Lowe. Anche il concetto del tubolare o del semi-tubolare, utilizzato per i chiodi da ghiaccio, viene applicato sulle becche delle piccozze per la piolet-traction, idea che fa tuttora discutere entusiasti e detrattori. 
Altro balzo in avanti è l’introduzione del manico ricurvo sulle piccozze: la piccola fabbrica artigianale americana Ice, realizza nel 1982 “The Eboc”, una Terrordactyls con il manico piegato. Nel 1986 arriva sul mercato la “Rambo” della Grivel; il manico con curvatura accentuata e la lama molto sottile e performante consentono agganci efficaci anche su ghiaccio sottile e una maneggevolezza mai avuta prima. Sempre Grivel nel 1995 fa un altro balzo in avanti con la rivoluzionaria “Machine”, che presenta una marcata piega nel manico con un’inclinazione ottimale, sia per l’infissione della lama sia per l’impugnatura inclinata che fa risparmiare fatica.
Sono gli anni in cui l'arrampicata sulle cascate di ghiaccio diventa un'attività sempre più diffusa, con numerosissime prime salite e gradi di difficoltà sempre maggiori.  
Torniamo indietro nel tempo per raccontare  la concomitante evoluzione dei ramponi. Il loro sviluppo, ripreso dopo la seconda guerra mondiale, non puntò più all'alleggerimento degli attrezzi (attualmente la gran parte dei ramponi pesa di più rispetto al primo modello di super leggeri), quanto al suo miglioramento tecnico. Le prime innovazioni furono mirate alla realizzazione di ramponi regolabili che si potessero calzare su misure e modelli diversi  di scarponi e così nel 1962 la Salewa propose il primo rampone a regolazione totale.
Dal lato tecnico si cominciò però a sentire l'esigenza di attrezzi più adatti al ghiaccio duro e ripido che rappresentava la naturale evoluzione della ricerca alpinistica. Forse il primo a ideare e ad utilizzare dei ramponi rigidi che costituissero una piattaforma di appoggio più stabile e fossero più efficaci nel penetrare il ghiaccio duro fu ancora Yvon Chouinard; ne risultarono attrezzi molto efficaci ma assai fragili e pericolosi. 
fig. 10 ramponi Foot Fangsfig. 10 ramponi Foot Fangs
La vera trasformazione avviene solo con l'introduzione degli scarponi di plastica. Nel 1972 l’alpinista Jeff Lowe (1950-2018), fissò delle lame verticali dentate ai suoi scarponi da sci; erano nati i “Foot Fangs”, vera rivoluzione nel concetto di rampone: rigido, a struttura verticale, con aggancio automatico (fig. 10). Lowe ha effettuato oltre  mille prime ascensioni ed è anche stato cofondatore dell'azienda Lowe Alpine insieme ai suoi fratelli Greg e Mike.
Pochi anni prima la Stubai, per migliorare l'appoggio e l'equilibrio nella tecnica, orienta in avanti la seconda coppia di punte; di rilievo anche l'adozione della monopunta da parte della Charlet Moser e della Grivel (1986). I ramponi più diffusi fra i ghiacciatori di quel periodo sono i “Makalu” della Simond, progettati ancora da Walter Cecchinel.
fig. 11 ramponi modernifig. 11 ramponi moderniUn’ulteriore ed importante innovazione è infine rappresentata  dalla soletta anti-neve: un sistema utilissimo atto a impedire la formazione di uno zoccolo sotto al rampone, in caso di neve molle o crostosa, che può rendere inefficace la presa delle punte e creare pericolosi problemi di stabilità e sicurezza, aumentando conseguentemente il rischio di caduta (fig. 11). Nel 2003 la Grivel ha risolto definitivamente questo problema con l'anti-zoccolo proattivo che, grazie alla sua azione elastica, scarica la neve sfruttando il naturale movimento della camminata.
Ai giorni nostri i ramponi non sono più un oggetto polivalente adatto a tutte le situazioni, ma esistono modelli per i diversi settori di utilizzo; valga per tutti l'esempio di attrezzi specifici per il ghiaccio classico,  lo sci alpinismo, le cascate di ghiaccio e il dry tooling.
Anche chiodi e viti in questo intervallo di tempo vengono rivoluzionati dal punto di vista costruttivo e nelle caratteristiche tecniche. Nel decennio 1975-1985, compaiono alcuni “rivoluzionari” chiodi da ghiaccio tubolari a percussione e a vite con caratteristiche fra loro simili; il più valido fra questi era senza dubbio lo “Snarg” inventato dall’americano Jeff Lowe e commercializzato dalla Camp (fig. 12). 
Successivamente fanno la loro comparsa le prime viti tubolari russe al titanio, difficili da reperire e di costo spesso elevato e le Chouinard con le frese saldate. L’utilizzo di quesi ancoraggi era  però difficoltoso e assai rischioso perchè bisognava avvitarli con la becca della piccozza, rimanendo appesi all’altro attrezzo. Solo migliorando i sistemi di lavorazione e le finiture superficiali entrano nel mercato, alla fine degli anni ’80, viti da ghiaccio con fresa che si possono avvitare con una sola mano, agendo su una manovella fissata sulla testa dell’attrezzo (fig. 13).
fig. 12 chiodi Snargfig. 12 chiodi a percussione Snarg
 
