Relazioni

Club Alpino Accademico Italiano
Domenica, 14 Febbraio 2016 19:34

 

Da Planetmountain

Arrampicata in Valle dell’Orco, dolce brezza di Vento Trad

30.09.2010 di Andrea Giorda

Dopo sette giorni, il 25 settembre 2010, si è concluso in Valle dell’Orco il Meeting Internazionale di arrampicata Trad organizzato dal Club Alpino Accademico Italiano. Un primo bilancio a caldo.

La prima considerazione è che il meeting è stata una vera e propria festa dell’arrampicata, in un clima internazionale dove il piacere comune era scalare, senza polemiche o dietrologie. I nostri ospiti provenivano da tutto il mondo, chi provava il 6a di Incastromania e chi sulle tracce di Brenna, si incartava sugli 8b di Itaca.

Oviglia sui massi del Caporal                       

Oviglia sui massi del Caporal
Photo by arch.
A. Giorda

Tom Randall apre al Sergent

Tom Randall apre al Sergent
Photo by
Picco


In queste settimana ci hanno accompagnato leggende come Alessandro Gogna, Mauro Calibani e tanti altri provenienti da ogni dove. Il giovane e fortissimo Michele Caminati e Roberto Vigiani, che in gran forma e forse dopato da una bella nordica… si è fumato (termine appropriato visto il nome della via..) la Cannabis in libera e a vista. E poi ancora Manrico dell’Agnola, da sempre critico verso le protezioni fisse… e moltissimi altri nomi noti e meno noti che hanno voluto con la loro presenza testimoniare l’interesse per questo meeting, dal gusto Trad, particolare.Già, ma gli ospiti stranieri cosa avrebbero detto della tanto decantata Valle dell’Orco? Questa era la nostra prima grande curiosità. Per rendermene conto ho da subito pinzato una vitaminizzata ragazza californiana, Caterina, di Berkley, santo cielo… proprio una che alla domenica va in Yosemite come noi andiamo in Sbarua o al pian della Mussa. Lei mi ha detto da subito, procurandomi un imbrazzo totale, come quando una l’ha sparata grossa, che sapeva che la valle dell’Orco è la Yosemite italiana... mi son detto: adesso che vede il nostro Sergent, prende l’aereo e torna a casa.

Il gruppo del primo International Trad Climbing Meeting 

 

 

il gruppo del primo International Trad climbing Meeting della Valle dell’Orco
Photo by
arch. A. Giorda


E invece no, si è sparata a razzo su Incastromania e poi, incurante dei miei anni, mi ha fatto “scaldare” sulla Fessura della Disperazione, l’ho seguita con l’agilità di pinocchio, anche quando tra me e lei in sosta, c’era un solo friend numero sei e se cascavo, arrivavo dritto nel letto di casa mia. Verso sera, scendendo pesti (almeno io) ma felici dopo l’ennesima fessura, si è fermata in silenzio a rimirare le pareti, aveva  gli occhi di una bambina in pasticceria. Inutile dire che ero tronfio come un tacchino, mi ha chiesto se la Guida la vendevano in America! Ho trattenuto la lacrimuccia.Bando ai sentimentalismi, la considerazione seria è che la valle si è rivelata un patrimonio di livello internazionale, chi è venuto l’ha confermato e ci ha chiesto di preservarlo nel migliore dei modi. Tom Randal, l’inglese incursore che ci ha abituati a prodezze di ogni tipo in Valle, ha aperto sotto gli occhi di tutti una via a fianco della Fessura della Disperazione, non di 8b ma di 6c! Quanta strada abbiamo ancora da fare? Grazie Tom, dopo questo meeting la valle non sarà più la stessa, chi la sfregia dovrà fare i conti con il biasimo di mezzo mondo.

