Rifugio Mariotti (CaiParma) - Lago Santo Parmense - 1.507 m slm
Meteorologia
La certezza delle previsioni meteo per chi va in montagna è fondamentale non solo per la buona riuscita di una gita ma anche per la sicurezza. Una previsione oggi per le 24 ore successive comporta indicativamente una probabilità di successo del 90%, dell'80 - 85% per i due giorni, del 75-80% per i tre giorni seguenti fino ad arrivare al sesto-settimo in cui la previsione ha una credibilità del 60-65%. I normali mezzi di diffusione dell'informazione meteo (televisioni pubbliche e private, quotidiani nazionali) forniscono, generalmente, previsioni nazionali con scarsa risoluzione spazio-temporale; esse infatti propongono informazioni al più a livello regionale. Per questi motivi è consigliabile visionare previsioni locali e di breve scadenza.
Di seguito alcuni link a siti che offrono previsioni nazionali e locali; è possibile anche consultare numerosi tipi di cartine (precipitazioni, vento etc):
Meteogiornale
3bmeteo
Meteo Aeronautica Militare
Alcuni link per visualizzare le ultime immagini Meteosat, radar e reti di Monitoraggio:
Sat24 - Animazioni immagini satellitari anche ad alta definizione
Rete di Monitoraggio dati meteo in tempo reale in Emilia Romagna
Bollettini Valanghe
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO/SUDTIROL
Ecco una serie di siti meteo per le previsioni locali di varie regioni e per le previsioni nelle principali nazioni confinanti con l'Italia
Italia
Abruzzo
Abruzzo Meteo
Basilicata
Arpa Basilicata
Campania
CAMPANIAMETEO.IT
Emilia-Romagna
A.R.P.A. EMILIA ROMAGNA
METEOPARMA
Friuli-Venezia Giulia
A.R.P.A. FRIULI VENEZIA GIULIA
Lazio
METEO LAZIO
Liguria
ARPAL
CENTRO METEO LIGURE
Lombardia
A.R.P.A. LOMBARDIA
CENTRO METEOROLOGICO LOMBARDO
Marche
METEO ASSAM
Molise
MeteoMolise
Piemonte
A.R.P.A. PIEMONTE
Puglia
METEOSALENTO.IT
Sardegna
SAR
Sicilia
SIAS REGIONE SICILIA
CENTRO METEO SICILIANO
Toscana
LAMMA
Meteo Apuane
Trentino-Alto Adige
METEO TRENTINO
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO
Umbria
UMBRIA METEO
Valle d'Aosta
REGIONE VALLE D'AOSTA
Veneto
A.R.P.A. VENETO - previsioni Veneto
A.R.P.A. VENETO - previsioni Dolomiti
A.R.P.A. VENETO - previsioni Garda
Francia
METEO FRANCE - Servizio Meteorologico Francia
Svizzera
BATTISTI Ciro Vicolo Bersaglio, 26 39100 BOLZANO – BOZEN
CELVA LINO * Via Montevaccino 1/D 38100 Trento (TN) RADIATO
CONFALONIERI Giorgio * Via Lega Lombarda, 2 20034 GIUSSANO (MI)
LA MISTERIOSA VIA “PIAZ” NEL SOTTOGRUPPO DELLA VALLACCIA
Il socio Antonio Bernard, da anni alla ricerca di una misteriosa Via Piaz tracciata sulla parete del Sas da le Undesc nel Gruppo della Vallaccia, proprio sopra la casa natale di Pozza di Fassa, fornisce utili indicazioni per gli eventuali futuri ripetitori.
Una serie di coincidenze non gli ha permesso sinora di percorrere per intero l’itinerario, ma nei vari tentativi si è andata definendo sempre meglio la linea della via, che attende ora la ripetizione completa e definitiva.
Un pezzo di storia da confermare.
Un secolo fa, o poco più.