fig. 13 viti tubolarifig. 13 viti tubolari attuali
 
fig. 14 piccozze fig. 14 piccozze attualiLa rugosità superficiale bassissima, unita alla cromatura interna ed esterna, hanno reso possibile la loro facile penetrazione nel ghiaccio, anche tra colonne, stalattiti e cavolfiori, consentendo così all’alpinista di proteggersi senza sprecare troppa energia.
L’ultima vera rivoluzione arriva negli anni ‘90 con il diffondersi del “dry tooling”, ovvero dell’arrampicata mista estrema, in cui le piccozze e i ramponi vengono utilizzati per arrampicare sulla roccia e raggiungere candele di ghiaccio sospese nel vuoto. 
L’innovazione negli attrezzi, anche in questo caso, ha preceduto e reso possibile un’evoluzione dell'arrampicata che ha spinto ancora più in alto il livello di difficoltà. 
Le piccozze di ultima generazione, con utilizzo del carbonio e di materiali sempre più leggeri, presentano oggi curvature più accentuate e impugnature molto piegate ed ergonomiche (fig. 14). Le viti da ghiaccio si avvitano ancora più velocemente e senza difficoltà con una mano sola, mentre i ramponi, in molti casi monopunta, consentono una migliore penetrazione nel ghiaccio e di ottenere la massima resa sulla roccia, perfino sugli appigli e sulle fessure più piccole. 
Dal 1786 ad oggi sono state salite le pareti, le goulotte, i couloir, gli hypercouloir, le cascate, le esili linee di ghiaccio effimero… cosa riserverà il domani?

 Immagine di copertina: Scozia, Ben Nevis Parete Nord Point Five Gully 

Venerdì, 17 Giugno 2022 18:12

SALENDO DAL MARE

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Per tutti gli amanti della storia del grande alpinismo d’avventura il CAI di Chivasso, in collaborazione con Camilla Calcagno e il patrocinio del Club Alpino Accademico Italiano e del Club dei 4000, propone una

MOSTRA FOTOGRAFICA dedicata a GIANNI CALCAGNO

il grande alpinista accademico scomparso nel 1992 sulla Cresta Cassin al Monte Denali in Alaska

La mostra rimarrà aperta dal 17 al 27 giugno a Chivasso, in Via Torino presso l’ex Chiesa degli Angeli

con il seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle ore 18 alle 21,30, sabato e domenica dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 21,30

 

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Leggi qui una breve biografia di Gianni Calcagno

Mercoledì, 01 Giugno 2022 20:38

10° appuntamento delle conferenze-incontro con l’alpinismo del CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO, inserite nel percorso di "avvicinamento" (Progetto “Alpinismo accademico in Liguria”) al CONVEGNO NAZIONALE CAAI che si terrà a Genova il prossimo 8 ottobre.

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Ente promotore Regione Liguria Assessorato al Tempo Libero.

In collaborazione con il CAI di Finale Ligure,

venerdì 3 giugno, ore 21, presso il Teatro delle Udienze, piazza del Tribunale 11, a Finalborgo

videoproiezione con lo scalatore Gianni Ghiglione, alpinista accademico. Presenta la serata Fulvio Scotto presidente del CAAI Gruppo Occidentale.

“Trilogia di un incantesimo - Il tempo del sogno” è il titolo della serata, storia introspettiva dell’apertura di vie nuove in Corsica e Marocco.

Gianni Ghiglione è Istruttore Nazionale di alpinismo dal 1980 e Accademico del CAI dal 2000. Svolge attività alpinistica da molti anni, con l’apertura di numerose vie nuove. Ha effettuato anche prime ripetizioni e prime salite italiane, con oltre 200 ascensioni impegnative sulle grandi pareti delle Alpi, ed è stato anche compagno di cordata di Gianni Calcagno e Giancarlo Grassi.

