SCUOLA CENTRALE DI ALPINISMO E ARRAMPICATA LIBERA
Tra passato e presente
a cura di A. Rampini
Presentato all’XI Congresso degli Istruttori Nazionali il volume che racconta la storia della Scuola Centrale di Alpinismo e Arrampicata Libera del CAI.
Giuliano Bressan e Gianmaria Mandelli, Accademici e per anni membri attivi della Scuola, con oltre 450 pagine di ricostruzioni, documenti e fotografie dal 1937 ad oggi, consegnano alla storia il contributo fondamentale della Scuola Centrale del CAI allo sviluppo dell’alpinismo e alla diffusione delle conoscenze tecniche necessarie per praticarlo con competenza e consapevolezza.
Emerge dai documenti il contributo fondamentale dato dall’Accademico alla nascita delle prime scuole, organizzate poi dal CAI, a partire dal 1937, con l’istituzione della Commissione Centrale di vigilanza e coordinamento delle Scuole di Alpinismo, embrione della futura Commissione Nazionale. Alla base della nuova organizzazione l’idea di sviluppare l’alpinismo senza guida, allora rappresentata in Italia dal Club Alpino Accademico.
I soci CAAI Ugo di Vallepiana e Michele Rivero furono i primi presidenti della Commissione e numerosi altri Accademici operarono nella Commissione e nelle Scuole del CAI fin dagli inizi. Ricordiamo Carlo Negri, Riccardo Cassin, Giusto Gervasutti, Carlo Ramella, Edoardo Anton Buscaglione, Pino Dionisi, Ugo Angelino, Guido Pagani, Walter Bonatti, Giuseppe Secondo Grazian, Pietro Gilardoni, Ettore De Toni, Fabio Masciadri, Umberto Pacifico, Franco Alletto, Gianluigi Vaccari, Mario Bisaccia, Mario Verin, Claudio Picco, Gianmauro Croci, Luciano Gilardoni per citarne solo alcuni.
La partecipazione di Accademici alla Scuola Centrale è proseguita negli anni. Ricordiamo Cirillo Floreanini, Carlo Barbolini e Claudio Santunione per anni direttori SCA e tanti altri istruttori, oltre ai già ricordati Giuliano Bressan e Gianmaria Mandelli.
Ad oggi fanno parte della Scuola Centrale i soci CAAI Alessandro Angelini, Francesco Cappellari, Francesco Lamo, Maurizio Oviglia, Alberto Rampini, Claudio Sarti, Marco Taboni.
Sabato 12 ottobre si è svolto a Domodossola il Convegno Nazionale del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI).
Riportiamo il resoconto dell’incontro pubblicato su Montagna TV
Sabato 12 ottobre si è svolto a Domodossola il Convegno Nazionale del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI). Una location particolare quella dell’Ossola che ha aperto le porte a una disquisizione alpinistica focalizzata su quest’area ancora selvaggia del Piemonte. Luogo da esploratori l’Ossola, forse per questo il convegno si è focalizzato sui temi “Alpinismo e arrampicata con i Pionieri dell’Ossola” e “La cultura alpinistica può riportare i giovani in montagna?”
Organizzato dal Presidente del Gruppo Occidentale, Mauro Penasa, e da Giovanni Pagnoncelli, padrone di casa e ossolano d’adozione, il convegno ha visto molti nomi noti avvicendarsi sul palco per dialogare attorno ai temi proposti.
Giovani e cultura alpinistica
Sulle cime e pareti dell'Ossola è stata scritta un bel po’ della storia dell’alpinismo classico e dell’arrampicata moderna, sportiva e trad. Resta comunque un’area isolata, della quale si conosce poco e che durante il convegno è stata raccontata da alcuni dei protagonisti. Un momento di condivisione di preziose esperienze che rappresentano il nucleo della passione per la scalata e che possono motivare i giovani a vivere la montagna con una consapevolezza diversa. Con la coscienza di appartenere a una lunga storia.
“L’Ossola va valorizzata come terreno di scoperta e riscoperta, contrapposto all’alpinismo fatto di social e di salite preconfezionate” spiega Marcello Sanguineti, accademico e relatore al convegno. “I giovani, curiosi e sperimentatori per natura, possono certamente essere affascinati da questa possibilità”. A confermarlo è anche Matteo Della Bordella, che vede nella falesia di Cadarese, famosa per l’arrampicata in fessura, “un punto di partenza verso altre grandi mete. Per molti può essere bello e soddisfacente salire in fessura e portare a casa i tiri più duri mentre per altri quel tipo di arrampicata può essere il banco di prova per poi portare l’esperienza sulle big wall di Yosemite, che rappresenta l’anello di congiunzione tra arrampicata e alpinismo”. Un luogo che offre molte opportunità ai più giovani per farsi le ossa e poi testarsi sulle più impegnative pareti della Patagonia o del Karakorum. “Un posto dove iniziare a coltivare i propri sogni”.
