Convegno nazionale del Club Alpino Accademico Italiano Feltre 21 ottobre 2023
IL RISCALDAMENTO GLOBALE E I SUOI EFFETTI SULLA MONTAGNA A LA SUA FREQUENTAZIONE
Estratto dai contributi scientifici del convegno a cura di Silvia Stefanelli C.A.A.I. Gruppo Orientale
Cover: Ghiacciaio Perito Moreno - ph Roberto Valenti
Portare all’attenzione del convegno nazionale del C.A.A.I. la crisi climatica, i suoi impatti sulla montagna e chi la frequenta, è un’idea nata da eventi che hanno lasciato il segno negli ultimi anni sulle Alpi, in particolare il tragico evento del crollo del ghiacciaio della Marmolada.
Il Presidente del C.A.A.I. gruppo Orientale, Francesco Leardi, ha raccolto una necessità e un sentire comune di confrontarsi, con alpinisti e non, intorno a questo complesso fenomeno, per migliorarne la conoscenza, grazie alla disponibilità di esperti tra gli accademici e della comunità di scrittori e scienziati.
Il convegno in esame si pone all’interno di un percorso di sensibilizzazione che il Presidente ha iniziato invitando alla responsabilità individuale e collettiva ad agire di fronte a un ambiente montano e i suoi ecosistemi sempre più vulnerabili e fragilizzati.
Il percorso, iniziato con il convegno primaverile del gruppo Orientale a Marano Vicentino il 19 Maggio 2021 dal titolo “Montagne e boschi raccontano il cambiamento climatico: la tempesta Vaia e la tempesta perfetta”, ha portato alla scelta del tema trattato a Feltre alla luce di una situazione climatico-ambientale in repentino aggravamento.
Audiovisivo di Roberto Valenti - Produzione Club Alpino Accademico Italiano Gruppo Orientale visualizzalo qui full screen
Di seguito la successione dei contributi che sono stati presentati nel nostro convegno:
Valenti - Global Warming: quale futuro per il nostro pianeta (audiovisivo)
Fermeglia - Le cause del riscaldamento globale: produzione di energia oggi e domani
Barbante - Gli effetti del riscaldamento globale: fusione dei ghiacciai e del permafrost
Favero - Gli effetti del riscaldamento globale su boschi e foreste
Stefanelli - Azioni dal mondo e locali per contrastare la crisi climatica
Barbolini - Criticità dei bivacchi legate al riscaldamento globale
Inselvini - Come cambia l’alpinismo con il riscaldamento globale in atto
Favaro - È prevista una conferenza stampa al campo base
Il tema del convegno è stato presentato con un audiovisivo in anteprima realizzato per il convegno da Roberto Valenti, socio CAAI e fotografo naturalista, dal titolo:
Global Warming: non restiamo a guardare!
Se sulla Terra, governata da dinamiche inarrestabili che coinvolgono da sempre i suoi organismi viventi, il cambiamento è ineludibile, dalla rivoluzione industriale ad oggi, con comunità umane sempre più numerose ed energivore, ora il cambiamento ha subito una forte accelerazione, con la progressiva alterazione del delicato equilibrio energetico del pianeta.
Gli effetti del riscaldamento sono evidenti: fusione dei ghiacciai montani e del permafrost, contrazione delle calotte polari, fenomeni meteorologici estremi, crisi idriche e carestie, migrazioni umane, alterazione degli habitat e riduzione della biodiversità, distruzione delle foreste primarie.
Oramai tutti lo percepiamo, attorno a noi qualcosa sta cambiando e sta cambiando in fretta! Il nostro “optimum climatico”, a cui ci eravamo egoisticamente affezionati, si sta sgretolando e noi uomini e alpinisti non possiamo restare a guardare!
L'audiovisivo di Roberto Valenti - Produzione Club Alpino Accademico Italiano Gruppo Orientale - inserito all'inizio dell'articolo, può essere visionato anche a questo link: Visualizza il filmato
Il riscaldamento globale e le sue cause: produzione di energia oggi e domani (Filippo Giorgi ICTP Trieste, Maurizio Fermeglia Università di Trieste)
Il prof.Giorgi all’ultimo momento non ha potuto presenziare per importanti problemi lavorativi che lo hanno richiamato all’estero, delegando al Professor Fermeglia il suo intervento.
Maurizio Fermeglia si è collegato al video introduttivo, riportando gli ultimi dati rilevati dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che, a partire dall’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, collega quest’ultima all’aumento di temperatura rilevata a livello globale. Ne conseguono tutti i fenomeni da essa causati: eventi climatici estremi, fusione dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, perdita di biodiversità, solo per citare i più rilevanti.
Fermeglia ha riportato le previsioni future dell’IPCC, sia in termini di concentrazione di CO2 che di innalzamento della temperatura, a seconda dei vari scenari di mitigazione che saremo in grado di attuare. Inoltre, è stato mostrato come il riscaldamento globale sia legato, attraverso le emissioni di CO2 e l’effetto serra, alla produzione e consumo di energia. Il punto di partenza dei ragionamenti è che ogni mole di carbonio che è usata per produrre energia, genera inevitabilmente una mole di CO2 e quindi, la conclusione a cui si arriva, è che per evitare il disastro climatico è necessario produrre energia evitando di bruciare carbonio.
