10° appuntamento delle conferenze-incontro con l’alpinismo del CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO, inserite nel percorso di "avvicinamento" (Progetto “Alpinismo accademico in Liguria”) al CONVEGNO NAZIONALE CAAI che si terrà a Genova il prossimo 8 ottobre.
Ente promotore Regione Liguria Assessorato al Tempo Libero.
In collaborazione con il CAI di Finale Ligure,
venerdì 3 giugno, ore 21, presso il Teatro delle Udienze, piazza del Tribunale 11, a Finalborgo
videoproiezione con lo scalatore Gianni Ghiglione, alpinista accademico. Presenta la serata Fulvio Scotto presidente del CAAI Gruppo Occidentale.
“Trilogia di un incantesimo - Il tempo del sogno” è il titolo della serata, storia introspettiva dell’apertura di vie nuove in Corsica e Marocco.
Gianni Ghiglione è Istruttore Nazionale di alpinismo dal 1980 e Accademico del CAI dal 2000. Svolge attività alpinistica da molti anni, con l’apertura di numerose vie nuove. Ha effettuato anche prime ripetizioni e prime salite italiane, con oltre 200 ascensioni impegnative sulle grandi pareti delle Alpi, ed è stato anche compagno di cordata di Gianni Calcagno e Giancarlo Grassi.
Protagonista di alcune spedizioni extraeuropee, tra cui, nel 2004 la Spedizione CAAI al Kongur (7204 m) nel Pamir Cinese.
In questi ultimi anni si è dedicato in primo luogo all’esplorazione delle montagne di Corsica, con apertura di una dozzina di vie nuove, unico italiano, insieme ad alcuni compagni di cordata, ad effettuare attualmente un’esplorazione sistematica delle pareti di questa regione (vedi articolo su Annuario CAAI 2012-2013).
Ghiglione ha inoltre aperto vie nuove in Alto Atlante Marocchino, in Ala Daglar (Turchia) e nel Pamir Alai in Kirghizistan, tra cui citiamo la bella e difficile via “Mille papaveri rossi”.
Al termine della videoproiezione Gianni sarà lieto di dialogare con il pubblico.
8° appuntamento delle conferenze-incontro con l’alpinismo del CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO,
inserite nel percorso di "avvicinamento" (Progetto “Alpinismo accademico in Liguria”) al CONVEGNO NAZIONALE CAAI che si terrà il giorno 8 ottobre a Genova.
SPESSO L’AVVENTURA NON E’ COSI’ LONTANA, BASTA SOLO SAPERLA CERCARE E METTERSI IN GIOCO
di Ivan Maghella
Foto Ivan Maghella e Marco Gnaccarini
Per me il Monte Pastello in Val d’Adige (Monti Lessini) è stata una scoperta interessante dal punto di vista alpinistico, in quanto poco valorizzato e con grande potenziale di belle linee di roccia da tracciare.
Dopo una perlustrazione della zona e la ripetizione di due vie esistenti, mi sono reso conto che la possibilità di apertura di altri itinerari era possibile e soprattutto, su un terreno alpinistico d’avventura, insperato, visto la relativa vicinanza alla Val d’Adige dove moltissime vie sono state aperte negli anni da forti alpinisti.
La comodità di accesso alla parete ovest, il veloce rientro alla macchina e l’esposizione favorevole in estate mi hanno permesso di poter frequentare la parete più volte anche con poco tempo a disposizione.
Relazioni Courtesy Rivista "Vertice"
La prima linea individuata è stata una sorpresa anche per me e Marco Gnaccarini, in quanto l’intenzione era di attaccare un pilastro di calcare grigio, ma abbiamo scoperto esserci già una via esistente; così, visto che eravamo già in ballo, ci siamo spostati più a destra per cercare una possibile linea di salita. Ci siamo trovati di fronte una bella fessura che sembrava continua su roccia calcarea grigio-rossa, così abbiamo attaccato la linea senza troppe pretese ma scoprendo che le difficoltà erano elevate già dai primi metri. L’intenzione è stata quella di aprire una bella via alpinistica, con mezzi tradizionali cercando la linea migliore.
Già dal primo tiro la via ha subito impegnato parecchio per la roccia un po’ friabile e le difficoltà che poi sono aumentate nel secondo tiro, una fessura rossa leggermente strapiombante di 40 metri su roccia a tratti delicata, ma proteggibile a friend che porta ad un bel terrazzino vista lago di Garda. Da qui la roccia migliora decisamente e un’altra bella fessura grigia apparentemente più facile ci ha impegnato nell’ultimo tratto, portandoci in sosta esausti ma soddisfatti. Qui decidiamo di scendere per tornare il giorno successivo a completare la via, tracciando gli ultimi due tiri composti da una difficile fessura strapiombante e poi un tiro finale più facile che porta al bosco sommitale.
