Il 18 novembre 2021 ci ha lasciati Carlo Zanantoni, socio CAAI dal 1975.
Proponiamo un ricordo del Centro Studi Materiali e Tecniche del CAI, con il quale ha collaborato per lunghi anni.
Ciao Carlo,
ci hai lasciati all’improvviso creando un grande vuoto. Per noi del Centro Studi Materiali e Tecniche che abbiamo avuto il piacere e la fortuna di lavorare con te, sei stato prima di tutto un amico e anche se non è facile parlare di te come uomo, considerata la tua estrema riservatezza, ti ringraziamo per l’esempio di senso di servizio, di profonda cultura e di umanità che hai saputo dare.
Ecco schematicamente il curriculum di Carlo Zanantoni:
Zanantoni era nato a Verona il 12/6/30. laureatosi nel 1955 all'Università di Bologna in ingegneria elettrotecnica aveva svolto professionalmente la sua attività prima all’AGIP (progettazione della centrale nucleare di Latina), poi nel 1959 alla Commissione delle Comunità Europee, dove aveva operato in Inghilterra al progetto di un reattore di ricerca ad alta temperatura. Dal 1962 aveva lavorato al Centro Comune di Ricerca di Ispra (Varese), prima nel campo della progettazione di reattori e cicli di combustibile, poi nel campo delle politiche energetiche e dell’analisi di sistemi. Era uscito dal mondo del lavoro a fine 1998.
Socio della SAT per alcuni anni a partire del 1947, dopo un lungo periodo dedicato unicamente allo studio e al lavoro era ritornato alla montagna iscrivendosi di nuovo al CAI nel 1962. Carlo era cresciuto alpinisticamente in Dolomiti realizzando anche ascensioni di notevole levatura. La predisposizione verso queste montagne era favorita dalla facilità con cui si potevano raggiungere dalla sua Bologna e dalle consolidate amicizie instaurate. Dopo il suo trasferimento a Varese aveva cominciato a frequentare con gli alpinisti varesini le montagne di granito e le pareti di ghiaccio, facendosi apprezzare da tutti per la sua umanità e la profonda cultura che spaziava in ambiti diversi. Nel 1975 era entrato a far parte del CAAI, Gruppo Orientale concludendo la sua attività alpinistica nel 1997 anche se continuava a frequentare l’ambiente montano.
Zanantoni aveva iniziato a occuparsi di problemi di materiali studiando il ruolo della corda (1967) e dell'assicurazione dinamica (1968) nell'arresto di una caduta. I suoi studi erano stati pubblicati sulla Rivista del CAI ed era stato invitato da Mario Bisaccia come consulente dell’allora Commissione Materiali e Tecniche del CAI.
Gli operatori sul terreno erano Giorgio Bertone, Pietro De Lazzer, Franco Garda, Pietro Gilardoni ed Emilio Marmolada. Grazie alle sue ampie conoscenze in campo tecnico, Zanantoni rappresentava invece la mente scientifica del gruppo trasformando con un ordine matematico ciò che succedeva sul terreno scoprendone l’efficacia del nodo mezzo barcaiolo nel trattenere le cadute.
Nel 1970 era diventato membro della Commissione e per un lungo periodo delegato italiano alla Safety Commission dell’UIAA. Nel 1980 era stato nominato presidente della Commissione Materiali e Tecniche e nel 1987 delegato italiano presso il CEN (Comitato Europeo di Normazione) per il trasferimento delle Norme UIAA in Norme EN e loro successive modifiche.
Carlo ha sempre offerto generosamente il suo tempo libero dagli impegni di lavoro per partecipare alle riunioni, instaurando a livello internazionale un rapporto tecnico-scientifico di notevole qualità.
Grazie alla sua capacità di dialogo nelle diverse lingue ha saputo, in questo lungo periodo, far apprezzare gli studi italiani anche a livello internazionale nelle varie riunioni svolte nelle diverse nazioni del mondo.
Citiamo solo come esempio il contributo della Commissione alle norme su corde, viti da ghiaccio, chiodi da roccia, dissipatori e freni.
