VAL GRANDE IN VERTICALE...e quel “vento dell’Ovest” che torna a soffiare...
Storia di due fortunati raduni nel Vallone di Sea...con l'opzione del terzo
Il Vallone di Sea è sempre stato un luogo a torto poco frequentato, ancor meno conosciuto, forse anche negli anni d’oro della sua scoperta ed esplorazione, quando Gian Carlo Grassi ne decantava la bellezza sulle pagine della Rivista della Montagna e in quella del Cai. Erano gli anni ’80, un’epoca infinitamente lontana, almeno alpinisticamente parlando, ma forse già allora l’arrampicata stava virando verso altre tendenze e quelle pareti caddero presto nell’oblio.
Trono di Osiride, un "Viaggio metafisico" negli anni '80 (Foto U. Manera) Gian Carlo Grassi, Re di Sea (Foto S. Stohr)
Valle dell’Orco, Val di Mello, Valle del Sarca, chi non conosce questi luoghi? E Sea? Per molti è sempre stato un punto interrogativo, una vaga reminiscenza legata più che altro ai sognanti racconti di Grassi, nulla di più. Eppure questo vallone così selvaggio è incredibilmente bello, un vero "Eldorado di granito”, un luogo che lascia a bocca aperta, un vallone che, per certe sue peculiarità, è forse unico sulle nostre Alpi, un concentrato di pareti dove negli anni sono state tracciate circa 250 vie.
Sopra: Specchio e Trono
Sotto: navigando nell' Arcipelago America
Ma allora perché non è mai stato davvero popolare e frequentato? Forse per l’alone di mistero che l’ha sempre avvolto, protetto da altissime guglie e montagne, forse per la mancanza di documentazione aggiornata, forse per l’attrezzatura un po’ “naif”, poco affidabile e soprattutto vetusta.
Parete dei Titani "Risolvendo un problema"
Era necessario correre ai ripari e ripercorrere quelle vie non solo nell’ottica di “farle” ma di “ripristinarle”. In fondo sarebbe stato bello spendere un po’ di tempo per “lavorare” al “restauro” di quegli itinerari e sarebbe stato altrettanto bello far conoscere questo luogo così magico e ricco di storia. Elaborammo così un progetto e grazie soprattutto all’aiuto del CAAI riuscimmo a procurarci l’attrezzatura che serviva per iniziare i lavori. Lavori che ben pubblicizzati presto iniziarono a stuzzicare la curiosità degli arrampicatori che cominciarono ad arrivare anche da fuori dei confini sabaudi. Venne quindi naturale pensare di organizzare un raduno.
Sopra: verticalità ai "Titani" Sotto: momenti del meeting
Un altro antefatto concorse a creare la spinta per l’organizzazione del primo “Val Grande in Verticale”: la paventata realizzazione di una pista agro-silvo-pastorale da parte del Comune di Groscavallo, una strada che avrebbe portato tanti soldi dalla Comunità Europea, ma che avrebbe inesorabilmente condotto alla distruzione di un luogo così unico ed incontaminato. Tutto il mondo alpinistico si mobilitò per bloccare quell’assurdo progetto, in prima fila il Cai Torino, l’Accademico e Mountain Wilderness. Vinta la battaglia, si dovette in qualche modo dimostrare che attività spesso bistrattate da certe amministrazioni pubbliche, attente solo al ritorno economico immediato, potevano essere di giovamento all’economia della Valle. Anche per questo nacque il primo raduno, nel settembre 2017.
Val Grande in verticale - La serata Ripercorrendo le "Docce Scozzesi"
Tutto si giocava sull’affluenza, su quanto quell’evento potesse essere appetibile non solo agli arrampicatori ma ad un pubblico più vasto. Il meteo si mise immancabilmente di traverso. Le previsioni per il sabato portavano pioggia. Quel giorno arrivarono degli escursionisti tedeschi, zuppi di pioggia si rifugiarono nel gazebo allestito per il giorno seguente. Seppur inconsapevoli dell’evento rimangono un po’ il simbolo di quanto queste valli possano essere valorizzate attraverso attività legate al mondo della montagna. La domenica il sole splendeva e al primo raduno si iscrissero ben 135 partecipanti.
Parete dei Titani - I tracciati
Un successo anche la serata con Sergio Martini che seppe trasportare anche i non alpinisti nelle lontane lande himalayane, fatte di gigantesche seraccate e di cime sprofondate nel blu profondo del cielo.