Via PASTELLO CRACK
150 m di dislivello
Grado: VIII (VII A1 obbligato)
Parete Ovest, in ombra fino alle 14.00 in estate.
Aperta da Ivan Maghella e Marco Gnaccarini, in data 25 e 26/06/2020
Dopo la prima avventura su Pastello Crack, abbiamo proseguito l’esplorazione, scovando una serie molto logica di diedri e fessure che si prestavano ad una scalata “dolomitica”.
La via inizia sul primo tiro di Quaranta Galee, per poi spostarsi a sinistra fino a prendere diedri e fessure fino in cima.
Durante il giorno dell’apertura dal basso, abbiamo anche preso due temporali con grandine, ma diciamo che siamo andati avanti lo stesso, finendo l’apertura di questa bella via, mai banale ed impegnativa soprattutto nella terza lunghezza a causa della roccia delicata e delle difficoltà. I tiri successivi si sviluppano su roccia ottima con difficoltà mai banali di VII° da proteggere con scalata entusiasmante.
Via BASTA CREDERCI
220 m di dislivello
Grado: VIII (VII A1 obbligato)
Parete Ovest, in ombra fino alle 14.00 in estate.
Aperta da Ivan Maghella e Marco Gnaccarini, dal basso, in data 11/07/2020
Dopo le prime avventure aprendo le vie Pastello Crack e Basta Crederci, abbiamo proseguito l’esplorazione, di alcune linee logiche che secondo noi potevano essere scalate. La ricerca ci ha portato a trovare questa bella serie continua di diedri e fessure, sempre con caratteristiche alpinistiche ma più facile, massimo fino al VII° in un solo tiro.
Via GIOCHI ESTIVI
160 m di dislivello
Grado: VII (VI+ obbligato) R2
Parete Ovest, in ombra fino alle 14.00 in estate.
Aperta da Ivan Maghella e Marco Gnaccarini, in data 26/06/2021
Questa ultima ulteriore via è nata in modo diverso dalle altre, infatti abbiamo deciso di utilizzare solo fix, in modo da renderla sportiva, con spittatura ravvicinata sui passi difficili e il più lineare possibile per poter scendere accedendo dall’alto in modo comodo con poche doppie.
La via si sviluppa inizialmente su fessura strapiombante e poi per placche grigie verticali e strapiombanti che portano ad un bellissimo diedro finale.
Via COMETE
170 m di dislivello
Grado: 7b+ (6b+ obbligato) S2
Parete Ovest, in ombra fino alle 14.00 in estate.
Aperta da Marco Gnaccarini e Ivan Maghella, in varie giornate nell’estate 2021.
Le soste sono state attrezzate a fix per poter dare sicurezza nelle ripetizioni ed eventuali calate.
Tutte le salite citate, meriterebbero di diventare delle classiche paragonabili alle vie della Valle del Sarca.
7° appuntamento con il CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO nel percorso di approccio al CONVEGNO NAZIONALE CAAI che si terrà sabato 8 ottobre a Genova.
Nell'ambito del Progetto "Alpinismo Accademico in Liguria", Ente promotore Regione Liguria Assessorato al Tempo Libero, in collaborazione con la GIOVANE MONTAGNA Sezione di Genova,
giovedì 12 maggio ore 21
MONTE BIANCO
Immagini e alpinismo di LUCIANO PEIRANO
Genova, Palazzo Ducale, Sala della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche (primo piano ammezzato ala Est). Ingresso libero.
Luciano Peirano, uno dei sette alpinisti liguri che fanno attualmente parte del Club Alpino Accademico, ci accompagnerà con spettacolari immagini e il suo racconto su alcune delle più grandi vie di scalata del Monte Bianco.
Presenta la serata Fulvio Scotto, Presidente del CAAI Gruppo Occidentale.