Protagonista di alcune spedizioni extraeuropee, tra cui, nel 2004 la Spedizione CAAI al Kongur (7204 m) nel Pamir Cinese.

In questi ultimi anni si è dedicato in primo luogo all’esplorazione delle montagne di Corsica, con apertura di una dozzina di vie nuove, unico italiano, insieme ad alcuni compagni di cordata, ad effettuare attualmente un’esplorazione sistematica delle pareti di questa regione (vedi articolo su Annuario CAAI 2012-2013).

Ghiglione ha inoltre aperto vie nuove in Alto Atlante Marocchino, in Ala Daglar (Turchia) e nel Pamir Alai in Kirghizistan, tra cui citiamo la bella e difficile via “Mille papaveri rossi”.

Al termine della videoproiezione Gianni sarà lieto di dialogare con il pubblico.

Lunedì, 23 Maggio 2022 22:02

locand serata Giolitti Sestri 25 5 22

 

8° appuntamento delle conferenze-incontro con l’alpinismo del CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO,

inserite nel percorso di "avvicinamento" (Progetto “Alpinismo accademico in Liguria”) al CONVEGNO NAZIONALE CAAI che si terrà il giorno 8 ottobre a Genova.

In collaborazione con il CAI ULE Sestri e il Municipio VI Genova Medio Ponente.
Ente promotore Regione Liguria - Assessorato al Tempo Libero.
Mercoledi 25 maggio, ore 21
 
MERAVIGLIE  DI  GHIACCIO
Immagini e alpinismo di  ANSELMO  GIOLITTI
Genova, Sestri Ponente, Teatro San Giovanni Battista, via Domenico Oliva 5.
Mercoledì, 11 Maggio 2022 21:42

SPESSO L’AVVENTURA NON E’ COSI’ LONTANA, BASTA SOLO SAPERLA CERCARE E METTERSI IN GIOCO

di Ivan Maghella

Foto Ivan Maghella e Marco Gnaccarini

Per me il Monte Pastello in Val d’Adige (Monti Lessini) è stata una scoperta interessante dal punto di vista alpinistico, in quanto poco valorizzato e con grande potenziale di belle linee di roccia da tracciare.

Dopo una perlustrazione della zona e la ripetizione di due vie esistenti, mi sono reso conto che la possibilità di apertura di altri itinerari era possibile e soprattutto, su un terreno alpinistico d’avventura, insperato, visto la relativa vicinanza alla Val d’Adige dove moltissime vie sono state aperte negli anni da forti alpinisti.

La comodità di accesso alla parete ovest, il veloce rientro alla macchina e l’esposizione favorevole in estate mi hanno permesso di poter frequentare la parete più volte anche con poco tempo a disposizione.

0 Vie al Pastello parete Ovest alta risoluzione 2021 OK

pdfRelazioni Monte Pastello

Relazioni Courtesy Rivista "Vertice"

La prima linea individuata è stata una sorpresa anche per me e Marco Gnaccarini, in quanto l’intenzione era di attaccare un pilastro di calcare grigio, ma abbiamo scoperto esserci già una via esistente; così, visto che eravamo già in ballo, ci siamo spostati più a destra per cercare una possibile linea di salita. Ci siamo trovati di fronte una bella fessura che sembrava continua su roccia calcarea grigio-rossa, così abbiamo attaccato la linea senza troppe pretese ma scoprendo che le difficoltà erano elevate già dai primi metri. L’intenzione è stata quella di aprire una bella via alpinistica, con mezzi tradizionali cercando la linea migliore.

Già dal primo tiro la via ha subito impegnato parecchio per la roccia un po’ friabile e le difficoltà che poi sono aumentate nel secondo tiro, una fessura rossa leggermente strapiombante di 40 metri su roccia a tratti delicata, ma proteggibile a friend che porta ad un bel terrazzino vista lago di Garda. Da qui la roccia migliora decisamente e un’altra bella fessura grigia apparentemente più facile ci ha impegnato nell’ultimo tratto, portandoci in sosta esausti ma soddisfatti. Qui decidiamo di scendere per tornare il giorno successivo a completare la via, tracciando gli ultimi due tiri composti da una difficile fessura strapiombante e poi un tiro finale più facile che porta al bosco sommitale.

Via PASTELLO CRACK

150 m di dislivello

Grado: VIII (VII A1 obbligato)

Parete Ovest, in ombra fino alle 14.00 in estate.

Aperta da Ivan Maghella e Marco Gnaccarini, in data 25 e 26/06/2020

Dopo la prima avventura su Pastello Crack, abbiamo proseguito l’esplorazione, scovando una serie molto logica di diedri e fessure che si prestavano ad una scalata “dolomitica”.