Stiamo parlando di un territorio che richiama arrampicatori da ogni parte d’Europa, ma che pare non appassionare i giovani locali. Ecco allora che il tutto ritorna alla domanda più generale: può la cultura alpinistica riportare i giovani in montagna? Un dilemma che apre le porte a tanti altri interrogativi. I ragazzi conoscono la storia dell’alpinismo? Sanno cosa è stato fatto sulle pareti di casa? Conoscono il territorio in cui vivono, i boschi, i sentieri? Spesso, e accade in tutto il territorio nazionale, la risposta è no. Difficilmente oggi i più giovani si appassionano a quel che hanno dietro casa. Così ecco che anche le falesie, come i boschi e i prati in quota, si popolano di forestieri che diventeranno esperti conoscitori di quei luoghi. Si perde però un qualcosa di storico, non c’è più ricambio generazionale tra chi ha lasciato una traccia e chi avrebbe dovuto seguirla per trarne ispirazione. Ecco allora che la storia di una valle viene scritta da visitatori più o meno occasionali che arrivano da migliaia di chilometri di distanza.
La storia dell’alpinismo ossolano
Il convegno si è tenuto presso la sala polifunzionale della Comunità Montana Valle Ossola, dove si sono susseguiti interventi da parte di personalità di spicco del mondo alpinistico e dell’arrampicata: Mario Bramati, Matteo Della Bordella, Alessandro Gogna e Marcello Sanguineti. A seguire poi una tavola rotonda tra quelli che sono stati i pionieri dell’alpinismo ossolano. Tino Micotti, verbanese che per primo scalò in Ossola il sesto grado, Alberto Paleari, Mauro Rossi, Roberto Pe, Graziano Masciaga, Fabrizio Manoni, Maurizio Pellizzon e Ivano Pollini.
Racconti, aneddoti, sensazioni e immagini, hanno aiutato a narrare diversi modi di vivere e interpretare l’alpinismo e l’arrampicata nell’Ossola. “Abbiamo cercato di evidenziare le enormi potenzialità dell’Ossola” spiega Sanguineti. “L’Ossola possiede le due falesie per l’arrampicata trad più famose d’Europa, che richiamano scalatori da ogni parte del continente: Cadarese e Yosesigo, due Yosemite in miniatura” continua Sanguineti. “Nonostante siano state l’arrampicata sportiva e, soprattutto, l’arrampicata trad ad aver reso famosa l’Ossola negli ultimi anni, bisogna ricordare che le sue valli rappresentano un meraviglioso terreno di gioco per l’alpinismo”. Qui si trovano infatti alcune delle più famose pareti alpine, a partire dalla Est del Monte Rosa e poi “montagne che offrono stupendi itinerari multipitch di arrampicata sportiva e trad, scalate su ghiaccio e misto, cascate di ghiaccio e scialpinismo”. Un posto dove praticare ogni disciplina ricordando, come ha concluso il presidente generale Rampini, che “occorre recuperare il concetto e il valore originario dell’alpinismo, come esplorazione, scoperta e sfida leale con la montagna e le pareti, individuando chiaramente il limite che separa lo sport arrampicata dall’alpinismo”.
RELAZIONE DEL PRESIDENTE GENERALE
Introducendo il Convegno, il Presidente Generale Rampini, dopo aver ricordato le iniziative portate avanti dall’Accademico nell’ultimo anno (tra le quali Convegni, Meeting di arrampicata, Premio Paolo Consiglio, Pubblicazioni), illustra brevemente una problematica sulla quale ritiene che l’associazione dovrà lavorare e prendere posizione in futuro.
“Ritengo importante dedicare qualche parola ad una problematica che mi sta particolarmente a cuore e sulla quale vorrei che il CAAI concentrasse una parte dei propri sforzi in futuro.
Le cronache di questa estate, sia alpine che himalayane, hanno portato all’attenzione generale, anche ben oltre i limiti dell’ambiente alpinistico, il problema del sovraffollamento delle aree alpine, soprattutto nelle zone più rinomate.
I livelli attuali di frequentazione della montagna, esplosi negli ultimi anni sotto la spinta delle iniziative promozionali e della rete, rappresentano un rischio effettivo per la sopravvivenza dell’ambiente montano come tutti noi continuiamo ad immaginarlo, come oasi di tranquillità e di vita ancora legata ad un ambiente naturale sopravvissuto alla rivoluzione industriale. Un ambiente che dovrebbe imboccare strade di sviluppo ben diverse da quelle della pianura se si vuole evitare che ne diventi una replica alla lunga poco interessante e questo tolga gran parte del suo valore all’esperienza alpinistica. Così come occorre mettere un freno alle devastazioni ambientali ad uso turistico e ripensare I criteri di sviluppo delle aree montane, occorre recuperare il concetto e il valore originario dell’alpinismo, come esplorazione, scoperta e sfida leale con la montagna e le pareti, individuando chiaramente il limite che separa lo sport arrampicata dall’alpinismo.
Il primo, a diffusione ormai di massa, necessita di strutture artificiali omologate che meglio si collocano in contesti urbani o di prossimità mentre il secondo dovrebbe basarsi su un uso parsimonioso e del tutto soggettivo dei mezzi artificiali e quindi con impatto ambientale ridotto.