Prossimi appuntamenti:
- 25 maggio - MERAVIGLIE DI GHIACCIO, SCALATE SULLE CASCATE PIU' BELLE DELLE ALPI - dell'accademico ANSELMO GIOLITTI - Genova Sestri Ponente
- 26 maggio - Riprese di Mario Fantin per Italia K2 - Savona
- fine maggio (giorno da stabilire)- TRILOGIA DI UN INCANTESIMO - dell'accademico GIANNI GHIGLIONE - a cura del CAI di Finale, a Finale Ligure (SV)
LE VIE DEI FIORENTINI (dal 1961 al 1977)
Sei vie aperte da alpinisti fiorentini, tra i quali diversi Accademici, verranno raccontate dai protagonisti in una serata organizzata dal CAI Firenze e dal CAAI a Villa del Poggio Imperiale il 21 aprile 2022.
Dopo la presentazione del libro "Una storia dell'alpinismo fiorentino" seguirà un audiovisivo sulle vie, commentato dai protagonisti.
Per partecipare è necessario iscriversi perchè i posti sono limitati, come indicato nella locandina.
BALCONATA GIUSTO GERVASUTTI al MONTE dei CAPPUCCINI a TORINO
Giovedi 7 aprile ore 11.00, a Torino si è svolto un evento importante e significativo per l’intero mondo dell’alpinismo. Si tratta dello scoprimento della Targa a Giusto Gervasutti a cui viene così, ufficialmente e formalmente, intitolata la Balconata del Piazzale al Monte dei Cappuccini, su cui si affaccia il Museo della Montagna. Un autentico balcone sulla cerchia alpina, sito che, più di ogni altro, riveste un'importanza simbolica nella visione del grande alpinista.
È un'iniziativa per la quale il Gruppo Occidentale del CAAI ha dato il suo attivo contributo: l’intitolazione di un sito importante per la Città di Torino a Giusto Gervasutti, grande alpinista e accademico, la cui figura non ha certo bisogno di presentazione.
Gervasutti rappresenta ancora oggi un simbolo per una interpretazione dell’alpinismo a cui, nonostante l’evoluzione e le trasformazioni dei tempi, non si può non guardare con grande ammirazione e farvi riferimento.
Alla cerimonia hanno assicurato la loro presenza il Sindaco Stefano Lo Russo, la Presidente del Consiglio Comunale Maria Grazia Grippo ed altre autorità cittadine e delle istituzioni legate al mondo della montagna.
Chi era GIUSTO GERVASUTTI
La cerimonia del 7 aprile 2022
Quinto appuntamento con il CLUB ALPINO ACCADEMICO ITALIANO, (lunedì 4 aprile 2022 ore 21 a Cogoleto, GE, Auditorium Berellini), nel percorso di avvicinamento al Convegno Nazionale CAAI che si terrà a Genova il prossimo ottobre.
Protagonista della serata è ANDREA MELLANO, uno dei più rappresentativi alpinisti italiani del dopoguerra che ha saputo interpretare e vivere in prima persona l’evoluzione dell’alpinismo. Iniziando a scalare sulle pareti di roccia piemontesi, Mellano ha praticato un alpinismo di esplorazione e ricerca di vie nuove sulle grandi montagne occidentali.
Prima salita dello Sperone Young sulla parete nord delle Grandes Jorasses,
Prima salita della parete nord-est del Pilier a Tre Punte al Mont Blanc de Tacul e poi la prima salita dello sperone ovest dei Petits Charmoz.
Nel Gruppo del Monte Rosa, prima salita dello sperone nord-est della Roccia Nera, una prima ascensione di misto, ghiaccio e roccia, in uno dei più imponenti bacini glaciali delle Alpi, mentre nel Gruppo del Gran Paradiso lascia la firma aggiudicandosi nel 1960 la prima ascensione dello spigolo ovest del Becco di Valsoera, una bellissima via di pura roccia che costituisce ancora oggi una molto apprezzata classica del massiccio.
Tra i suoi più assidui compagni di cordata ricordiamo l’accademico genovese Enrico Cavalieri e l’accademico, nonché Ragno di Lecco, Romano Perego. Proprio con quest’ultimo Mellano, tra il 1961 e il 1963, scalò le tre grandi pareti nord delle Alpi: Eiger, Cervino e Grandes Jorasses, primi italiani ad aggiudicarsi questa prestigiosa triade di grandi ascensioni. Mellano ha inoltre frequentato le più famose pareti dolomitiche, come appare nella foto della locandina, scattata sulla via Cassin alla parete nord della Cima Ovest di Lavaredo. Nel 1961 per le sue importanti realizzazioni Mellano sarà ammesso al CAAI e nella sua attività non mancheranno, negli anni successivi, anche spedizioni in giro per il mondo.