In altre parole, bisogna decarbonizzare la produzione di energia utilizzando fonti non fossili. Vengono quindi descritti diversi scenari possibili per la produzione di energia, considerando che essa certamente non può calare in quanto la popolazione mondiale è in forte aumento. Quello che deve cambiare sono le abitudini e le fonti di energia: le fonti rinnovabili devono al più presto soppiantare le fonti fossili per cercare, se possibile, di evitare i disastri climatici ed ambientali previsti nei prossimi anni.
Visualizza l'intervento completo Giorgi_Fermeglia
Gli effetti del riscaldamento globale: fusione dei ghiacciai e del permafrost - Carlo Barbante scienziato
Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha sottolineato come la criosfera alpina, comprendendo ghiacciai e permafrost, sia fortemente influenzata dal riscaldamento globale. I ghiacciai, che costituiscono una risorsa idrica cruciale per molte comunità alpine, si stanno restringendo a un ritmo allarmante. Negli ultimi due anni hanno perso circa il 10% della massa totale. Questo processo di fusione ha conseguenze dirette sulla disponibilità di acqua dolce e sull’equilibrio degli ecosistemi montani.
Simultaneamente il permafrost, terreno permanentemente congelato, sta fondendo velocemente, aumentando il rischio di frane e danneggiando le infrastrutture. Questi cambiamenti rivelano chiaramente l’impatto del cambiamento climatico in corso sulle Alpi, richiedendo azioni urgenti per mitigare gli effetti negativi e promuovere la conservazione di questa preziosa risorsa alpina.
Visualizza l'intervento completo di Carlo Barbante
Gli effetti del riscaldamento globale su boschi e foreste - Paola Favero forestale e scrittrice
Paola Favero ha ricordato, con delle immagini molto suggestive, come la tempesta Vaia sia stato un evento davvero unico per i nostri popolamenti forestali, che ha messo improvvisamente in luce la loro fragilità di fronte alla crisi climatica ed ecologica che la Terra sta attraversando. Questo eccezionale evento ha dato conferma degli impatti della crisi climatica, ma anziché spingerci verso una gestione più attenta alle esigenze del bosco e le indicazioni della natura, ha aperto le porte ad una politica forestale improntata ad una selvicoltura produttivistica e a una gestione del bosco dove l'albero diventa un prodotto come tanti altri.
Mentre grazie alla tecnologia siamo in grado di produrre energia, non saremo mai capaci di produrre biomassa e tantomeno biodiversità, che è alla base dell'esistenza e dell'equilibrio degli ecosistemi e garantisce la nostra stessa vita sulla Terra. Per questo abbiamo il dovere di proteggere in ogni modo le nostre foreste, perché oltre a fornire importantissimi servizi ecosistemici contribuiscono in modo sostanziale a mantenere la biodiversità presente sul pianeta.
Azioni dal mondo e locali per far fronte alla crisi climatica - Silvia Stefanelli - C.A.A.I. Gruppo Orientale
Silvia Stefanelli, esperta di crisi climatica e foreste e fondatrice di Gaialab, ha introdotto il tema delle soluzioni basate sulla natura nella crisi climatica nel mondo e in Italia. In particolare la conservazione forestale e l’evitata deforestazione svolgono un ruolo determinante per far fronte alla crisi climatica. Attraverso le sue esperienze su progetti in Chiapas (Messico) e in Tanzania, ha evidenziato il ruolo dei crediti di carbonio per la tutela delle foreste e delle comunità che ci vivono.
Sulle Alpi è stato presentato il programma di riqualificazione fluviale della Provincia di Bolzano come esempio di adattamento ad eventi alluvionali estremi.
Infine è stato richiamato il ruolo cruciale dei trasporti nella decarbonizzazione delle aree alpine e il cambio di paradigma necessario per uscire dalla monocultura dell’auto, attraverso un nuovo approccio alla montagna come bene comune e non solo come spazio di libertà individuale.
Le conclusioni sono state un invito ai presenti a riflettere su come la crisi climatica possa stimolare in noi un cambio di riferimenti, di valori, un attivismo che scatena piccoli e grandi cambiamenti.
Visualizza l'intervento completo di Silvia Stefanelli
Criticità dei bivacchi legate al riscaldamento globale - Carlo Barbolini - C.A.A.I. Gruppo Orientale
Il mio intervento riguarda più l’aspetto pratico che quello teorico. Mi occupo da 15 anni della manutenzione di alcuni Bivacchi del C.A.A.I. soprattutto nella parte occidentale delle Alpi e non solo. La prima riflessione che mi viene in mente è che fino al 2019 il mio lavoro è stato di sistemare e svolgere manutenzione a queste strutture, alcune delle quali si avvicinano ai cento anni di vita. Dal 2020, quasi sempre, mi sono trovato a smantellare, delocalizzare o recuperare residui finiti a valle di strutture che sono state rese pericolanti dal ritiro dei ghiacciai, dallo scioglimento del permafrost e dai conseguenti eventi franosi.