Paesaggi di fiaba in Valle dellOrco

Paesaggi da fiaba in Valle dell'Orco
Photo byarch. A. Giorda


Quanto al rumore di fondo che in questi mesi ha pervaso i forum a favore o meno delle protezioni fisse, possiamo dire che il meeting non ne è stato neanche sfiorato. Tenere ragazzine dai capelli biondi, ignare delle oscure predizioni, hanno percorso senza battere ciglio tutte le vie mettendosi i lotro bravi friend. Anche il Rolandone nazionale, Larcher per intenderci, ha voluto ripetere la chiacchierata Rattle Snake con un coraggioso danese. L’ha definita un’autostrada, e non vi dico cosa mi ha detto di farne del friend numero quattro che gli ho consigliato di portare. Sarà perché lui viene da lontano e certe cose non le capisce!Venerdì 24 era il giorno dell’Open Day, non abbiamo avuto fortuna con il tempo, sarebbe stata la ciliegina su una torta ben riuscita. Ma sabato era di nuovo bello e in molti si sono buttati sui tiri Trad preparati da Maurizio. Entusiasmante vedere Alessandro Gogna, che manteneva la sua fama di “Alpinista di Ricerca” e provava le microscalate, accanto i campioni da 9a come il francese Tony Lamiche e il fenomeno al femminile, la dolce e sorridente Liv Sansoz.Un'ultima considerazione sul convegno del CAAI, tenutosi sabato pomeriggio e che aveva come tema l’arrampicata Trad. Hanno partecipato molti ospiti importanti tra cui Lindsay Griffin, giornalista di fama mondiale ed editor dell’American Alpine Journal, la bibbia degli alpinisti. Il dibattito aperto da Marco Blatto e condotto molto bene da Luca Signorelli, non ha chiarito del tutto il significato di Trad. Ognuno ha potuto dire la sua e farsene un’idea. Forse la parola Trad che sta per tradizionale è fuorviante, occorrerebbe un termine più attuale per definire una scalata che si fa rigorosamente in libera, con mezzi moderni come i nut e i friend, sulle vie lunghe e anche sui massi.Questo meeting, è stata anche una occasione per mostrare agli amministratori locali e agli operatori del turismo le potenzialità economiche derivanti dal mondo degli scalatori. Il patto però è che si investa non solo in cemento e villette perennemente vuote, ma anche nella promozione di attività a basso impatto ambientale. E poi anche nel decoro, molti volontari hanno rimosso quintali di spazzatura dai massi lungo la vecchia strada, che andrebbe chiusa! Anche un luogo magico come la Fessura Kosterlitz, da ragazzi il nostro Camp Four, ora è una triste discarica.Andrea Giorda - CAAI
Gli organizzatori Mauro, Claudio, Maurizio e Andrea ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita del meeting, un  grazie  particolare a  Giacomo Stefani il nostro Presidente, che ha creduto, anche nei momenti più difficili, in questa avventura.Senza i nostri sponsor e patrocinanti non saremmo andati lontano, li elenchiamo con riconoscenza. A chi ci ha dato fiducia consegniamo la soddisfazione di aver contribuito ad un evento di successo che spesso ha trovato posto sui giornali nazionali e sul web, oltrepassando i limiti della stampa e dei siti specializzati:
ADAEM, IREN ENERGIA, PETZL, BEAL, FERRINO, LA SPORTIVA, VERSANTE SUD, E9, COMUNE DI CERESOLE, PROVINCIA DI TORINO, REGIONE PIEMONTE, PARCO DEL GRAN PARADISO, CESMA.

 

Calibani Gogna e Caminati al Trad Meeting

Calibani, Gogna e Caminati al Meeting

Foto Archivio GIORDA

 

 

 

 

 

 

 

Domenica, 14 Febbraio 2016 18:53

Da Planetmountain

In difesa dell'alpinismo, l'intervento di Bernard Amy al Convegno Nazionale del CAAI (26 ottobre 2013)

04.02.2014 di Bernard Amy

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'intervento Bernard Amy del 26 ottobre 2013, in occasione del Convegno annuale del Club Alpino Accademico Italiano, durante il quale l'alpinista e scrittore francese è stato insignito della carica di Socio Onorario del CAAI.

 