E l’impatto ambientale ridotto deriva poi soprattutto dal naturale ridimensionamento dei flussi di frequentatori.
La migliore salvaguardia per l’alpinismo e la libertà di praticarlo passa attraverso uno sviluppo sostenibile del numero dei praticanti con il ripensamento di certe forme anomale di proselitismo da parte anche delle associazioni alpinistiche.
Sembra giunto il momento di valutare con maggiore criticità l'opportunità di organizzare eventi promozionali a forte impatto e attività formative per un pubblico generalista che vuole provare un’esperienza diversa, concentrando gli sforzi sull'attività educativa e formativa di coloro che già per passione propria si avvicinano alla montagna e all'alpinismo, con gradualità e passione.
Non possiamo escludere altri modi di vedere le cose, ma ognuno di noi ha l’obbligo morale di impegnarsi e lottare con coerenza e decisione per portare avanti le idee che riteniamo migliori”.
Fresco di stampa è disponibile l’ANNUARIO ACCADEMICO 2019 – BOLLETTINO CAI NR. 116
Attualità alpinistica, considerazioni di carattere etico, racconti ed approfondimenti storici, relazioni di nuove salite e tanto ancora in 320 pagine a colori ricche di fotografie.
L’Annuario è distribuito da “Idea Montagna – Editoria e Alpinismo” ed è disponibile presso le migliori librerie specializzate. Si può richiedere anche a Idea Montagna tel 049 6455031 e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure alla redazione Mauro Penasa tel 348 8862343 e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
I numeri arretrati (e a breve anche l’Annuario 2019) possono essere richiesti on line sul catalogo Idea Montagna:
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/catalogolibrimontagna.asp?col=Accademico
Tra i vari articoli dell’Annuario 2019 (vedi sotto) proponiamo in allegato quello di Maurizio Oviglia (pag. 20) sulla “Spedizione esplorativa CAI-Jordan Tourism Board” dell’aprile 2018.
In questo numero:
Accademico
La libertà di rischiare passa per la responsabilità, le considerazioni del Presidente Rampini.
Il Convegno nazionale di Barzio (2018), come lo stile di scalata influenza l’alpinismo personale.
Attività del CAAI: dal Corso di Mountain Wilderness per accompagnatori di montagna in Pakistan, al Meeting di Arrampicata nel Vallone di Sea, all’apertura di nuovi itinerari nell’inesplorata regione del Wadi Sulam, in Giordania.
Momenti di Alpinismo
I racconti e le impressioni dei vincitori del Riconoscimento Paolo Consiglio.
2018: Bacci e Moroni sulla Diretta Slovacca al Denali, una salita di gran classe. Della Bordella e Schupbach in una grande avventura patagonica al Cerro Riso Patron
2019: l’esplorazione di Vallata e Compagni nella poco frequentata valle del Rangtik, in Zanskar.
A seguire una gran quantità di interessanti testimonianze: il compendio di Mattio sulle grandi vie di misto classico e moderno che percorrono i vari versanti del Monviso, la bella impresa di Beber sul ghiaccio della Cima Brenta, e per la roccia un’infilata di seduzioni: le avventure sull’arenaria Ceca di Franchini, una nuova e difficile via in Wenden per Spreafico, Giovanazzi e compagni sulla Cima Verde in Val d’Adige, Sartori e Zanetti in Brenta e l’infaticabile Giordani che ci racconta di possibilità infinite tra Dolomiti e Sardegna, a sfatare l’impressione che lo spazio rimasto per nuove salite sia troppo poco, Bressan ci parla delle poco conosciute vie sul Muntel, nel vallone di Antermoia.
Pensieri di Alpinismo
Grill e le sue riflessioni sulla libertà in parete ed il superamento dei limiti. Penasa replica invece sulla minaccia alla libertà in montagna causata dalla diseducazione e dal sovraffollamento, Tondini ci parla di Etica nel catalogare le diverse situazioni dell’arrampicata di oggi.
Leardi propone frammenti della sua incredibile carriera alpinistica attraverso i post di facebook, un modo moderno di tramandare la propria storia.
Un paio di considerazioni sul Nuovo Mattino, filtrate dalla memoria di quel momento: Bianco ricorda Motti per rivalutare il mondo alpinistico da cui il Nuovo mattino sembra prendere le distanze. Alla lunga passa il messaggio più risonante, ma quale è la realtà da cui si è partiti?
Infine, dalla storia di Finale due personaggi di peso: Ghiglione riflette sull’etica dell’apertura delle vie, Parodi propone la sua visione dell’alpinismo di avventura, poco appariscente e tanto più vera.
Storie di Alpinismo
Furlani ci ricorda della salita di vertigine, la via più strapiombante al mondo, in valle della Sarca, e Bressan ce ne racconta la ripetizione… Bertolotti ci presenta l’interessante storia dell evoluzione dell’arrampicata sulla Pietra di Bismantova. Antoniazzi ripercorre invece la sua scalata della via Mephisto, opera del visionario Schliest, Gogna ci racconta infine la genesi del libro “La Valle della Luce”, sulla valle della Sarca e sui personaggi che ne hanno vissuto le pareti.