Sas da le Undesc. Una parete di 650 metri che domina la val di Fassa. Un forte invito per gli alpinisti dell’epoca. Si studia la possibilità di salire quelle verticali placche calcaree, ma ogni assaggio è subito respinto. La soluzione sembra non esserci. Chi può raccogliere la sfida se non il “Diavolo delle Dolomiti”, cioè Tita Piaz? Così, assieme a tre alpinisti germanici, la famosa guida fassana trova il punto debole della parete e la percorre fino in cima.
Il problema sembra risolto per le generazioni future, ma non è esattamente così.
Nei decenni successivi si sa di numerosi tentativi di ripetizione, ma nessuno di questi va a buon fine. Se per ipotesi qualcuno vi è riuscito, della qual cosa si dubita molto, non ne ha lasciato alcuna notizia. La stessa guida “Marmolada” di Pellegrinon si limita a riprendere la relazione dalla guida “Odle, Sella, Marmolada” di Castiglioni, il quale riporta semplicemente la relazione dello stesso Tita Piaz. Pellegrinon aggiunge in modo significativo che la via è “misteriosa”. A qualcuno viene addirittura il dubbio che non esista neppure! Le pubblicazioni riportano anche il tracciato sulla parete, evidentemente dedotto da un’ipotesi non verificata dello stesso Castiglioni.
Come mai la via non risulta ripetuta?
Proprio nel tracciato riportato su fotografie sta una parte della risposta al mistero: l’indicazione è totalmente errata.
Più di mezzo secolo fa, fine anni 50’.
A forza di vedere quella parete sopra casa due decidono di andarla a provare.
Così all’attacco si ritrovano un ragazzino quindicenne ( cioè il sottoscritto ) assieme al suo futuro cognato Gianfranco: il “bocia” e il “vecio”. Il “vecio” sembrava vecchio a me adolescente, ma era vecchio per modo di dire: aveva poco più di vent’anni. Corda di canapa da 40 metri. Tre o quattro chiodi. Scarponi a punta quadrata. E si va. Non si guarda neppure lo schizzo minuscolo sulla guida del Castiglioni, ma ci si muove con l’antica relazione dello stesso Piaz e, soprattutto, puntando sul fiuto personale. Fra un imprevisto e l’altro si procede. Si mette perfino un chiodo, cosa assai rara a quel tempo. Però si procede piuttosto lentamente, anche perché il percorso è tutto da trovare. Ricordo, verso metà parete, un passaggio non facile da identificare, costituito da una cengetta “a sorpresa” che si percorre da sinistra a destra e che permette di montare su di una lunga spalla spiovente. Sopra la spalla il percorso pare non presentare ostacoli particolari. Purtroppo, però, il tempo volge al peggio. Cosa fare? La prudenza ci suggerisce di tornare. Qualche breve tratto in “doppia”, più spesso arrampicando in discesa ( quali “doppie” si possono fare con una corda di 40 metri e con solo 3 o 4 chiodi, lungo quelle placconate? ).
Quel tentativo offre la quasi certezza che il tracciato indicato sulle varie pubblicazioni è sbagliato e fuorviante.
21 luglio 1977: ho la prova definitiva che il tracciato sulle foto è completamente sbagliato. In quella data, Graziano Maffei ed io decidiamo di aprire una via nuova sulla parete del Sas da le Undesc. Nella parte bassa passiamo esattamente dove le foto e gli schizzi indicano la via “Piaz”. Ma lì della via “Piaz” non c’è neanche l’ombra. Solo passaggi forse anche oltre il sesto grado. Il Diavolo delle Dolomiti non poteva essere passato di lì all’inizio del secolo. Arriviamo a toccare il bordo destro della “spalla spiovente” del mio tentativo di tanti anni prima, poi procediamo diritti fino in cima.
Agosto 2017
Sono passati altri 4 decenni. Sono passati anche i miei anni, purtroppo. Però non è passata la curiosità di mettere il naso su quella via tuttora giudicata anche dalle guide locali come “misteriosa”.
Assieme a due amici di Parma, Pietro e Matteo, ci portiamo all’attacco. Fidandomi del fatto di avere già percorso almeno metà parete sono certo di trovare il percorso giusto. Probabilmente con qualche variante arriviamo sotto il punto in cui , più di mezzo secolo fa, raggiungemmo la “spalla spiovente” sfruttando la poco visibile cengetta risolutiva.