Essere nominato membro ad honorem del CAAI è per me un onore, e al tempo stesso un piacere. So che l'ammissione a questo Club è riservata all'élite dell'alpinismo italiano, ed entrare in possesso della sua tessera è per me motivo di grande orgoglio. Chi mi conosce non sarà sorpreso che io desideri dirvi perché sento come un onore e un piacere l'essere ora parte di questo Club. Per meglio esprimermi, mi sia consentita una digressione sui problemi che l'attuale evoluzione dell'alpinismo ci pone.In uno o due decenni, l'alpinismo si è molto evoluto sotto la spinta di vari fattori di ordine economico, tecnico e sociale. In particolare, abbiamo assistito ad una rapida diversificazione delle forme di alpinismo. Inoltre, sia nel modo classico che nei modi nuovi di avvicinarsi alla montagna, sono apparse nuove sensibilità culturali.In questo periodo, anche la società in cui vive chi pratica attività sportive in montagna è profondamente mutata. In un ambiente con difficoltà sociali crescenti, si è sviluppata un'inquietudine che ha generato un desiderio di sicurezza, accompagnato da una ridiscussione dei comportamenti individualistici. L'ossessione per la sicurezza ha in particolare spinto all'eccesso l'applicazione crescente del "principio di precauzione".La constatazione di queste due evoluzioni, dell'alpinismo e della società, ci conduce oggi a dirci che bisogna ridefinire il contratto sociale che fino ad oggi, con qualche difficoltà, si era stabilito fra la società e gli alpinisti. Per questo si deve più che mai non tanto spiegare l'alpinismo quanto giustificarlo. Non si deve cercare di dire perché siamo pronti a rischiare la vita in montagna, perché "si entra" nell'alpinismo come in una religione (le motivazioni dell'alpinista sono del tutto personali, spesso richiederebbero considerazioni psicanalitiche, che poco interessano il grande pubblico e soprattutto non servono a giustificare l'alpinismo). Per fare accettare l'alpinismo in quanto pratica rischiosa, bisogna spiegare quello che la montagna ci dà, quello che ci insegna. Insomma, bisogna spiegare non perché andiamo in montagna, ma che cosa ci troviamo.Quello che la montagna ci insegna costituisce qualche cosa che potremmo chiamare l'utilità sociale dell'alpinismo. È di ordine sia sociale che psicologico.Fra gli apporti "utili" dello sport e della montagna si può citare:
- lo sviluppo delle capacità di impresa e di iniziativa
- l'insegnamento del coraggio di affrontare un rischio ragionato
- lo sviluppo della capacità di autonomia e di responsabilità
- l'apprendere i valori della solidarietàA livello psicologico individuale, l'alpinismo sviluppa:
- la fiducia in se stessi
- la formazione della personalità
- il controllo dell'aggressività
- la capacità di socializzare
(Robert Paragot disse: "L'alpinismo mi ha formato. Senza la montagna sarei forse diventato una persona esecrabile").La montagna ha anche spesso un ruolo terapeutico, permettendoci di distaccarci dai problemi personali. Ci può dare maggior equilibrio, portandoci a ridimensionare le nostre difficoltà psicologiche (uno psichiatra alpinista chiamò il Monte Bianco "un day hospital". E aggiunse: "meglio curarsi là in alto che nei bar!).

Tutto questo, che l'alpinismo ci dà, è in gran parte dovuto a due processi psichici caratteristici dell'alpinismo:
- l'innalzamento fisico si accompagna sempre ad un innalzamento simbolico. Il giovane che, rivolgendosi verso valle, si vede più in alto degli altri, per un momento si sente più forte, più forte di quelli che sono là sotto e più forte di quello che era lui prima di lasciare la valle.
- L'assunzione collettiva di un rischio - in montagna o al ritorno in valle, l'alpinista è raramente solo - favorisce un riconoscimento sociale che non può che rinforzare il sentimento di forza e di fiducia in sé stesso (tutti gli alpinisti ricercano questo riconoscimento sociale: chi di noi è ritornato da una salita in montagna senza cercare di raccontarla?)

Questi due processi di affermazione della personalità sono importanti a qualsiasi età. Come tutte le passioni, la passione per la montagna si caratterizza per un dubbio permanente, per un continuo porsi la questione delle giustificazioni di quanto si fa. Si tratti di un giovane principiante o di un anziano esperto, si ha sempre bisogno di sentirsi forte. Per questo il riconoscimento sociale di gruppo resta essenziale.Voi mi avete ora dato una tessera di membro onorario: grazie per questo riconoscimento sociale!Aggiungerò soltanto, ricevendo con piacere questa tessera, che penso anche con piacere che ne stiate preparando altre per poi darle, non tanto a vecchi come me, ma ai giovani che oggi si preparano a fare le storia dell'alpinismo e che, con le loro realizzazioni, si mostreranno degni di essere fortificati nella loro passione.

Bernard Amy a Torino, CAAI 26 Ottobre 2013

http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=41552#

Domenica, 14 Febbraio 2016 18:45

(da Lo Scarpone on line)

Il Club alpino accademico italiano si rinnova

Il nuovo Presidente Generale del CAAI fa il punto sulla situazione attuale e le prospettive della storica associazione.