Ricordi di Alpinismo
Non si poteva lasciare andare in silenzio un personaggio come Bridwell: Penasa si è preso in carico il ricordo di questo impareggiabile fuoriclasse. Sono passati invece 40 anni dalla scomparsa di Guido Rossa, ricordato a Torino da amici e compagni di scalata, e qui da un bel pezzo di Camanni. Il carisma di Detassis ci è raccontato invece da Torretta, mentre Rovis ci presenta due figure importanti del nostro alpinismo al femminile, Bianca di Beaco, di recente scomparsa, e Adriana Valdo.
Numeri di Alpinismo
Il dottor Reforzo racconta della medicina d’alta quota e dei corsi di Wilderness medicine, la nuova specializzazione. Poi i 50 anni del Centro Studi Materiali e Tecniche.
Infine, le Cronache di Maurizio Oviglia sull’alpinismo extraeuropeo e alpino del 2018.
Ed il ricordo di cari amici che ci hanno lasciato.
Alpinismo e arrampicata con i pionieri dell'Ossola
è il tema del Convegno Nazionale 2019 del CAAI organizzato dal Gruppo Occidentale a Domodossola il 12 e 13 ottobre.
L’Ossola è una regione che è rimasta molto selvaggia. Sulle sue cime e pareti si è fatta un bel po’ della storia dell’Alpinismo classico e dell’Arrampicata moderna, sportiva e trad. Resta comunque un’area isolata, della quale si conosce poco e che vogliamo farci raccontare dai protagonisti. Un momento di condivisione delle preziose esperienze che sono il fulcro della passione per la scalata e per la montagna e che possono motivare i giovani a vivere la montagna con la consapevolezza di far parte di una lunga storia…
Sono previsti interventi di personalità di spicco del mondo alpinistico e dell’arrampicata: Alessandro Gogna, Alberto Paleari, Pietro Garanzini, Roberto Pe, Fabrizio Manoni, Mauro Rossi, Matteo Della Bordella, Marcello Sanguineti.
Programma
Sabato 12 ottobre
Ore 13 – Arrivo e registrazione dei partecipanti
Ore 14:30 – Inizio lavori
Ore 16:00 – Coffee break
Ore 19:00 – Chiusura lavori
Ore 20:00 – Cena sociale
Per gli accompagnatori è prevista una visita guidata alla città di Domodossola dalle 14:30 alle 18:30
Domenica 13 ottobre
Arrampicate ed escursioni nelle Valli dell’Ossola.
BHAGIRATHI IV 6.193 m – Garhwal Indiano
Nuova via in puro stile alpino speed per gli Accademici e Ragni di Lecco Luca Schiera, Matteo Della Bordella e Matteo De Zaiacomo.
L’inviolata parete Ovest salita in giornata: oltre 800 metri di dislivello con difficoltà continue fino al 7b senza spit.
Un esempio bellissimo, anche se raro nel panorama dell’alpinismo italiano, di come sia ancora possibile fare vero grande alpinismo di avventura e di valore su montagne un tempo ritenute “minori”, anche se solo per “quota”, nel contesto Himalayano.
Maggiori info nei link:
I soci accademici Matteo e Luca Enrico, animatori del Meeting, fanno il punto sulla grande festa della montagna del 7/8 settembre.
L’edizione 2019 del raduno Val Grande in Verticale non ha tradito le aspettative. Dopo la creazione del Gruppo Valli di Lanzo in Verticale (cofondatore l’Accademico insieme alle sezioni Cai di Torino, Venaria e Uget) ci si attendeva infatti un cambio di passo deciso, un raduno meno “casalingo” ma espressione diretta della volontà del Cai di mettere in primo piano la “Montagna”, con la A maiuscola. Con un maggiore coinvolgimento dei soci attraverso attività libere e pianificate, traducendo il puro gesto tecnico della scalata in una festa, rivolta anche ai bambini, nuove leve dell’alpinismo del futuro.
A un certo punto abbiamo anche temuto di aver fatto “il passo più lungo della gamba”, come si suole dire, tante erano le novità e non era affatto scontato che non si traducessero in un flop.
E poi il solito meteo, un po’ ballerino fino all’ultimo, ci ha fatti stare con il fiato sospeso. Venerdì pomeriggio il sole però già illuminava le grandi placconate dello Specchio e con benevola accondiscendenza sembrava invitarci a risalire le pietraie per scalare. Meno poeticamente si può dire che, anche a sto giro, ci è andata bene, ma si sa, al tempo non si comanda e si può solo sperare nella fortuna.
Il sentore che sarebbe stato un grande evento però l’abbiamo avuto il sabato, sin dalle prime battute.
Ma andiamo per ordine.
Il solito gazebo d’accoglienza, montato a monte dello storico Albergo Savoia, ha visto iniziare ad affluire arrampicatori, escursionisti e simpatizzanti anche attratti dalla nuova guida “Val Grande in Verticale”, fresca fresca di stampa e ricolma di utili informazioni per scalare non solo in Sea. Poco alla volta, con grande piacere, abbiamo iniziato a constatare che la situazione dei “pacchi raduno” cominciava a diventare critica. Via uno l’altro, via uno l’altro con un elenco di nomi che, di pari passo, continuava a crescere, come mai era capitato nel primo giorno di manifestazione.
