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La misteriosa Via “Piaz” sul Sas da le Undesc nel Gruppo della Vallaccia

Mercoledì, 31 Gennaio 2018 20:48

 

LA MISTERIOSA VIA “PIAZ” NEL SOTTOGRUPPO DELLA VALLACCIA

Il socio Antonio Bernard, da anni alla ricerca di una misteriosa Via Piaz tracciata sulla parete del Sas da le Undesc nel Gruppo della Vallaccia, proprio sopra la casa natale di Pozza di Fassa, fornisce utili indicazioni per gli eventuali futuri ripetitori.
Una serie di coincidenze non gli ha permesso sinora di percorrere per intero l’itinerario, ma nei vari tentativi si è andata definendo sempre meglio la linea della via, che attende ora la ripetizione completa e definitiva.
Un pezzo di storia da confermare.

 


Un secolo fa, o poco più.
Sas da le Undesc. Una parete di 650 metri che domina la val di Fassa. Un forte invito per gli alpinisti dell’epoca. Si studia la possibilità di salire quelle verticali placche calcaree, ma ogni assaggio è subito respinto. La soluzione sembra non esserci. Chi può raccogliere la sfida se non il “Diavolo delle Dolomiti”, cioè Tita Piaz? Così, assieme a tre alpinisti germanici, la famosa guida fassana trova il punto debole della parete e la percorre fino in cima.
Il problema sembra risolto per le generazioni future, ma non è esattamente così.
Nei decenni successivi si sa di numerosi tentativi di ripetizione, ma nessuno di questi va a buon fine. Se per ipotesi qualcuno vi è riuscito, della qual cosa si dubita molto, non ne ha lasciato alcuna notizia. La stessa guida “Marmolada” di Pellegrinon si limita a riprendere la relazione dalla guida “Odle, Sella, Marmolada” di Castiglioni, il quale riporta semplicemente la relazione dello stesso Tita Piaz. Pellegrinon aggiunge in modo significativo che la via è “misteriosa”. A qualcuno viene addirittura il dubbio che non esista neppure! Le pubblicazioni riportano anche il tracciato sulla parete, evidentemente dedotto da un’ipotesi non verificata dello stesso Castiglioni.
Come mai la via non risulta ripetuta?
Proprio nel tracciato riportato su fotografie sta una parte della risposta al mistero: l’indicazione è totalmente errata.

Tita Piaz


Più di mezzo secolo fa, fine anni 50’.
A forza di vedere quella parete sopra casa due decidono di andarla a provare.
Così all’attacco si ritrovano un ragazzino quindicenne ( cioè il sottoscritto ) assieme al suo futuro cognato Gianfranco: il “bocia” e il “vecio”. Il “vecio” sembrava vecchio a me adolescente, ma era vecchio per modo di dire: aveva poco più di vent’anni. Corda di canapa da 40 metri. Tre o quattro chiodi. Scarponi a punta quadrata. E si va. Non si guarda neppure lo schizzo minuscolo sulla guida del Castiglioni, ma ci si muove con l’antica relazione dello stesso Piaz e, soprattutto, puntando sul fiuto personale. Fra un imprevisto e l’altro si procede. Si mette perfino un chiodo, cosa assai rara a quel tempo. Però si procede piuttosto lentamente, anche perché il percorso è tutto da trovare. Ricordo, verso metà parete, un passaggio non facile da identificare, costituito da una cengetta “a sorpresa” che si percorre da sinistra a destra e che permette di montare su di una lunga spalla spiovente. Sopra la spalla il percorso pare non presentare ostacoli particolari. Purtroppo, però, il tempo volge al peggio. Cosa fare? La prudenza ci suggerisce di tornare. Qualche breve tratto in “doppia”, più spesso arrampicando in discesa ( quali “doppie” si possono fare con una corda di 40 metri e con solo 3 o 4 chiodi, lungo quelle placconate? ).
Quel tentativo offre la quasi certezza che il tracciato indicato sulle varie pubblicazioni è sbagliato e fuorviante.
21 luglio 1977: ho la prova definitiva che il tracciato sulle foto è completamente sbagliato. In quella data, Graziano Maffei ed io decidiamo di aprire una via nuova sulla parete del Sas da le Undesc. Nella parte bassa passiamo esattamente dove le foto e gli schizzi indicano la via “Piaz”. Ma lì della via “Piaz” non c’è neanche l’ombra. Solo passaggi forse anche oltre il sesto grado. Il Diavolo delle Dolomiti non poteva essere passato di lì all’inizio del secolo. Arriviamo a toccare il bordo destro della “spalla spiovente” del mio tentativo di tanti anni prima, poi procediamo diritti fino in cima.