                       

Ad inizio marzo, a conclusione del lungo mandato di Giacomo Stefani, rieletto per ben due volte, il Consiglio Generale del Club Alpino Accademico Italiano ha ritenuto di affidarmi la guida dell’associazione per il prossimo triennio.
La nuova Presidenza eredita un CAAI per certi versi rafforzato e per altri invece bisognoso di interventi urgenti di rilancio.

Il rafforzamento sotto il profilo istituzionale deriva dal sapiente lavoro svolto dal past president per riannodare quel rapporto preferenziale e, direi, essenziale, con il CAI che negli anni aveva sofferto di scarso vigore e si era progressivamente inaridito. Questo recuperato rapporto di stretta collaborazione ha portato a superare positivamente incomprensioni del passato, riconfermando al CAAI il riconoscimento di rappresentante a tutto campo dell’alpinismo di alto livello all’interno del CAI. Ha consentito anche, ed è questa storia degli ultimi mesi, di formalizzare importanti modifiche statutarie, che aprono la strada ad una modernizzazione importante dell’associazione. Il rapporto di forte intesa con la struttura centrale pone le premesse, ci auguriamo, per il positivo superamento di alcune problematiche ancora aperte.

Partendo da questo rafforzamento della struttura collaborativa con il CAI, l’Accademico deve ora guardare avanti, con la consapevolezza che immaginare un futuro diverso è possibile, ed è possibile operare concretamente per perseguirlo, poggiando sulle solide basi che ci assicura la nostra tradizione ultracentenaria.
Siamo consapevoli del fatto che il mondo (alpinistico, nel nostro caso) va avanti, magari non sempre nella direzione che ci auspichiamo, ma comunque va avanti e se la nostra associazione vuole continuare ad essere voce importante e riconosciuta dell’alpinismo di punta a carattere puramente non professionistico e non commerciale, deve prendere atto dei cambiamenti ed interagire con i singoli protagonisti e con le altre rappresentatività portando il proprio contributo forte di idealità per uno sviluppo eticamente positivo e condiviso della nostra attività.

Alberto Rampini

********************************************************************************

SCHEDA

  • Che cosa è il Club Alpino      Accademico Italiano?

Il CAAI è una sezione nazionale del CAI, che si differenzia dalle Sezioni territoriali sia per la mancanza di un riferimento geografico preciso, sia per i criteri di ammissione. L’iscrizione a questa Sezione, infatti, non è libera, ma è riservata a persone che condividano i principi morali ed etici dell’associazione e abbiano svolto un’attività alpinistica di particolare rilievo, valutata da una apposita Commissione Tecnica.

  • La storia

Fondato nel 1904, quando l’alpinismo era praticato dai benestanti con le loro guide, ebbe inizialmente l’obiettivo di incoraggiare l’approccio alla montagna diretto ed autonomo da parte degli appassionati, raccogliendoli in una associazione specifica e organizzando anche le prime Scuole di Alpinismo.

  • Il CAAI in cifre

Oggi il CAAI conta 296 soci, suddivisi in tre Gruppi (Occidentale, Centrale e Orientale) a seconda della zona di attività prevalente di ciascuno, è retto da un proprio Statuto ed ha sede legale a Milano.

  • L’etica

Il CAAI ritiene che la frequentazione della montagna non possa prescindere da una militante difesa dei valori ambientali e umani che storicamente essa propone. Il valore dell’alpinismo si fonda su un confronto con le difficoltà leale e rispettoso e la sua valenza formativa è strettamente legata all’avventura.

  • La mission

Il C.A.A.I. si propone di coltivare e promuovere la pratica non professionale dell’alpinismo di elevato livello di difficoltà, nel rispetto della storia dell’alpinismo e delle tradizioni locali.

  • Le iniziative

Annualmente vengono organizzati Convegni su temi di interesse alpinistico e culturale legati alla montagna.
Viene pubblicato l’Annuario CAAI, con qualificati interventi di carattere storico e sull’attualità alpinistica.
Viene attribuito annualmente il Premio Paolo Consiglio ad alpinisti/spedizioni che si siano particolarmente distinti.
Ogni due anni viene organizzato il Meeting Internazionale di Arrampicata Trad in Valle dell’Orco.
Partecipa con propri soci ai Meeting Internazionali di arrampicata e alpinismo.
Il CAAI contribuisce all’organizzazione del Clean Climbing, iniziativa volta alla promozione dell’arrampicata in stile pulito, e all’Osservatorio per le Libertà, organismo che si occupa del monitoraggio  sulle restrizioni imposte all’arrampicata e all’alpinismo, sensibilizzando al problema il mondo alpinistico.
 