Quella cengetta, però, non la vedo più.
O mi è calata la vista ( anche questo non è da escludere! ) oppure l’esile passaggio è franato. Infatti vedo in alto sopra di me, sulla sinistra dove mi pare di ricordare la famosa “cengetta”, una larga chiazza gialla. L’unica alternativa sarebbero due schifosi camini strapiombanti, coperti da un dito di fango e muschio. Esito. Sarà perché in tre si è più lenti che in due, sarà perché abbiamo attaccato tardi, sarà perché al giorno d’oggi si perde giustamente il tempo nel proteggersi con i chiodi e nell’attrezzare bene le soste, sarà anche ( lo ammetto ) perché non sono più di primo pelo, ma ormai stiamo facendo tardi. Se ci mettiamo a cercare a destra e a sinistra si rischia di non arrivare in cima prima di notte.
Anche questa volta si ritorna, in corda doppia però, visto che abbiamo due corde e parecchi chiodi.
Il percorso storico, però, è individuato. Tutto sta nel trovare il passaggio nel punto in cui ritengo che la sottile cengia sia franata.
Se qualcuno riesce ad arrivare alla “spalla”, la via è risolta: o si va dove dovrebbe essere la probabile via originale ( verso sinistra ), oppure la Piaz coincide, per 4 o 5 tiri, con la via diretta un po’ a destra, aperta da Maffei e dal sottoscritto nel luglio del 1977. Infatti, quel tratto della nostra via è compatibile con le difficoltà dichiarate da Piaz e superabili nel primo novecento: al massimo passaggi di quinto. Più sotto e più sopra la Maffei-Bernard è di tutt’altra difficoltà.
Se qualcuno vuole fare la probabile prima ripetizione, ecco qui le informazioni necessarie.
Io per ora non vengo. Ho deciso che ci ritornerò fra un altro mezzo secolo.
Note
Nella foto della parete allegata a questo articolo la Via Piaz è segnata con linea rossa continua. Sono segnate invece con linea rossa tratteggiata tre altre vie successive.
Per la precisione, quindi, sulla foto risultano i seguenti itinerari, da sin. a dx.:1) Via Bernard-Vigo alla Punta Salvanes ( relazionata anche da Furlani; via sufficientemente chiodata e già ripetuta ) del 1989, con variante diretta sulla sinistra ( non ripetuta )- 2) percorso molto probabile della via Piaz e compagni 1912, con la possibilità di deviare a metà sui “Diedri Nord”, almeno nel tratto centrale – 3) “Diedri Nord” di Maffei-Bernard ( com. alt.) del 29-7-1977 ( non ripetuta,parzialmente attrezzata ) 4) “Torre dell’Amicizia” , Maffei- Bernard ( com. alt.) del 29/30-7-1977 ( non ripetuta, parzialmente attrezzata).
...in cima al K2 ho vissuto un attimo dell’eternità...
In questi giorni il K2 tiene le copertine dei siti di montagna per il tentativo della prima salita invernale: è l'unico degli Ottomila non ancora salito nella stagione più fredda.
Il mitico Kurt, socio CAAI del Gruppo Centrale, così sintetizza la sua esperienza sulla seconda vetta del pianeta in un'intervista pubblicata oggi su MONTAGNA TV.
Clicca sul link per leggere il testo completo dell'intervista:
https://www.montagna.tv/cms/117854/diemberger-in-cima-al-k2-ho-vissuto-un-attimo-delleternita/
"La tecnologia è un moltiplicatore......invade in modo massiccio, non entra in punta di piedi, e in genere finisce per escludere con la sua presenza i sogni e le nostre doti d’intuito e pensiero".
Alessandro Gogna, Accademico e Guida Alpina, approfondisce le tematiche che sono state trattate al Convegno Nazionale CAAI di Teolo il 30 settembre 2017 (vedi articolo correlato http://www.clubalpinoaccademico.it/index.php/news-2/item/316-alpinismo-e-tecnologia ).
