L'intenso we del MEETING "VALGRANDE IN VERTICALE 2020" (5 e 6 settembre)
di Luca Enrico (CAAI Gruppo Occidentale)
Vi ricordate quelle feste pagane dell’antichità? Quando l’uomo festeggiava la fine o l’inizio di qualcosa? poteva essere il raccolto o un passaggio stagionale, un modo per segnare un cambio meteorologico con la scusa di ingraziarsi gli dei e i fenomeni atmosferici.
Il raduno Val Grande in Verticale per certi versi ricorda quegli antichi riti, se ci pensate è sempre fatto alla fine della prima settimana di settembre, quando ormai le vacanze estive dei più sono terminate e quando le ombre ormai lunghe ci ricordano che l’estate, quella vera del solleone, della luce abbacinante del nostro astro allo zenit, è ormai solo più un ricordo. L’estate sta scivolando via e l’atmosfera, i colori, lo stormire delle foglie cambia seppur ancora impercettibilmente da quello che era pochi giorni addietro.
Il raduno cade lì, proprio lì ed è una grande festa che quando finisce porta con sé la velata malinconia di un’altra estate che se n’è andata, con i suoi progetti e le sue realizzazioni. Chiude un periodo dell’anno, un periodo della nostra vita, ricordandoci che un’altra estate arriverà ma che bisognerà pazientare un anno intero.
Salendo sulla stradina di Sea, diretto verso il masso della “prova scalata” per bambini, la mia attenzione è stata richiamata dal fruscio delle foglie, allora ho alzato lo sguardo e osservando la luce sulle pareti e sugli enormi blocchi della grande pietraia ho avuto proprio quella sensazione: che qualcosa era diverso, cambiato da pochi giorni prima. Quelle rocce mi hanno mostrato come impercettibilmente ma inesorabilmente si stiano preparando all’inverno. Il raduno segna questo passaggio.
Un raduno che ormai è un appuntamento fisso, immancabile, lo è stato anche quest’anno in quest’era travagliata e incerta, eppure Sea è riuscita a sconfiggere anche il morbo della pandemia, primitiva ed immutabile ha richiamato a sé una gran moltitudine di arrampicatori ed escursionisti, accogliendoli nel suo regno scarno, essenziale ma incontaminato. Non era così scontato prevedere un siffatto afflusso di gente, eppure è avvenuto. Forse perché inconsapevolmente ci portiamo dentro il ricordo di quelle antiche feste pagane, ne abbiamo bisogno.
I numeri contano ma conta soprattutto l’atmosfera che si è creata. Sono transitate circa 250 persone che, in alcuni casi, hanno letteralmente riempito e preso d’assalto alcune pareti. Da quelle di Sea alla Paretina di Forno a Rociruta.
I bambini si sono presentati a decine, sia ai massi di Cantoira che a Forno Alpi Graie, per provare l’ebbrezza della loro prima scalata, seguiti ed edotti dai pazienti e preparati istruttori delle scuole Lavesi e Ribaldone. E forse i loro genitori erano persino più euforici ancora nel vederli cimentarsi su quelle placche, cercando un appoggio sicuro per un piede o un appiglio per le loro piccole dita.
Se gli adulti più esperti hanno potuto scegliersi in completa autonomia la via e la scalata più consona alle loro caratteristiche, quelli meno esperti hanno potuto avvalersi degli insegnamenti trasmessi nel corso di “arrampicata trad” della scuola Gervasutti del CAI Torino. Le richieste sono state tante e da ogni dove, ad indicare che Sea e la Val Grande non sono più quelle lande semisconosciute di qualche anno fa, quando solo pochissimi appassionati ed estimatori ancora cercavano di rivivere le gesta dei grandi del passato, da Manera a Meneghin e soprattutto Grassi che in queste valli sognò ed esplorò, lasciandoci un patrimonio di itinerari davvero unico.
Pareti ed arrampicata, ma la montagna ha pure una sua dimensione meno drasticamente verticale, meno brutale e impattante, la montagna è anche quella dei sentieri, della riscoperta degli antichi itinerari percorsi non da famosi alpinisti ma da anonimi quanto tenaci pastori e montanari che seppero erigere incredibili opere edili, spostando enormi lose e pesanti blocchi squadrati. L’escursione al Col di Fea, organizzata dalle sezioni CAI Uget, Venaria e Lanzo, ha condotto i partecipanti su pascoli un tempo fecondi e rigogliosi, attraverso un sentiero dai colpi d’occhio spettacolari e recentemente, anche se non ancora integralmente, ritracciato dai volontari proprio in vista della manifestazione. E se non tutti sono riusciti a giungere fino al colle poco importa, chi si è fermato ha potuto lo stesso rimirare gli antichi gias, gli alpeggi in pietra disseminati sulla montagna, guardando da lontano ciò che rimane di ghiacciai un tempo estesi.
