MEMORIE STORICHE a cura di Alberto Rampini
Via Castiglioni-Gilberti alla Ovest della Cima Busazza - Prima invernale 29-30-31 dicembre 1975
Quando le “invernali” si facevano in pieno inverno
Riscopriamo un articolo pubblicato nel 1976 dalla Rivista della Sezione Ligure del CAI leggi qui l'articolo
Giovanni Costa, genovese, il roveretano Sergio Martini e i trentini Marcello Rossi e Franco Gadotti, tutti poco più che ventenni, concepiscono l’idea di salire d’inverno la Castiglioni-Gilberti alla Cima Busazza, una delle grandi vie dell’era del sesto grado non ancora percorsa in invernale.
Si tratta di un itinerario emblematico dell’arrampicata libera pura, non estrema ma lunga, continua, su roccia di qualità varia e con uso limitatissimo di chiodi. Venti tiri di corda per un dislivello di circa 1000 metri.
Venne aperta con due bivacchi nell’agosto del 1931 dal roveretano Celso Gilberti e dal milanese Ettore Castiglioni, entrambi Accademici del CAI ed entrambi poco più che ventenni.
Colpisce la giovane età dei primi salitori e quella dei ripetitori invernali, in linea peraltro con una realtà storica oggi profondamente mutata.
Uno dei protagonisti, Sergio Martini, ricorda quell'avventura di 46 anni fa
Chiunque abbia vissuto a lungo la montagna, ha sicuramente avuto dei momenti in cui hanno prevalso determinati interessi su altri. Gli anni 70, per me, sono stati particolarmente significativi per l'attenzione che ho dedicato alle salite invernali. Per ragioni di vicinanza, le Dolomiti sono state le montagne che ho percorso con maggior frequenza e poterle visitare anche in inverno è stata una scoperta affascinante e pienamente coinvolgente per l'epoca. Forse un preludio per quello che sarà in seguito il mio interesse per le grandi montagne asiatiche.
La Busazza invernale, raccontata con magistrale bravura da Giovanni Costa, mi ha dato modo di rivivere con profonda emozione e con un pizzico di nostalgia quelle fantastiche giornate. Un racconto a me sconosciuto fino ad ora. Grazie a Francesco Leardi per averlo riproposto.
Si ringrazia Sergio Martini per le foto d'epoca