Infine, con grande intuizione ed in linea con i cambiamenti in divenire nel mondo della scalata, fu l’ideatore e l’organizzatore, insieme a Emanuele Casarà, delle prime gare di Arrampicata Sportiva in Italia. La manifestazione, novità assoluta e clamorosa (patrocinata da vari enti, fra cui il Gruppo Occidentale del CAAI) ebbe luogo in Valle Stretta presso Bardonecchia nel luglio 1985. Fu inoltre lui a creare la FASI, la Federazione di Arrampicata Sportiva Italiana e a ricoprire per alcuni anni il ruolo di Presidente.
Un’attività quindi, quella di Andrea Mellano, che attraverso mezzo secolo di montagna, ha saputo attraversare le diverse fasi della recente storia dell’alpinismo e della scalata, sempre con una visione all’avanguardia e in linea con i tempi.
Tutto questo Andrea Mellano ce lo racconterà nella sua serata, lunedì prossimo 4 aprile a Cogoleto.
Interverrà alla conferenza anche il Presidente Generale del Club Alpino Accademico, Mauro Penasa, e Fulvio Scotto Presidente del Gruppo Occidentale.
Si ringraziano per il patrocinio Regione Liguria e la Sezione CAI Arenzano che organizza la serata presso l’Auditorium Berellini (ore 21) a Cogoleto.
Prossimi appuntamenti:
12 maggio - MONTE BIANCO, SULLE TRACCE DEI GRANDI - dell'accademico LUCIANO PEIRANO - a cura della GIOVANE MONTAGNA (GE), a Genova (Palazzo Ducale)
25 maggio - MERAVIGLIE DI GHIACCIO, SCALATE SULLE CASCATE PIU' BELLE DELLE ALPI - dell'accademico ANSELMO GIOLITTI - Genova Sestri Ponente
Maggio (data da stabilire)- TRILOGIA DI UN INCANTESIMO - dell'accademico GIANNI GHIGLIONE - a cura del CAI di Finale, a Finale Ligure (SV)
Nel percorso di "avvicinamento" al Convegno Nazionale CAAI dell'8 ottobre a Genova, il Gruppo Occidentale con il contributo di Regione Liguria ha organizzato una serie di conferenze-incontri rivolti al pubblico degli appassionati di montagna e alpinismo in Liguria, con lo scopo di diffondere la cultura dell’Alpinismo e far conoscere il Club Alpino Accademico.
> 8 – 24 marzo 2022 Mostra fotografica “ANTARCTICA 2020” a Genova, Galata Museo del Mare
> 17 marzo - LE TRE PARETI NORD DELLE ALPI a Cogoleto (GE)
Grazie a Regione Liguria, Comune di Cogoleto, CAI Arenzano, Gruppo Geki, Comune di Genova
> 22 marzo - IMMENSO BLU (film sulla spedizione in Antartide degli accademici Gian Luca Cavalli, Manrico dell'Agnola e Marcello Sanguineti nel 2020) a Genova c/o Cinema Sivori ore 21
> 29 marzo - FEDERICA MINGOLLA - LA MIA VITA IN VERTICALE, DA SCALATRICE INDOOR AD ALPINISTA E GUIDA ALPINA - a cura del CAI Bolzaneto, c/o il Cabannun di Campomorone (GE)
> 4 aprile - ANDREA MELLANO - Dalla Rocca Sbarua alle grandi pareti nord delle Alpi, dall'alpinismo esplorativo extraeuropeo alla svolta degli anni '70-'80, il Nuovo Mattino e la rivoluzione dell'arrampicata sportiva - a Cogoleto (GE)
> 12 maggio - MONTE BIANCO, SULLE TRACCE DEI GRANDI - dell'accademico LUCIANO PEIRANO - a cura della GIOVANE MONTAGNA (GE), a Genova (Palazzo Ducale)
> 25 maggio - MERAVIGLIE DI GHIACCIO, SCALATE SULLE CASCATE PIU' BELLE DELLE ALPI - dell'accademico ANSELMO GIOLITTI - Genova Sestri Ponente
Maggio, data da stabilire - TRILOGIA DI UN INCANTESIMO - dell'accademico GIANNI GHIGLIONE - a cura del CAI di Finale, a Finale Ligure (SV)
...ed altri appuntamenti ancora in via di definizione.
a cura di Alberto Rampini
MEMORIE STORICHE a cura di Alberto Rampini
Via Castiglioni-Gilberti alla Ovest della Cima Busazza - Prima invernale 29-30-31 dicembre 1975
Quando le “invernali” si facevano in pieno inverno
Riscopriamo un articolo pubblicato nel 1976 dalla Rivista della Sezione Ligure del CAI leggi qui l'articolo
Giovanni Costa, genovese, il roveretano Sergio Martini e i trentini Marcello Rossi e Franco Gadotti, tutti poco più che ventenni, concepiscono l’idea di salire d’inverno la Castiglioni-Gilberti alla Cima Busazza, una delle grandi vie dell’era del sesto grado non ancora percorsa in invernale.