Il cambiamento climatico sta portando alla scomparsa delle nevi perenni mutando non solo il paesaggio alpino ma anche gli itinerari alpinistici. Il tema è stato affrontato sabato pomeriggio, nella meravigliosa cornice del giardino dello storico Albergo Savoia, durante la presentazione del nuovo libro di Marco Blatto intitolato “Valli di Lanzo”, erede della vecchia “guidina grigia” del CAI-TCI. Ne ha parlato l’autore insieme agli ospiti: Lino Fornelli, autore proprio della vecchia guida, Matteo Enrico e Andrea Bosticco. Una bella introduzione è stata fatta dal presidente Alberto Rampini che ha ricordato come il Club Alpino Accademico Italiano abbia da sempre creduto ed appoggiato i raduni Val Grande in Verticale, quasi una sorta di laboratorio, nel panorama italiano, per la promozione di un certo tipo di montagna.
E gli intenti del Gruppo Valli di Lanzo in Verticale, formato dalle sezione CAI di Lanzo, Venaria, Uget e Torino e proprio dal Club Alpino Accademico Italiano, sono proprio quelli di far rivivere pareti e sentieri invogliando gli appassionati a frequentare queste valli che meritano di essere visitate da un turismo meno becero e mordi e fuggi che troppe volte, purtroppo, vediamo nelle domeniche estive. Il raduno pertanto non è solamente una grande festa fine a se stessa ma è un modo per rivitalizzare la montagna e ogni partecipante in più rappresenta un piccolo ma indispensabile tassello per poter fare un bollo bianco e rosso o piazzare uno spit inox. Lo sforzo di questi anni sta proprio qui, nel cercare di infondere questa consapevolezza e grandi passi sono stati fatti dalla prima edizione che fu quasi una scommessa, un raduno molto “casalingo” che resta però il fondamento di ciò che è venuto dopo.
Accanto alle classiche attività montane ne esistono anche altre. Purtroppo quest’anno non è stato possibile organizzare la corsa al rifugio Daviso ma è stata introdotta una novità che ha destato molta curiosità ed ammirazione. Grazie agli amici dell’associazione “Torino sul filo” è stata portata in valle un’attività di montagna meno convenzionale: la slack line. Chi non ha mai ammirato a bocca aperta gli acrobati del circo? Ebbene in queste due giornate è stato possibile assistere allo spettacolo di questi ragazzi che si dilettano a camminare sulla slack line, una sorta di fettuccia posizionata su grandi vuoti. Ma è stato pure possibile provare a camminarci sopra a pochi centimetri da terra, su linee dimostrative posizionate nel giardino del Savoia e che hanno fatto felici grandi e piccoli.
Da non dimenticare, dopo la cena conviviale di sabato presso lo storico ristorante Cesarin di Breno, la serata con il brillantissimo Siegfried Stohr, già pilota di Formula 1 e poi alpinista ed amico di Grassi e Meneghin con i quali aprì diverse vie proprio nel Vallone di Sea. A Cantoira ci ha parlato di automobilismo e montagna, in un parallelo sui pericoli che corre un pilota e quelli che corre un alpinista. In fondo, a ben pensarci, le due attività hanno molte similitudini, da una parte bisogna arrivare a tagliare un traguardo e dall’altro bisogna arrivare in vetta a una montagna. Due cose di per sé forse inutili ma immensamente belle ed affascinanti.
Se le antiche feste pagane terminavano con balli e magari sacrifici, nella nostra uomini ed animali non hanno avuto nulla da temere, anzi sono stati più che soddisfatti dopo la distribuzione di ricchi premi e gadget ancora una volta nel giardino del Savoia. Qualcuno è stato più fortunato, qualcun altro meno, qualcuno ha ricevuto in dono articolo tecnici e di abbigliamento mentre qualcun altro ha ricevuto ottimi prodotti mangerecci locali. Ma tutti sono stati contenti. La festa ha avuto la sua degna conclusione.
E così anche quest’anno il primo pensiero dopo la fine è già al prossimo, al 2021. Il successo impone quasi di proseguire in questa bella iniziativa che vive, bisogna riconoscerlo, anche grazie ai tanti sponsor che la supportano. Sponsor noti e meno noti ma tutti indispensabili per soddisfare tutti.
Non resta allora che dire: al prossimo anno!!
07/09/2020