Fra le varie attività vanno senz’altro segnalate la realizzazione nel 1990 di una particolare struttura, la Torre di Padova, e nel 2008 del nuovo laboratorio di Villafranca Padovana, poderosi impianti per le varie prove di assicurazione dinamica e utilissimi strumenti di divulgazione didattica.
Nel 1999 non si era ricandidato alla presidenza della Commissione, continuando però il suo lavoro nell’ambito prima della stessa e poi nell’attuale Centro Studi.
Recentemente Zanantoni si era fatto fautore nel CAI di un Osservatorio della Libertà con l’ovvio compito di capire e far capire: capire che cosa l'uomo della strada pensa del rischio in alpinismo e fargli capire se e dove sbaglia e per prepararsi poi ad ostacolare iniziative lesive della libertà tramite media e attività politica.
Per l’instancabile lavoro, la dedizione, l’entusiasmo e la professionalità svolta nel campo dei materiali e della sicurezza in alpinismo e in arrampicata ha ricevuto la Medaglia d’Oro del Club Alpino Italiano nell’ Assemblea Nazionale dei Delegati a Porretta Terme nel maggio 2012.
il CSMT
Alcune note del suo amico Adriano Castiglioni
Negli anni sessanta si dibatteva molto sul problema della sicurezza nella progressione della cordata.
I singoli alpinisti proponevano diverse idee tecniche che erano però difficili da concretizzare sul terreno. Mario Bisaccia che era già componente della Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo ebbe l’idea di costituire la Commissione Centrale Materiali e Tecniche di cui divenne Presidente e, con le sue spiccate doti di coordinatore, scelse attentamente gli uomini che dovevano collaborare nella ricerca sperimentale sull’assicurazione dinamica.
Pietro Gilardoni, Franco Garda, Giorgio Bertone, Pietro De Lazzer, Emilio Marmolada costituivano gli operatori sul terreno, ma Carlo Zanantoni era la mente scientifica del gruppo. Grazie alle sue ampie conoscenze in campo tecnico, si occupava già da anni del problema della resistenza delle corde e del concetto di assicurazione statica e dinamica.
In alcuni suoi articoli dell’epoca rimarcava come in Europa si sottovalutassero le prestazioni dei materiali usati dagli alpinisti mentre negli Stati Uniti si eseguivano da tempo prove sulla resistenza delle corde da arrampicata.
La Commissione Materiali e Tecniche iniziò le prime prove sull’assicurazione dinamica usando il nodo mezzo barcaiolo anziché i dispositivi frenanti con piastrine metalliche. Nel 1968, presso la palestra di roccia del Campo dei Fiori di Varese, veniva allestito il primo impianto per la tenuta del volo del capo cordata con fattore di caduta estrema. Furono eseguite innumerevoli prove per studiare il sistema di ancoraggio alla parete e verificare la funzionalità del nodo mezzo barcaiolo come assorbitore di energia.
Zanantoni aveva la capacità di trasformare con un ordine matematico ciò che succedeva sul terreno e con i suoi studi si scopriva l’efficacia del nodo mezzo barcaiolo nel trattenere le cadute.
Attraverso la sua capacità di dialogo nelle diverse lingue sapeva far apprezzare gli studi italiani anche a livello internazionale nelle riunioni U.I.A.A. che si tenevano nelle diverse nazioni del mondo.
Nel Settembre 1973 ad Andermatt nel corso della riunione della Commissione Metodi di Assicurazione U.I.A.A. si doveva effettuare un confronto diretto delle tecniche di assicurazione presentate dalle diverse nazioni europee. Dimostratore del metodo italiano era Pietro Gilardoni che utilizzava esclusivamente i mezzi tradizionali della cordata (corda, cordini, chiodi e moschettoni).
Al termine delle prove e dopo attente valutazioni da parte della Commissione di Sicurezza, il sistema italiano veniva raccomandato come metodo ufficiale dell’U.I.A.A.
Il lavoro svolto sul terreno e gli studi effettuati da Zanantoni, avevano portato a questo importante riconoscimento.
Si iniziarono poi le sperimentazioni sulle tecniche di assicurazione su neve, sulla resistenza dei manici delle piccozze con assicurazione statica e dinamica e si studiarono i coefficienti di attrito sulla neve in collaborazione con la Scuola Militare Alpina Fiamme Gialle di Predazzo comandata dal Col. Carlo Valentino.