Il mio parere è che ormai strutture come rifugi e bivacchi, sopra o intorno ai 3000 m di quota, siano destinate al loro declino e infine alla distruzione. Sono pezzi di storia che se ne vanno, strutture che hanno visto e vissuto la storia dell’alpinismo sulle nostre Alpi.
Visualizza l'intervento completo di Carlo Barbolini
Riflessioni sul mondo dell’alpinismo nell’era del cambiamento climatico - Claudio Inselvini C.A.A.I. Gruppo Centrale
La crisi climatica, potrà, se sapremo cogliere l’occasione, portare a un cambio di clima anche all’interno del mondo alpinistico.
Le accresciute difficoltà a cui ci pone di fronte creano forti disagi, innestano grandi rischi, ma ci danno anche la grande opportunità di recuperare un’unità d’intenti nel condividere il sentire davvero profondo della scalata. Le montagne che cambiano ci invitano a recuperare un pensiero legato alla tradizione, basato sulla conoscenza graduale dell’ambiente e non dal desiderio di ottenere tutto subito.
Un nuovo approccio alla montagna che si opponga al turismo ed all’alpinismo stile mordi e fuggi, può rinascere. Una frequentazione ispirata a un’idea di viaggio nella sua interezza, un viaggio che è composto di conoscenza dei luoghi e delle persone, di avvicinamento, preparazione, scalata, discesa, e anche di rinuncia.
Le accresciute e mutate difficoltà nella scalata ci stanno mettendo di fronte alla possibilità di iniziare una nuova era, dove il raccontare e l’ascoltare non sono basati solo sulle prestazioni, magari finalizzate ad immagini spettacolari, ma siano il motore di una nuova conoscenza e cultura, che serva ad affrontare tempi nuovi e più complessi.
Adriano Favaro – giornalista
Una delle ultime storie legate ai cambiamenti climatici riguarda la Marmolada e il crollo del ghiacciato nel 2022 quando morirono 11 persone. Qualche giornale auspicava che ci fosse un prima e un dopo quella data. Credo che l’invocazione sia stata inutile. L’ homo sapiens continua a pensare attorno a certi argomenti con un cervello progettato centinaia di miglia di anni fa, cervello antico ed emotivo. Non razionale quindi. Forse il sapiens di montagna non ha ancora letto e capito a fondo il libro di René Daumal “Il monte analogo”, del 1954.
Daumal dice una cosa affascinante: “La porta dell’invisibile deve essere visibile”. Ecco, forse per questo nessuno ha mai fatto una conferenza stampa al campo base: perché non è riuscito ancora davvero a fare vedere (alpinista o giornalista) il visibile di una porta che molti di voi, invece, conoscono.
Francesco Leardi presenta Bernard Amy e il contributo ricevuto per il convegno nazionale di Feltre
Quando mi capitò tra le mani negli anni 70 “il più grande arrampicatore del mondo” cominciai a dubitare della concretezza delle montagne, dei ghiacciai e credere nell’espressione del gesto, dimensione reale del nostro io.
Quando poi a Torino in occasione della sua proclamazione a socio ad honorem del C.A.A.I. nell’ambito del nostro convegno mi ritrovai accanto a lui a tavola mi sembrò di vivere in quella dimensione così eterea che Tronc Feuillu il suo personaggio più amato, emanava.
“se potessi raggiungere la pietra senza spostare una sola goccia di rugiada, la pietra non esisterebbe più.Ed io sarei sulla sua cima”.
Ebbene nel contributo che Bernard mi ha mandato, parla del cambiamento climatico facendoci immergere in un racconto, in una fiaba nella quale la realtà ci appare così tristemente vera.
Ma non basta essere consapevoli solo per un istante perché alla fine del suo racconto ci ammonisce: “Dopo la lotta per raggiungere la cima, quella per la sopravvivenza umana vi aspetta sotto”
Alpinista a tutto campo, dopo aver iniziato l’attività sulle Alpi, Bernard Amy ha presto dimostrato il suo gusto per le spedizioni e le montagne lontane. Ingegnere e ricercatore in scienze cognitive, Bernard Amy è anche scrittore di letteratura di montagna e giornalista. È cofondatore della rivista Passage ed è stato membro del comitato di pubblicazione della rivista del club alpino francese La montagne & alpinisme. Bernard Amy è uno dei membri fondatori di Mountain Wilderness France, di cui è stato presidente prima di diventarne presidente onorario. È membro del GHM ed è stato nominato socio ad honorem del Club Alpino Accademico Italiano.
Visualizza qui l'intervento di Bernard Amy
Si ringraziano relatori e collaboratori accademici e non per la positiva riuscita dell’evento con grande afflusso di giornalisti e pubblico.
Pubblicazione, ottimizzazione e grafica a cura di Alberto Rampini