Si tratta di un itinerario emblematico dell’arrampicata libera pura, non estrema ma lunga, continua, su roccia di qualità varia e con uso limitatissimo di chiodi. Venti tiri di corda per un dislivello di circa 1000 metri.
Venne aperta con due bivacchi nell’agosto del 1931 dal roveretano Celso Gilberti e dal milanese Ettore Castiglioni, entrambi Accademici del CAI ed entrambi poco più che ventenni.
Colpisce la giovane età dei primi salitori e quella dei ripetitori invernali, in linea peraltro con una realtà storica oggi profondamente mutata.
Uno dei protagonisti, Sergio Martini, ricorda quell'avventura di 46 anni fa
Chiunque abbia vissuto a lungo la montagna, ha sicuramente avuto dei momenti in cui hanno prevalso determinati interessi su altri. Gli anni 70, per me, sono stati particolarmente significativi per l'attenzione che ho dedicato alle salite invernali. Per ragioni di vicinanza, le Dolomiti sono state le montagne che ho percorso con maggior frequenza e poterle visitare anche in inverno è stata una scoperta affascinante e pienamente coinvolgente per l'epoca. Forse un preludio per quello che sarà in seguito il mio interesse per le grandi montagne asiatiche.
La Busazza invernale, raccontata con magistrale bravura da Giovanni Costa, mi ha dato modo di rivivere con profonda emozione e con un pizzico di nostalgia quelle fantastiche giornate. Un racconto a me sconosciuto fino ad ora. Grazie a Francesco Leardi per averlo riproposto.
Si ringrazia Sergio Martini per le foto d'epoca
LA SPESA ENERGETICA NELL’ARRAMPICATA
Oltre la legge di Sarrus-Rameau in uno studio di Piero Villaggio
Piero Villaggio, oltre a svolgere un’intensa attività alpinistica di carattere accademico, si è impegnato professionalmente ai massimi livelli come ricercatore e docente presso l’Università di Pisa dove ha insegnato lungamente Scienza delle costruzioni e tenuto corsi di Equazioni differenziali della Fisica matematica e Meccanica dei Continui.
Proponiamo un suo studio che cerca di porre le basi per un calcolo scientifico del dispendio energetico nell’arrampicata.
Partendo dalla teoria “pendolare” della deambulazione, sviluppata dalla biomeccanica già agli inizi dell’ottocento, Villaggio avanza una serie di ipotesi che, anche applicando la Regola di Sarrus, porterebbero a poter misurare lavoro dinamico e sforzo statico delle varie fasi dell’arrampicata.
Al di là di ogni possibile considerazione in ordine alla verosimiglianza e, perché no?, all’utilità stessa dei risultati ipotizzati, rimane sicuramente l’apprezzamento per lo sforzo di analisi effettuato e la proposizione di un metodo scientifico per approcciare un problema che all’apparenza sfugge ad ogni razionalizzazione sistematica.
Piero Villaggio, già socio del Gruppo Orientale, ci ha lasciati nel 2014.
SCI RIPIDO – MONTE ROSSO D’ALA (2763M) - LA DIRETTISSIMA SU MONDRONE
La ricerca di percorsi nuovi su montagne poco battute è sempre stimolante, ma a volte si apprezza anche avere a disposizione un minimo di indicazioni che lascino più tempo per concentrarsi sul lato tecnico del percorso. O semplicemente ci suggeriscano un’idea alla quale non avevamo pensato.
Luca Enrico ci propone il racconto di questa probabile “prima” discesa direttissima dal Monte Rosso d’Ala ed una breve relazione tecnica ad uso chi avrà voglia di andarla a sperimentare.
Diverse relazioni della zona Valli di Lanzo si possono trovare sul sito www.vallidilanzoinverticale.it
IL RACCONTO
Ma così tardi?
Il Camisa sembra ripetere come un mantra questa frase tutte le volte che combiniamo una gita con gli sci. Anche questa volta.
Effettivamente non ha tutti i torti: è marzo, la giornata è stupenda, il pendio che vogliamo scendere prende sole fin dal mattino… forse un ritrovo più consono ai canoni dello scialpinismo non sarebbe stato male.