Certo la maglietta Ortovox faceva gola, così come i ricchi premi da dividere a manifestazione conclusa.
Due parole bisogna proprio spenderle per questa ditta, la Ortovox, che quest’anno ci ha dato un grandissimo apporto, è stata davvero il “main sponsor” e un grazie va al nostro socio Giovanni Pagnoncelli che si è prodigato affinchè ciò avvenisse e che ha speso due giorni con noi in Val Grande, partecipando anche lui al raduno.
A metà giornata gli iscritti erano già tanti, raggiungendo le 100 presenze. Un numero mai visto.
La grande novità era poi la prova di scalata per bambini, organizzata il sabato sui massi di Cantoira e la domenica su un masso all’inizio di Sea, pulito con la solita certosina precisione dall’infaticabile Gianni Ribotto, vero “local” delle valli di Lanzo. E’ andata benissimo e un grazie va alla Scuola di Alpinismo Giovanile del Cai di Chieri e alla guida alpina “Muyo” Maritano, gestore del rifugio Città di Ciriè al Pian della Mussa, che a sue spese ha mandato, la domenica, il suo collega Coggiola a supportare i volontari. Alla fine nelle due giornate sono transitati 80 bambini circa, un vero successo, molto superiore a quanto pensavamo.
Ma il sabato c’è stata anche la presentazione della nuova guida “Val Grande in Verticale” (autori, oltre agli scriventi, Marco Blatto ed Elio Bonfanti), anche questa un successo, nonostante molti fossero ancora impegnati in parete. Immancabile però Ugo Manera che ci ha raggiunti in tempo per raccontare interessanti aneddoti sui “seani” del passato. E’ stato un incontro molto positivo che ha visto la partecipazione anche del sindaco di Groscavallo in un barlume di distensione dopo la spinosa questione della nostra (e con nostra si vuole intendere del sodalizio tutto) opposizione al progetto della strada in Sea.
La giornata di sabato è proseguita poi con la cena nello storico locale “Cesarin” di Breno, dove i commensali hanno sfiorato quota 100, e poi con la proiezione nel palazzetto polifunzionale di Chialamberto dello stupendo film “Dawn Wall”, incredibile storia di un’ossessione più che di una scalata. Ma anche una bella storia di amicizia tra i due protagonisti. Il film è stato introdotto dal nostro socio Andrea Giorda.
La domenica gli iscritti hanno continuato a crescere e a quelli del raduno si sono affiancati gli atleti della seconda “Daviso in Verticale”, 1100 m e 6 Km da correre in meno di un’ora. Domenica c’è poi stata la seconda grande novità di quest’anno: l’inaugurazione del ripristinato sentiero del Passo dell’Ometto. Un percorso incredibile e selvaggio da anni ormai impraticabile a causa dei rododendri e degli ontani, delle “drose” come si dice qui. Un sentiero che, staccandosi da quello diretto al bivacco Soardi-Fassero, porta alle pendici dell’imponente parete nord dell’Uja di Mondrone, il “Cervino delle Valli di Lanzo”. Anche quest’iniziativa è stata un grande successo grazie all’impegno, sia in fase di pulizia che di organizzazione dell’escursione, del Cai Uget di Torino, della Scuola Mentigazzi della sezione di Torino e della sottosezione Val Grande che, con i suoi volontari pieni di entusiasmo, ha saputo rendere percorribile questo bellissimo sentiero.
Tutti sono stati soddisfatti. Escursionisti, arrampicatori, allievi dell’ormai consolidato “corso trad” della Gervasutti ed anche il gruppetto del corso della Ortovox. E quando tutti i partecipanti ancora presenti (le presenze totali sono state circa 300) e gli atleti della corsa hanno cominciato ad affluire sulla terrazza del Savoia è iniziata l’estrazione dei premi. Tra salami, bottiglie e costosi prodotti delle tante aziende e negozi del settore montagna, della cartografia e dell’editoria tutti sono andati via soddisfatti, nessuno a mani vuote.
In quest’edizione sono stati coinvolti tutti e tre i comuni della valle, tutti hanno concesso il patrocinio e tutti gli esercizi commerciali coinvolti sono stati molto soddisfatti. Questa riteniamo che sia una cosa molto importante in quanto questo raduno deve essere anche da sprone ad appoggiare sempre maggiormente gli sport legati alla montagna, nell’intento di rivalorizzarla.
Infine è doveroso spendere anche due parole sui lavori che abbiamo fatto quest’anno. Sono state ripristinate altre bellissime e dimenticate vie in Sea, sia sullo Specchio che sul Trono, oltre alla via di Grassi sulla nord della Mondrone, grazie alla sponsorizzazione del Cai Ala di Stura. Lavori lunghi e faticosi ma che lasciano una grande soddisfazione, soprattutto quando poi gli scalatori tornano su pareti altrimenti dimenticate. In quest’ottica la nuova pubblicazione non deve essere un punto di arrivo ma un punto di partenza.