La sera della domenica, svuotati i parcheggi e partiti i partecipanti, la piccola frazione di Forno Alpi Graie tornò silenziosa nella notte settembrina, rotta solo dalle lontane grida di qualche animale. La nostalgia per una bella giornata si trasformò subito nella volontà di riproporre l’evento anche l’anno successivo, il 2018.
I lavori di “restauro” ed apertura ripresero alacremente, tanto che in due stagioni gli scriventi sono arrivati a piazzare circa 800 tasselli fix in tutta la Val Grande. Un numero sicuramente elevato che però non deve far inorridire i paladini del “trad” in quanto tutte le chiodature vengono eseguite nell’ottica di non snaturare l’impegno delle vie. Molto spesso la chiodatura a fix più sistematica è riservata alle grandi placche, magari per aprire qualche nuovo itinerario o per raddrizzare e rendere più lineari e interessanti i vecchi, lasciando “clean” le fessure, eccezion fatta per le soste. Una ricetta che finora ha riscontrato un ottimo successo, mettendo a tacere i potenziali detrattori, sempre pronti in casi come questo a far capolino da dietro qualche spigolo. Sea finalmente è tornata a vivere.
Tutto sembra essere sempre molto lontano eppure un anno passa in fretta e presto è arrivato il settembre 2018 e con esso la seconda edizione di Val Grande in Verticale, evento questa volta arricchito con la prima edizione della gara di corsa “Daviso in Verticale”, da Forno al rifugio Daviso, piccolo ma accogliente avamposto per le grandi salite nel gruppo della Gura Martellot. Il raduno ha visto 250 partecipanti in totale tra gara e arrampicata, 85 presenze alla cena ufficiale del sabato sera e circa 150 spettatori alla serata, dove è stato proiettato il film “Itaca nel Sole” incentrato sulla figura di Gian Piero Motti, a 35 anni esatti dalla scomparsa. Ma il successo di queste due giornate è solo l’epilogo di un’altra grande stagione che ha visto riportare in vita itinerari grandiosi eppure completamente dimenticati. Non è stata tanto una sorpresa iscrivere 250 partecipanti quanto vedere nei giorni festivi di fine agosto diverse cordate impegnate su vie fino ad allora pressoché sconosciute. Linee prima tracciate solo sulle foto, studiate sulla vecchia guida “Sogno di Sea”, binocolate dal basso attendendo la giusta luce e poi riprese, rettificate, create e nuovamente plasmate. Linee che hanno riscosso grande entusiasmo da parte di Richard Nadin dell’ Alpine Club Britannico, invitato da Andrea Giorda.
In viaggio sulle placche dello Specchio (Foto I. Tosso)
Un Eden di roccia
L’ultima avventura di “restauro” datata 2018 è l’Eden di Sea, forse un po’ simbolicamente sta ad indicare che questo è un vero paradiso per l’arrampicatore, un luogo dove il gesto atletico si fonde con incredibili percezioni visive, dagli arcobaleni che si formano sulle cascate polverizzate in milioni di goccioline alle potenti spade di luce, ai tappeti di rododendri in fiore. Un luogo dove finalmente nel sole del mezzogiorno le pareti paiono animarsi nelle fantasiose figure immaginate dagli arrampicatori che hanno segnato la storia alpinistica di questa valle.
Il lettore a questo punto si domanderà se il raduno verrà riproposto nel 2019. La risposta è affermativa, l’interesse intorno a questo evento è cresciuto molto, il Cai Torino, il Cai Venaria, il Cai Uget e non ultimo l’Accademico credono molto in una manifestazione che vorrebbe diventare il simbolo dell’impegno del sodalizio per l’arrampicata, l’alpinismo e l’escursionismo. Il raduno quindi si farà il 7 e 8 settembre, e l’essere supportati da importanti marchi del settore montagna è qualcosa in più che una semplice speranza. Ma tutto questo sarà ancora il volano per far conoscere sempre più questo meraviglioso vallone e per essere da sprone a proseguire l’imponente, faticosa ma soddisfacente opera di ripristino e valorizzazione di queste pareti.
Non c’è neanche da dire che siete tutti invitati il 7 e 8 settembre 2019 !
Luca e Matteo Enrico
C.A.A.I. Gruppo Occidentale
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