Leggi l'articolo qui:
http://osservatorioliberta.it/alpinismo-e-tecnologia-1300
Sergio Martini, il secondo italiano ad aver completato la salita dei 14 Ottomila, ricorda la spedizione che lo portò in vetta al K2
per il versante Nord. Luci vivissime ma anche ombre inquietanti sul clima umano di quell'esperienza.
Leggi l'intervista su Montagna TV al link seguente:
I maggiori quotidiani hanno riportato la notizia che il governo nepalese da ora in avanti vieterà agli alpinisti
di tentare di raggiungere la vetta dell’Everest senza essere accompagnati da una guida.
Il provvedimento sarebbe motivato dall’eccessivo numero di decessi tra coloro che programmano quella scalata in autonomia.
La motivazione è sconcertante.
Una interessante analisi del socio Carlo Alberto Pinelli
Responsabile dell’Asian Desk di Mountain Wilderness International
Leggi l'intero articolo al link seguente, per gentile concessione de " L'osservatorio per la Libertà".
http://osservatorioliberta.it/everest-solo-con-guide-1320
Monte Pubel
Via “Alpinisti senza Rolex”
Ultimata nel Dicembre 2017 e aperta in più riprese da:
Francesco Leardi C.A.A.I. Gruppo Orientale
Coadiuvato da Francesco Moscato C.A.I. Padova
Giacomo Bergamin C.A.I. Cittadella
Valerio Ranzato C.A.I. Camposampiero
Da sinistra: Alpinisti senza Rolex - A..spittando il Giro - Re...Spiro delle streghe
L’annuale Assemblea autunnale dei soci del CAAI Gruppo Orientale si è tenuta domenica 3 dicembre presso la Sezione CAI di Bassano del Grappa,
il cui Presidente ha fatto gli onori di casa, coadiuvato da Antonio Gnoato, accademico e socio della Sezione medesima.
L’assemblea è stata organizzata dalla Presidenza del Gruppo, formata da ARTURO FRANCO CASTAGNA Presidente
e dai Vicepresidenti FRANCESCO LEARDI e CRISTIANO PASTORELLO.
Esperite le formalità di rito e le comunicazioni della presidenza il socio Carlo Barbolini ha intrattenuto una platea folta ed attenta con le immagini dei lavori
di ristrutturazione effettuati su alcuni bivacchi di proprietà del CAAI: Martinotti nel Gruppo del Gran Paradiso, Fourche, Canzio, Hess e Brenva nel Gruppo del Monte Bianco
e infine Bivacco Dal Bianco nel Gruppo della Marmolada.
Graditi ospiti i fratelli e la sorella di Marco dal Bianco e Franco Gasparella in rappresentanza del Gruppo Amici di Marco Dal Bianco.
Un riconoscimento alla carriera è stato tributato al socio Giacomo Albiero, in ricordo delle sue memorabili scalate e della assiduità con cui per decenni ha partecipato all’attività della Sezione.
Sono seguiti gli adempimenti istituzionali, tra i quali il rinnovo delle cariche sociali, che ha visto l’elezione di un consiglio direttivo completamente nuovo,
non essendosi ricandidato nessuno del precedente consiglio.
La nuova Presidenza, il cui mandato è di tre anni, risulta formata da CARLO BARBOLINI Presidente, GIULIANO BRESSAN e MARCO FURLANI Vicepresidenti.
Come la tecnologia abbia portato benefici all’innalzamento dei livelli arrampicatori e/o alpinistici
Questo il tema del Convegno Nazionale 2017 del CAAI.
Con una tersa giornata di fine settembre Teolo ha accolto il Convegno
Nazionale del CAAI 2017.
Dopo il saluto delle autorità, dei numerosi ospiti tra cui direttori
delle Scuole di Alpinismo del Convegno Veneto, il presidente generale
Rampini, ringraziato i colleghi del Gruppo Orientale per l' ottima organizzazione,
ha tenuto la relazione morale dell’esercizio, allargata
all’intero triennio 2015/2017 essendo ormai a fine mandato.