Ma ormai siamo a Mondrone, guardando in alto la neve sembra esserci e così iniziamo a risalire a piedi la strada sterrata che porta all’Alpe Pian Prà.
Invero qualche dubbio ci coglie. Di neve sotto ce n’è ben poca. Chissà se davvero dal dosso dove sorge l’alpeggio la situazione cambierà? Quasi pensiamo di scendere e andare sul versante opposto, alla Ciorneva.
Ma ci incuriosisce troppo salire di qua.
Sappiamo bene che è uno di quegli itinerari effimeri, difficilmente in condizioni.
O è pericoloso o l’esposizione meridionale fa fondere la neve assai in fretta.
E’ l’11 marzo e marzo è un mese perfetto per lo sci, non fa ancora troppo caldo ma al contempo il sole ha già consolidato molti pendii, la neve tiene bene anche se non si scende all’alba, non come quei marcioni dove si galleggia a fine aprile o maggio.
Così fiduciosi saliamo, tagliando, dove possibile, i tornanti della strada poderale. All’alpeggio la situazione cambia. La neve c’è e sembra anche di ottima qualità. Rallegrati e sollevati da questa constatazione calziamo gli sci e iniziamo la salita, via via su pendii più sostenuti.
Voltandoci ogni tanto indietro, per ammirare il panorama o per fare una foto, notiamo sul versante opposto, proprio davanti a noi, il Monte Rosso d’Ala.
E’ lì che troneggia imponente ed in primo piano, è a nord ed è ancora ben innevato.
Chissà se da davanti è sciabile? Sarebbe bello sciarlo arrivando direttamente a Mondrone
Un plateau sospeso e poi? Una lunga diagonale sembra unire la parte alta a Mondrone…….
Un lungo canale. Sembra molto bello, sicuramente estetico.
Ci andiamo domani? Ecco allora che il presente comincia a proiettarsi nel futuro.
Raggiungiamo la cima orientale della Leitosa scendendone il suo bel pendio triangolare.
Dovremmo essere contenti di questa gita particolare, praticamente sconosciuta. Una chicca, e non solo delle Valli di Lanzo, tanto la sciata e l’estetica sono stupende.
Eppure invece siamo già completamente proiettati all’indomani.
Siamo di nuovo in tre, mio fratello, il Camisa ed io. Siamo di nuovo a Mondrone. Ieri guardavamo a sud, oggi i nostri occhi sono invece puntati a nord. Abbiamo anche un binocolo e iniziamo a guardare il “nostro” canale. Sembra proprio bello. Lo guardiamo bene, cerchiamo di capire bene dove si deve prendere l’ingresso. Abbiamo infatti deciso di non risalirlo ma di seguire l’itinerario della normale, scendendolo poi “a vista”. Sappiamo però bene che ciò che da qui sembra chiaro quando saremo là, sul plateau sospeso, non lo sarà più. Dobbiamo provare a prendere dei riferimenti per non sbagliare l’ingresso.
Poi partiamo. Oggi il tempo è decisamente cambiato, una pesante nuvolaglia copre il cielo.
Chissà come sarà la neve?
Facciamo poca attenzione alla neve che troviamo nel vallone che conduce alla Ciorneva, tanto da qui non scenderemo. L’itinerario è lungo, a quota 2280m lo abbandoniamo e traversiamo a sinistra verso il panettone finale del Monte Rosso.
Dossi, canalini e valloncelli ci portano sotto la pala finale. Calziamo i ramponi.
Il pendio è ripido e la neve molto dura.
Uhmm… speriamo non sia così anche di là…
Una vaga apprensione ci coglie, via via che la discesa si fa più vicina… Il Monte Rosso…
Siamo quasi in vetta, i ricordi si affollano nella mente… quanto tempo che non saliamo qui… saranno 27 anni o giù da lì. Era estate allora ed eravamo partiti da Pian Belfè, la sera arrivammo appena in tempo per prendere l’ultima corsa della seggiovia, evitandoci così la discesa fino ad Ala di Stura.
E’ bello ritrovarsi dopo tanti anni su questa cima, questa volta nella stagione invernale, sotto queste nuvole che sembrano quasi voler trattenere i ricordi non disperdendoli nello spazio.
Siamo in vetta.
Oggi non abbiamo fretta, certo il caldo non verrà a rammollire la neve. Non c’è propria alcuna fretta e ci godiamo questi istanti. Ci prepariamo lentamente, seguendo quello che è un rito… le pelli, la chiusura degli scarponi, il riporre i ramponi, il controllo degli sci…
Gli attacchi sono ben chiusi. I bastoncini ben saldi nelle nostre mani.