Vi aspettiamo al raduno 2020.
Foto di M. e L. Enrico e A. Rampini
Riscaldamento globale? Clima che cambia?
Catastrofisti e negazionisti si danno battaglia con argomentazioni a volte eclatanti ma spesso poco convincenti. La confusione è grande e alimenta alla fine disorientamento e prese di posizione istintive se non indifferenza.
Come alpinisti abbiamo la fortuna di poter osservare direttamente situazioni e fenomeni naturali in un ambiente particolarmente sensibile com’è la montagna.
E se sono anni, o meglio ancora decenni, che frequentiamo questi ambienti ci viene naturale fare confronti.
E i confronti non lasciano dubbi. L’esperienza diretta è molto più coinvolgente degli stessi report impressionanti sulla riduzione dei ghiacciai.
Le splendide immagini che ci trasmette in diretta la webcam posizionata sul nostro Bivacco Alberico e Borgna al Col de la Fourche (3.765 mt.) ci danno la testimonianza di un cambiamento forse irreversibile nella struttura delle pareti ghiacciate che si affacciano sul bacino della Brenva.
Webcam Col de la Fourche mt. 3.765
Abbiamo installato questa webcam nel 2018 per fornire agli alpinisti immagini in diretta sulle condizioni della montagna per programmare le salite di questo versante ma oggi la situazione delle pareti è talmente degradata da rendere improponibili le salite nella stagione estiva e comunque anche ad inizio stagione difficilmente si ricostituiranno situazioni di sicurezza.
Questo privilegiato punto di osservazione nel cuore del massiccio del Monte Bianco acquista però oggi una valenza straordinaria dal punto di vista del monitoraggio della situazione legata ai cambiamenti climatici in corso.
L’archivio storico testimonierà passo passo i cambiamenti in atto.
Osservando il pendio Nord del Col de la Brenva, fratturato in profondità e con grandi masse di ghiaccio in equilibrio precario, si fa fatica a pensare che fino agli anni ottanta offriva anche in piena estate un uniforme scivolo di neve che salivamo rapidamente per accedere al Pilone Centrale del Freney.
Anche la Nord della Blanche è in una situazione simile, non solo assolutamente impercorribile ma anche con il grande seracco superiore che mostra ormai i segni inquietanti di un distacco profondo e prospettive ineluttabili di crollo futuro.
E crollo importante si è già registrato all’inizio dell’estate nell’imbuto della Brenva (attacchi della Poire e della Major).
Seguiamo con grande interesse l’evolversi della situazione attraverso le immagini della nostra webcam e se non vogliamo essere pessimisti per scelta, poniamoci almeno qualche interrogativo.
Alberto Rampini
Presidente Generale
Sulle orme dei visionari che scrissero un capitolo importante nella storia dell’alpinismo e ne lasciarono una traccia potente sulle pareti del Vallone di Sea.
Una storia che parte dalla fine degli anni settanta con l’esplorazione del Vallone e le prime avventurose salite di Giancarlo Grassi e Isidoro Meneghin e arriva ai giorni nostri con nuove vie al livello dei tempi e con la pulizia e sistemazione di decine di vie storiche.
Ma attenzione, Sea non ha mai regalato niente a nessuno e giustamente la ripresa delle vie storiche, al di là della pulizia e della sostituzione dei vecchi chiodi con ancoraggi sicuri, non ne ha sminuito l’impegno.
Tutto questo lavoro, nel quale anche il CAAI ha creduto, animato fortemente dai soci Luca e Matteo Enrico, ha creato le premesse per la realizzazione dei meeting di arrampicata del 2017 e 2018, con ottimi risultati di partecipazione.
Nel 2019 viene costituito il Gruppo Valli di Lanzo in Verticale, fondato dagli stessi organizzatori del primo raduno del 2017 assieme ad altri soci del Club Alpino Italiano appartenenti alle Sezioni di Venaria, Torino, Cai Uget Torino e Club Alpino Accademico.
Il nuovo Gruppo nasce con la volontà di promuovere non solo la Val Grande, ma le Valli di Lanzo tutte mediante attività che garantiscano il rispetto della natura e della tradizione alpinistica, salvaguardando le diversità di stili di arrampicata presenti sul territorio.
Nelle Valli di Lanzo esistono oggi oltre 700 itinerari che propongono stili di arrampicata vari, dalle placche alle fessure ad incastro, con sviluppo fino a 10 lunghezze. Le vie del Vallone di Sea, anche quelle risistemate, rimangono avventure di impegno alpinistico e richiedono capacità nell’uso delle protezioni veloci, mentre sulle pareti della Val Grande esistono numerose vie protette integralmente a fix.
Il meeting viene proposto anche quest’anno, arricchito di numerosi eventi, dalla scuola di arrampicata trad alla prova di arrampicata per ragazzi, al Raduno Boulder a Balma Massiet. Da non perdere anche la proiezione del film “DawnWall”.
In occasione del meeting esce VAL GRANDE IN VERTICALE la nuova guida alle arrampicate nella Val Grande di Lanzo e nel Vallone di Sea a cura di Marco Blatto, Elio Bonfanti, Luca e Matteo Enrico, Editore Idea Montagna.