La via inizia sul primo tiro di Quaranta Galee, per poi spostarsi a sinistra fino a prendere diedri e fessure fino in cima.

Durante il giorno dell’apertura dal basso, abbiamo anche preso due temporali con grandine, ma diciamo che siamo andati avanti lo stesso, finendo l’apertura di questa bella via, mai banale ed impegnativa soprattutto nella terza lunghezza a causa della roccia delicata e delle difficoltà. I tiri successivi si sviluppano su roccia ottima con difficoltà mai banali di VII° da proteggere con scalata entusiasmante.

          Pastello Crack - Secondo tiro

 

          Pastello Crack - Terzo tiro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via BASTA CREDERCI

220 m di dislivello

Grado: VIII (VII A1 obbligato)

Parete Ovest, in ombra fino alle 14.00 in estate.

Aperta da Ivan Maghella e Marco Gnaccarini, dal basso, in data 11/07/2020

Dopo le prime avventure aprendo le vie Pastello Crack e Basta Crederci, abbiamo proseguito l’esplorazione, di alcune linee logiche che secondo noi potevano essere scalate. La ricerca ci ha portato a trovare questa bella serie continua di diedri e fessure, sempre con caratteristiche alpinistiche ma più facile, massimo fino al VII° in un solo tiro.

          Basta crederci - Terzo tiro

          Basta crederci - Quarto tiro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

          Basta crederci - Quinto tiro

 

          Basta crederci - Sesto tiro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via GIOCHI ESTIVI

160 m di dislivello

Grado: VII (VI+ obbligato) R2

Parete Ovest, in ombra fino alle 14.00 in estate.

Aperta da Ivan Maghella e Marco Gnaccarini, in data 26/06/2021

Questa ultima ulteriore via è nata in modo diverso dalle altre, infatti abbiamo deciso di utilizzare solo fix, in modo da renderla sportiva, con spittatura ravvicinata sui passi difficili e il più lineare possibile per poter scendere accedendo dall’alto in modo comodo con poche doppie.

La via si sviluppa inizialmente su fessura strapiombante e poi per placche grigie verticali e strapiombanti che portano ad un bellissimo diedro finale.

          Giochi estivi - Primo tiro

          Giochi estivi - Secondo tiro

 

          Giochi estivi - Quarto tiro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

          Giochi estivi - Quinto tiro

Via COMETE

170 m di dislivello

Grado: 7b+ (6b+ obbligato) S2

Parete Ovest, in ombra fino alle 14.00 in estate.

Aperta da Marco Gnaccarini e Ivan Maghella, in varie giornate nell’estate 2021.

Le soste sono state attrezzate a fix per poter dare sicurezza nelle ripetizioni ed eventuali calate.

Tutte le salite citate, meriterebbero di diventare delle classiche paragonabili alle vie della Valle del Sarca.

          Comete - Primo tiro

 

          Comete - Terzo tiro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì, 11 Maggio 2022 17:56

serata CAAI 12 5 2022

  

7° appuntamento con il CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO nel percorso di approccio al CONVEGNO NAZIONALE CAAI che si terrà sabato 8 ottobre a Genova.

Nell'ambito del Progetto "Alpinismo Accademico in Liguria", Ente promotore Regione Liguria Assessorato al Tempo Libero, in collaborazione con la GIOVANE MONTAGNA Sezione di Genova,

giovedì 12 maggio ore 21

MONTE BIANCO

Immagini e alpinismo di LUCIANO PEIRANO 

Genova, Palazzo Ducale, Sala della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche (primo piano ammezzato ala Est). Ingresso libero.

 

Luciano Peirano, uno dei sette alpinisti liguri che fanno attualmente parte del Club Alpino Accademico, ci accompagnerà con spettacolari immagini e il suo racconto su alcune delle più grandi vie di scalata del Monte Bianco.

Presenta la serata Fulvio Scotto, Presidente del CAAI Gruppo Occidentale.

 

 

 

Prossimi appuntamenti:

-  25 maggio - MERAVIGLIE DI GHIACCIO, SCALATE SULLE CASCATE PIU' BELLE DELLE ALPI - dell'accademico ANSELMO GIOLITTI - Genova Sestri Ponente

- 26 maggio - Riprese di Mario Fantin per Italia K2 - Savona

-  fine maggio (giorno da stabilire)- TRILOGIA DI UN INCANTESIMO - dell'accademico GIANNI GHIGLIONE - a cura del CAI di Finale, a Finale Ligure (SV)

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