Il Camisa parte. Sciatore dalle doti eccezionali, si ferma sul primo ripido pendio costellato di massi sporgenti. Salta, una curva da fermo perfetta.
Una e poi un’altra, esce da quel labirinto. In un attimo è in fondo al primo pendio più ripido.
Noi seguiamo. Con meno eleganza e maestria, ma arriviamo pure noi in fondo.
Adesso si apre davanti a noi un pendio bellissimo, solo moderatamente ripido, il grande plateau sospeso.
La neve qui è molto bella, ce ne stupiamo quasi, non l’avremmo mai detto, e invece è perfetta, divertentissima.
Inanelliamo una curva dopo l’altra, una serpentina e poi ancora una. Ci avviciniamo velocemente al bordo inferiore del vasto catino. Adesso è ora di capire dove si trova l’imbocco del lungo canale finale.
Lo troviamo abbastanza agevolmente.
Il primo pezzo è ancora largo e ben sciabile. C’è solo un tratto, appena sotto, che ci lascia ancora qualche dubbio. Si tratta di un passaggio obbligato, che dà accesso al canale vero e proprio, in prossimità di una grotta.
Da Mondrone non siamo riusciti a toglierci completamente il dubbio.
Si passerà bene? Bisognerà togliere gli sci?
Arriviamo al passaggio obbligato, un saltino di roccia con sopra un po’ di neve. Una stretta cornice porta sotto la grotta. Sotto si apre il ripido budello del canale.
Senza togliere gli sci riusciamo con cautela a traversare sulla poca neve residua, un breve salto e siamo al centro del budello. Bellissimo.
Adesso il canale è continuo, lineare, non presenta più alcuna interruzione. Passiamo a fianco del gigantesco monolite che forma una specie di testa, ben visibile dalla piazza di Mondrone. L’ambiente è magnifico e suggestivo. La sciata superlativa. Ripida e continua ma mai esasperante. Puro divertimento.
Nella parte inferiore il canale si allarga sfociando nel torrente, è lisciato dalle grandi valanghe che hanno accumulato la neve a livello dell’acqua. L’ultimo dubbio: il torrente… si passerà bene?
Ogni preoccupazione si rivela nuovamente infondata, il torrente si passa senza alcuna difficoltà.
Ci cambiamo vicino all’acqua, a una meravigliosa pozza con l’acqua dai colori verde e blu. Il canale sembra quasi specchiarsi dentro.
Ci chiediamo come mai nessuno, almeno così sappiamo, aveva mai sceso in precedenza questo itinerario, così estetico e diretto.
Una gita che, come recitano alcuni libri, “merita di diventare una classica”.
NOTE TECNICHE E BREVE RELAZIONE
PUNTA: Monte Rosso d’Ala (2763m)
ALPI: Alpi Graie Meridionali
VALLE: Val d’Ala
LOCALITA’: Mondrone (Ala di Stura)
DISCESA: Direttissima da Mondrone
PRIMA DISCESA / DATA: L. Enrico, M. Enrico, D. Margiotta / 12-03-2017
ESPOSIZIONE: nord-est
DISLIVELLO COMPLESSIVO: 1580m
DIFFICOLTA’: 4.1 E1
MATERIALE OCCORRENTE: Ramponi, piccozza utile
NOTE:
Itinerario superbo per la bellezza dei pendii e del canale, la varietà dei passaggi, l’asprezza dei luoghi. Una delle discese più consigliabili di tutte le Valli di Lanzo e non solo.
Necessita di neve sicura. Ramponi ed eventuale piccozza per la salita del ripido triangolo sotto la vetta.
L’itinerario nella sua interezza è visibile dalla parte opposta (lato Leitosa per intenderci) ma le due sezioni sono ben visibili separatamente dal fondovalle. Il pendio sotto la punta e la dorsale dalla piazza di Ala di Stura mentre il canale dalla piazza di Mondrone.
Non sappiamo se sia una prima discesa ma l’itinerario è davvero bellissimo e meritevole di essere percorso.
DESCRIZIONE:
SALITA: Posteggiata l’auto nella piazza della chiesa di Mondrone abbassarsi subito dietro le case verso la Stura e superarla su un ponte in legno. Seguire quindi l’itinerario della punta Ciorneva (vedi relazione su Gulliver) stando sempre sulla sx idr. del Rio Vallonetto (sentiero per il lago Casias).