Di seguito il programma dettagliato del meeting 2019:
Sabato 7 Settembre
h 9:00 > Ritrovo presso l’Albergo Savoia di Forno Alpi Graie: iscrizione al raduno e attività libera di arrampicata sulle pareti della Valle;
a partire dalle h 10:30 > “Prova di arrampicata” presso la località Massi di Cantoria – frazione Balme – rivolta in particolare a bambini e ragazzi. La prova a cura del Cai di Chieri terminerà alle h 16:30. Possibilità di pranzo e merenda presso l’Osteria degli Amici di Cantoira a 5 minuti d’auto;
a partire dalle h 18:00 > Ritrovo presso il ristorante “Cesarin” in località Breno di Chialamberto. h 19:00, cena conviviale;
h 21:15 > Proiezione del film “DawnWall” presso il palazzetto polifunzionale di Chialamberto – località Cossiglia.
Domenica 8 Settembre
A partire dalle h 8:00 > Ritrovo presso l’Albergo Savoia di Forno Alpi Graie: iscrizione al raduno e attività libera di arrampicata sulle pareti del Vallone di Sea;
A partire dalle h 8:00 > Iscrizione alla gara di corsa vertical “Daviso in Verticale” presso l’Albergo Savoia di Forno Alpi Graie;
h 9:30 > partenza della gara di corsa vertical “Daviso in Verticale”;
h 9:30 > Inaugurazione del sentiero numero 309 del “Passo dell’Ometto” con partenza da Forno Alpi Graie a cura di Cai Torino, Cai Lanzo e Cai Venaria – necessaria preiscrizione;
h 16:45 > premiazione della gara “Daviso in Verticale” presso Albergo Savoia di Forno A.G.;
h 17:15 > ritrovo di tutti i partecipanti al raduno –gadget e premio partecipazione;
Nella giornata di domenica verranno inoltre organizzati:
Un’escursione al bivacco Soardi Fassero a cura del Cai Uget – necessaria preiscrizione;
Una “Prova di arrampicata” rivolta in particolare a bambini e ragazzi, in località Forno Alpi Graie;
Un Raduno boulder “Polvere di Stelle” presso il circuito di Balma Massiet;
Corso di “arrampicata trad” a cura della Scuola Nazionale di Alpinismo “Giusto Gervasutti” del Cai Torino – necessaria preiscrizione;
Corso di arrampicata Ortovox “Safety Academy” con accompagnamento di guide alpine.
Gli accademici Samuele Mazzolini e Francesco Piacenza raccontano una delle tante salite strappate al lavoro e alla famiglia in un ritaglio di tempo.
Grande passione, determinazione e preparazione tecnica alla base di tutto. Come sempre, nel puro spirito accademico di chi scala nel tempo libero.
Vedi la via a questo link:
Relazione Tecnica:
Ore 15:00 di un sabato di Luglio, autostrada bloccata. Decidiamo di uscire ad Affi, prenderci una birra e valutare quale parete scalare in alternativa a quella che avevamo in mente, tanto ormai è troppo tardi per andare dove volevamo.
Succede spesso così quando abiti rispettivamente a Forlì ed Ancona e hai 2gg contati per andare in Dolomiti. Uno slalom tra lavoro, famiglia, traffico e tempo bello, che tengo in piedi ormai da diversi anni, grazie anche all'amicizia fraterna che mi lega con Francesco Piacenza.
Dopo un paio di birre, forse non più lucidissimi, non notiamo i 1200m di dislivello per raggiungere il Rifugio Pradidali e decidiamo per "SKYLUKE FOR ALEX", alla Torre Gialla di Cima Canali. Non abbiamo mai fatto una via di Scarian e l'idea ci piace.
Alle 18,30 arriviamo al Cant del Gal e realizziamo la "sgroppata" che ci aspetta. L'immensa parete del Sass Maor ci tiene compagnia mentre camminiamo e il tempo passa ricordando i bei momenti passati su quelle placche compatte qualche anno addietro.
L'indomani perdiamo un po' di tempo per raggiungere la parete: il canale di attacco è zeppo di neve e ci obbliga a qualche passaggio delicato avendo con noi solo le scarpette da ginnastica.
La via è impegnativa, ce lo aspettavamo, ma la roccia delude non poco le nostre aspettative. Eravamo convinti fosse ottima, ma in realtà diversi tratti richiedono attenzione nella scalata se non si vuole fare dei ritorni volanti all'ultimo fix, a causa di qualche tacca che salta via.
Tutto procede comunque bene e rientrati al Pradidali siamo solo a metà dell'avventura: dobbiamo scendere in valle, prendere la macchina e rientrare a Forlì, perchè lunedì si lavora.
Arriviamo di notte e Francesco come d'abitudine si ferma da me, riposa qualche ora e la mattina seguente, dopo un rigoroso "pasta e capuccino", riparte per Ancona.
Il lunedì è sempre il tiro più duro della via ma portiamo il culo in sosta anche stavolta...tanto di sera buonanotte a tutti, si dorme.