La sapiente conduzione di Vinicio Stefanello ha permesso poi di
articolare al meglio le relazioni programmate ed i successivi
interventi del pubblico. Alpinismo e tecnologia, questo il tema del
Convegno, tanto sintetico nella sua enunciazione quanto complesso
nelle sue molteplici sfaccettature e nelle implicazioni non sempre
semplici da individuare.
Giuliano Bressan, per tanti anni Presidente del Centro Materiali e Tecniche
del CAI, ha trattato il tema dello sviluppo dei materiali e delle
tecniche di arrampicata, portando le esperienze concrete di anni di
prove e sperimentazioni di laboratorio, giungendo alla conclusione
che le normative assicurano l’adeguatezza dei materiali ma la loro
efficacia concreta ai fini della sicurezza dipende poi dal modo con
cui vengono impiegati e, alla fine, quindi, dalla conoscenza,
capacità ed esperienza degli utilizzatori.
Marco Furlani ha poi illustrato con una carrellata di immagini
l’evoluzione dei materiali e delle salite in ambiente dolomitico,
mentre Romano Benet ha portato la propria esperienza relativamente
all’utilizzo dei materiali tecnologicamente più avanzati in
ambiente d’alta quota, analizzando tra l’altro il nuovo fenomeno
degli acclimatamenti a secco mediante l’utilizzo di tende
pressurizzate, disponibili sul mercato a prezzi più che accessibili
e che danno l’illusione di poter “saltare” la fase di
acclimatamento in loco. Già si sono viste le conseguenze nefaste di
questo modo “artificiale” di approcciarsi all’alta quota.
Il dr. Cagnati di Meteo Arabba ha poi delineato una interessante analisi
delle fonti di siti meteorologici disponibili sul web, tracciando una
distinzione netta tra i siti che si avvalgono esclusivamente dei
modelli matematici di previsione e giungono a previsioni anche
ultrasettimanali ed i siti invece professionali, dove i dati forniti
dai modelli matematici vengono integrati e rielaborati dai previsori,
tenendo conto dell’esperienza e della conoscenza dei singoli
territori. Le previsioni professionali non possono coprire periodi
superiori ai 2/3 giorni e oggi non sono ancora in grado di prevedere
con precisione il fenomeno “temporali”, che è una delle
variabili di maggior importanza nella previsione soprattutto nelle
aree dolomitiche e in particolare nella stagione estiva.
Meteo Arabba sta testando un nuovo sistema in questa direzione, con griglie
chilometriche e anticipi ragionevoli sulle singole microaree.
Infine Alessandro Gogna, con la consueta acutezza di analisi, ha trattato il
tema del rapporto tra impresa e immagine della stessa e le spinte che
spesso il web determina nel comportamento degli alpinisti. In
particolare di quelli di punta e sponsorizzati, per i quali il
racconto e soprattutto l’immagine come prova sono elementi che
spesso assumono importanza anche superiore all’impresa effettuata e
rappresentano uno stimolo che non di rado è in grado di drogare la
prestazione e spingerla a livelli a volte anche di pericolosità
estrema.
Il testo integrale delle relazioni verrà pubblicato sull’Annuario
CAAI.
Nel corso del convegno è stata attribuita una targa di riconoscimento
al socio Giuliano Bressan, insignito di recente della medaglia d’oro del CAI,
ed ai soci Romano Benet e Nives Meroi per il coronamento del loro percorso di
salita dei 14 Ottomila in coppia, senza ossigeno e senza portatori,
un’impresa che onora il CAAI e tutti i soci e che viene riassunta
nella targa con queste parole: Salendo i 14 Ottomila in
coppia e con purezza di stile avete testimoniato che si può ancora
sognare.
Dopo un interessante dibattito animato tra gli altri da Maurizio Giordani
e Pietro Crivellaro, il convegno si è concluso con la Cena sociale.
Domenica 1 ottobre diversi soci si sono ritrovati a Rocca Pendice per
arrampicare in compagnia.