Dove la profonda gorgia termina, a quota 2280m circa, abbandonare l’itinerario della Ciorneva e piegare con ampio semicerchio verso sx al Monte Rosso d’Ala. Raggiungere per dossi e vallette il colletto alla dx dell’ultimo ripido pendio (quota 2550m). Salirlo sci in spalla (ramponi, picca utile).
DISCESA: Scendere direttamente dalla vetta (non sui pendii sottostanti alla punta ma sul lato Lusignetto), su pendenze sostenute ma mai esasperate in mezzo a roccette rossastre, che permettono di portarsi nel centro della parete visibile da Ala.
Via via il pendio diviene sempre più ampio e meno ripido. Scendere il grande plateau avendo l’accortezza di stare più o meno vicino alla dorsale. Non scendere in un primo invitante pendio-canale (che guardando bene non può essere il nostro in quanto invisibile da Mondrone) ma scendere ancora fin dove la dorsale si fa meno marcata e sopra alla zona dove iniziano le piante (quota 2100m circa).
Imboccare allora il canale anche se sembra poco sotto sbarrato da un salto. Scendere il primo facile tratto fino a un brevissimo traverso (3 m circa) un po’ esposto ed obbligatorio a sx su una piccola cornice che immette in un ripido budello sotto una caratteristica grotta.
Continuare a scendere superando un’altra strettoia. Via via il canale diviene sempre più ampio e passa a fianco di un gigantesco masso con una specie di testa, ben visibile da Mondrone. Scendere allora in maniera evidente fino al torrente che si attraversa senza difficoltà.
In breve si torna all’auto. Il canale si può probabilmente imboccare anche un po’ più in basso, immettendosi ugualmente in quello principale. Itinerario da guardare bene da Mondrone.
SPEDIZIONE CITTA’ DI TRENTO 1971
rievocata al Convegno del Gruppo Orientale – Trento 6 novembre 2021
Il Convegno autunnale del Gruppo Orientale, ospitato dalla SOSAT nella storica Sede di Via Malpaga a Trento, ha voluto ricordare la figura del socio Accademico Bepi Loss, scomparso sul Nevado Caraz in Perù nel 1971 assieme al compagno di cordata Carlo Marchiodi.
Nel cinquantesimo della SPEDIZIONE CITTA’ DI TRENTO 1971 i protagonisti hanno tracciato un grande affresco non solo della spedizione ma anche del momento storico nel quale si collocava e un’analisi dell’impatto che ebbe sull’alpinismo trentino negli anni a venire.
L’ambizioso programma di salire l’Alpamayo e il Nevado Caraz si infranse dopo la conquista di quest’ultimo in prima assoluta da parte di Loss e Marchiodi, periti durante la discesa.
a cura di A. Rampini
Mario Cristofolini traccia un ricordo vivo di Bepi Loss e dell’ambiente alpinistico trentino dell’inizio degli anni settanta, nel quale maturò l’idea della spedizione, con immagini e aneddoti illuminanti.
Mario_Cristofolini_ricordo_di_Bepi.pdf
Giorgio Salomon ricorda la spedizione oltre che come alpinista anche dall’angolo visuale del cineoperatore/fotografo che ha fissato in immagini veramente suggestive le varie fasi della spedizione fino al suo tragico epilogo.
Giorgio_Salomon_BEPI_LOSS_NEVADO_CARAZ.pdf
Paolo Loss, figlio di Bepi e anche lui Accademico, ricorda il padre con gli occhi del giovane figlio che visse l’esperienza difficile della perdita del padre e che poi, ad un certo punto della sua vita, si incamminò sulle stesse orme del padre diventando alpinista di livello.
Altri alpinisti presenti prendono la parola e portano il loro contributo, tra gli altri Vincenzo Degasperi, Silvia Stefanelli, Sergio Martini, Mariano Frizzera, Valentino Chini.
Franco de Battaglia, alpinista giornalista e scrittore, invia un interessante intervento di analisi del mondo alpinistico trentino prima e dopo questa spedizione, che segnò un discrimine importante tra modi diversi di intendere le"spedizioni"
De_Battaglia-NEVADO_CARAZ_Alpinismo_cambiato.pdf
Nella Gallery di fine pagina immagini d'epoca dell'ambiente nel quale maturò la spedizione
Nel corso del Convegno vengono anche presentati i colleghi ammessi all’Accademico quest’anno: Mirco Grasso, Diego Toigo, Ivan Maghella, Alessio Gualdo e Stefano Menegardi