Serate di alpinismo a CAVALESE dal 18 luglio al 22 agosto 2019.
Tra i protagonisti gli Accademici Leri Zilio e Giuliano Bressan, le Guide Alpine Tomas e Silvestro Franchini, l'intramontabile Maurizio Zanolla e per finire Davide Chiesa.
Allegata la locandina della manifestazione.
Se lo è aggiudicato la spedizione Chareze Ri North 2018, formata da un composito gruppo lombardo-friulano-bellunese: Davide Limongi, Federico Martinelli, Enrico Mosetti, Federico Secchi, Luca Vallata e Daniele Castellani.
Il Premio Paolo Consiglio, a partire dagli anni novanta, viene assegnato ogni anno dal CAI, su segnalazione e proposta del CAAI, ad una spedizione italiana che abbia svolto attività extraeuropea di rilievo coerente con quanto previsto dal Regolamento del Premio. Si deve trattare di spedizione extraeuropea che abbia svolto attività di apprezzabile livello tecnico in zone poco conosciute e poco frequentate, deve essere una spedizione leggera, a basso impatto ambientale e deve aver operato secondo criteri tradizionali e leali, con il minor ricorso possibile a mezzi artificiali. I membri devono essere in maggioranza giovani. E proprio questo requisito ha ristretto fortemente la rosa dei possibili concorrenti emersi dall’esame della cronaca alpinistica extraeuropea 2018. A riprova che nel nostro paese l’altissimo livello tecnico che tanti giovani raggiungono soprattutto nell’arrampicata fatica poi ad esprimersi in attività di più ampio respiro e in avventure extraeuropee di alto livello.
Nel corso dell’Assemblea dei Delegati del CAI tenutasi a Milano il 26 maggio si è svolta la cerimonia di premiazione della spedizione, che ha operato nel Ladack Indiano, in una valle laterale dello Zanskar.
La zona è poco conosciuta e ancor meno frequentata e offre molte possibilità di salite anche a cime vergini. La spedizione ha operato nel mese di agosto 2018 e oltre ad attività di esplorazione ha aperto una via di circa mille metri con difficoltà classiche nella prima parte su ghiaccio e nella parte superiore su roccia in stile alpino, con bivacco e con una discesa avventurosa su un versante non conosciuto. I membri della spedizione sono tutti ragazzi giovani e pieni di entusiasmo.
Questa la motivazione ufficiale del riconoscimento:
“Si è voluto premiare un’iniziativa di carattere esplorativo, che è culminata nella salita di una cima inviolata e si pone come esempio significativo di alpinismo di esplorazione e valida alternativa alle mete più gettonate e inflazionate. Al di là delle pur apprezzabili difficoltà tecniche, il significato simbolico di questa salita è importante, proponendo un alpinismo di ricerca e la concreta possibilità, anche per alpinisti giovani, con tempo e budget limitato, di continuare ancora oggi il filone di un alpinismo classico di scoperta e di avventura, sfatando il mito ‘dell’ormai c’è ben poco da fare che non sia iper estremo’”.
Di seguito Luca Vallata sintetizza in una breve relazione l’attività svolta.
"A partire dalla metà di agosto del 2018 per circa un mese il nostro gruppo lombardo-friulano-bellunese ha esplorato la valle del Rangtik, una laterale della valle dello Zanskar nella regione indiana del Ladakh.
Il nostro viaggio ha preso le mosse dall’utilissimo report pubblicato sull’American Alpine Journal da Matija Jošt, obiettivo principale era quello di salire una cima vergine e senza nome di 6080m vicina alla testata della valle.
Dopo la prima fase di acclimatamento e dopo aver valutato le possibili linee di salita il nostro gruppo ha sfruttato la prima bellissima finestra di tempo stabile per salire in due giorni l’evidente spigolo sul lato sinistro della parete nord-est.
La salita si è svolta dapprima su ghiaccio (max 70°) ed in seguito su roccia di ottima qualità (max V+) fino a raggiungere la cima nord del monte a circa 5959m.
Nel tentativo di raggiungere la cima principale e di guadagnare una via di discesa più comoda abbiamo in seguito percorso un’affilatissima cresta, raggiungendo la sommità di una torre a circa 200m in linea d’aria da quota 6080m. A questo punto, considerato il soppraggiungere dell’oscurità abbiamo dovuto ritirarci lungo la parete nord ovest con una avventurosa serie di doppie al buio.
Il brutto tempo che ha caratterizzato la seconda metà della nostra permanenza in Zanskar ha impedito ulteriori tentativi alla cima principale, la quale resta quindi ancora inviolata.
Un po’ di toponomastica: la nostra via si chiama Jullay Temù, ovvero ciao orso in Ladakhi, questo per salutare la discreta famiglia di orsi himalayani che hanno visitato la valle durante la nostra permanenza, lasciandoci impronte e sospetti rumori notturni...
Il nostro cuoco Sonam e l'aiutante Lobsang vorrebbero proporre di nominare la cima Chareze Ri, in quanto, ci spiegano, il chareze sarebbe una tipologia di stupa abbastanza somigliante per forma alla nostra cima.