Le prove si eseguivano soprattutto nel periodo primaverile al Passo Rolle attaccando alla corda una slitta del peso di ottanta chili e facendola scivolare lungo il pendio. Si cercava di fermarne la caduta con un nodo mezzo barcaiolo applicato a una piccozza inserita nella neve. Le prime prove non avevano dato risultati positivi, le piccozze venivano divelte e i manici si legno si rompevano.
Zanantoni pensò di utilizzare un’apparecchiatura dinamometrica elettronica per registrare gli sforzi massimi durante la caduta della massa. Grazie ai dati forniti dall’apparecchiatura si è cambiato il sistema di posizionamento della piccozza nel manto nevoso e migliorata la tecnica di assicurazione.
I progressi nelle assicurazioni su neve furono presentati dalla Commissione Materiali e Tecniche alla riunione U.I.A.A. tenutasi in Marmolada nel giungo 1974.
Poi l’improvvisa scomparsa di Pietro Gilardoni, Mario Bisaccia e Giorgio Bertone aveva lasciato un terribile vuoto nella Commissione. Era importante superare il difficile momento per continuare il lavoro al quale loro avevano dedicato tante energie ed entusiasmo.
Carlo Valentino accettava la nomina di Presidente della Commissione e Carlo Zanantoni era nominato Vice-presidente.
Zanantoni venne poi nominato responsabile del gruppo di lavoro U.I.A.A. per la modifica delle norme sul label delle corde ed ispettore degli apparecchi Dodero abilitati alle prove per la concessione del label stesso. I contatti con i responsabili dei gruppi di lavoro delle altre nazioni diventavano sempre più frequenti e costruttivi. Con Pit Schubert, coordinatore tedesco dotato di elevata competenza tecnica e carica umana, aveva stabilito un ottimo rapporto di lavoro per provare la sicurezza dei diversi materiali.
Zanantoni aveva anche avuto l’incarico di gestire la Sotto-Commissione U.I.A.A. per le norme sulle piccozze, tema molto complesso perché riguardava sia le tecniche di assicurazione che la resistenza dei materiali.
Nel 1979, la riunione U.I.A.A. si era tenuta a Venezia con il supporto della regione Veneto. Nel corso di questa riunione oltre alle tematiche già dibattute venivano avanzate proposte per definire le norme sulle imbragature da arrampicata, sui moschettoni, sui caschi e sui chiodi. Il lavoro diventava sempre più imponente e Zanantoni chiese la collaborazione dell’Università di Padova e della Commissione VFG Materiali e Tecniche che già aveva dato un notevole contributo alla sperimentazione e alla elaborazione dei dati sulle prove fisiche.
Le proposte presentate dalle Commissioni Internazionali dovevano essere vagliate sotto un profilo scientifico e Zanantoni ha sempre offerto generosamente il suo tempo libero dagli impegni di lavoro per partecipare alle riunioni instaurando a livello internazionale un rapporto tecnico-scientifico di notevole peso.
Dopo la nomina di Carlo Valentino a Vice-Presidente Generale del CAI, la Presidenza della Commissione Materiali e Tecniche fu affidata a Carlo Zanantoni.
Con la collaborazione della Commissione VFG sono state effettuate le prove di invecchiamento e usura delle corde, dei cordini e delle fettucce; è stata allestita la Torre di Padova per approfondire il comportamento delle tecniche di assicurazione, le prove sui chiodi da roccia e le viti da ghiaccio e lo studio dell’impianto Dodero presso l’Università di Padova.
Il Presidente era sempre presente nelle fasi sperimentali con i suoi suggerimenti e le sue idee molto qualificate.
Verso il 1990 vennero approvati dall’U.I.A.A. i label definitivi sulle corde, i cordini, i moschettoni, le piccozze ed i caschi.
Tutti questi obiettivi che hanno permesso di dare maggiore sicurezza all’alpinismo sono stati raggiunti grazie all’instancabile lavoro ed entusiasmo di Carlo e sono stati fonte di grande soddisfazione per tutte le persone che hanno dato il loro contributo alle diverse attività.