Antonio Bernard Baffelan

 

Agosto 2017

Sono passati altri 4 decenni. Sono passati anche i miei anni, purtroppo. Però non è passata la curiosità di mettere il naso su quella via tuttora giudicata anche dalle guide locali come “misteriosa”.
Assieme a due amici di Parma, Pietro e Matteo, ci portiamo all’attacco. Fidandomi del fatto di avere già percorso almeno metà parete sono certo di trovare il percorso giusto. Probabilmente con qualche variante arriviamo sotto il punto in cui , più di mezzo secolo fa, raggiungemmo la “spalla spiovente” sfruttando la poco visibile cengetta risolutiva.
Quella cengetta, però, non la vedo più.
O mi è calata la vista ( anche questo non è da escludere! ) oppure l’esile passaggio è franato. Infatti vedo in alto sopra di me, sulla sinistra dove mi pare di ricordare la famosa “cengetta”, una larga chiazza gialla. L’unica alternativa sarebbero due schifosi camini strapiombanti, coperti da un dito di fango e muschio. Esito. Sarà perché in tre si è più lenti che in due, sarà perché abbiamo attaccato tardi, sarà perché al giorno d’oggi si perde giustamente il tempo nel proteggersi con i chiodi e nell’attrezzare bene le soste, sarà anche ( lo ammetto ) perché non sono più di primo pelo, ma ormai stiamo facendo tardi. Se ci mettiamo a cercare a destra e a sinistra si rischia di non arrivare in cima prima di notte.
Anche questa volta si ritorna, in corda doppia però, visto che abbiamo due corde e parecchi chiodi.
Il percorso storico, però, è individuato. Tutto sta nel trovare il passaggio nel punto in cui ritengo che la sottile cengia sia franata.
Se qualcuno riesce ad arrivare alla “spalla”, la via è risolta: o si va dove dovrebbe essere la probabile via originale ( verso sinistra ), oppure la Piaz coincide, per 4 o 5 tiri, con la via diretta un po’ a destra, aperta da Maffei e dal sottoscritto nel luglio del 1977. Infatti, quel tratto della nostra via è compatibile con le difficoltà dichiarate da Piaz e superabili nel primo novecento: al massimo passaggi di quinto. Più sotto e più sopra la Maffei-Bernard è di tutt’altra difficoltà.
Se qualcuno vuole fare la probabile prima ripetizione, ecco qui le informazioni necessarie.
Io per ora non vengo. Ho deciso che ci ritornerò fra un altro mezzo secolo.

Note

Nella foto della parete allegata a questo articolo la Via Piaz è segnata con linea rossa continua. Sono segnate invece con linea rossa tratteggiata tre altre vie successive.

Per la precisione, quindi, sulla foto risultano i seguenti itinerari, da sin. a dx.:1) Via Bernard-Vigo alla Punta Salvanes ( relazionata anche da Furlani; via sufficientemente chiodata e già ripetuta ) del 1989, con variante diretta sulla sinistra ( non ripetuta )- 2) percorso molto probabile della via Piaz e compagni 1912, con la possibilità di deviare a metà sui “Diedri Nord”, almeno nel tratto centrale – 3) “Diedri Nord” di Maffei-Bernard ( com. alt.) del 29-7-1977 ( non ripetuta,parzialmente attrezzata ) 4) “Torre dell’Amicizia” , Maffei- Bernard ( com. alt.) del 29/30-7-1977 ( non ripetuta, parzialmente attrezzata).

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