  • Riferimenti pratici

Sito web: http://www.clubalpinoaccademico.it
Presidente Generale: Alberto Rampini mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  tel 3477610628
I soci CAI che praticano un alpinismo di alto livello a carattere personale e non professionale, che si riconoscano nei principi dell’associazione e ritengano di avere un curriculum di particolare valore si possono rivolgere alla Presidenza del CAAI per  presentare domanda di ammissione

Venerdì, 12 Febbraio 2016 23:34

Il nuovo sito del CAAI viene continuamente aggiornato con nuovi contenuti di grande valenza storica. Ultima sezione appena inaugurata è quella degli Annuari.

Vi invitiamo a visitare queste sezioni

Relazioni (clicca qui)

Annuari (clicca qui)

Gli Accademici che hanno fatto la storia (clicca qui)

Venerdì, 12 Febbraio 2016 23:15

Annuario del CAAI del 1974.

Venerdì, 12 Febbraio 2016 23:11

Annuario del CAAI del 1927-31.

Venerdì, 12 Febbraio 2016 23:06

Annuario del CAAI del 1922-23.

Venerdì, 12 Febbraio 2016 22:42

Annuario del CAAI del 1908.

Martedì, 09 Febbraio 2016 19:18

 

Il Club alpino accademico italiano si rinnova

Il nuovo Presidente Generale del CAAI fa il punto sulla situazione attuale e le prospettive della storica associazione.

                       

Ad inizio marzo, a conclusione del lungo mandato di Giacomo Stefani, rieletto per ben due volte, il Consiglio Generale del Club Alpino Accademico Italiano ha ritenuto di affidarmi la guida dell’associazione per il prossimo triennio.
La nuova Presidenza eredita un CAAI per certi versi rafforzato e per altri invece bisognoso di interventi urgenti di rilancio.

Il rafforzamento sotto il profilo istituzionale deriva dal sapiente lavoro svolto dal past president per riannodare quel rapporto preferenziale e, direi, essenziale, con il CAI che negli anni aveva sofferto di scarso vigore e si era progressivamente inaridito. Questo recuperato rapporto di stretta collaborazione ha portato a superare positivamente incomprensioni del passato, riconfermando al CAAI il riconoscimento di rappresentante a tutto campo dell’alpinismo di alto livello all’interno del CAI. Ha consentito anche, ed è questa storia degli ultimi mesi, di formalizzare importanti modifiche statutarie, che aprono la strada ad una modernizzazione importante dell’associazione. Il rapporto di forte intesa con la struttura centrale pone le premesse, ci auguriamo, per il positivo superamento di alcune problematiche ancora aperte.

Partendo da questo rafforzamento della struttura collaborativa con il CAI, l’Accademico deve ora guardare avanti, con la consapevolezza che immaginare un futuro diverso è possibile, ed è possibile operare concretamente per perseguirlo, poggiando sulle solide basi che ci assicura la nostra tradizione ultracentenaria.
Siamo consapevoli del fatto che il mondo (alpinistico, nel nostro caso) va avanti, magari non sempre nella direzione che ci auspichiamo, ma comunque va avanti e se la nostra associazione vuole continuare ad essere voce importante e riconosciuta dell’alpinismo di punta a carattere puramente non professionistico e non commerciale, deve prendere atto dei cambiamenti ed interagire con i singoli protagonisti e con le altre rappresentatività portando il proprio contributo forte di idealità per uno sviluppo eticamente positivo e condiviso della nostra attività.

Alberto Rampini

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SCHEDA

  • Che cosa è il Club Alpino      Accademico Italiano?

Il CAAI è una sezione nazionale del CAI, che si differenzia dalle Sezioni territoriali sia per la mancanza di un riferimento geografico preciso, sia per i criteri di ammissione. L’iscrizione a questa Sezione, infatti, non è libera, ma è riservata a persone che condividano i principi morali ed etici dell’associazione e abbiano svolto un’attività alpinistica di particolare rilievo, valutata da una apposita Commissione Tecnica.

  • La storia

Fondato nel 1904, quando l’alpinismo era praticato dai benestanti con le loro guide, ebbe inizialmente l’obiettivo di incoraggiare l’approccio alla montagna diretto ed autonomo da parte degli appassionati, raccogliendoli in una associazione specifica e organizzando anche le prime Scuole di Alpinismo.

  • Il CAAI in cifre

Oggi il CAAI conta 296 soci, suddivisi in tre Gruppi (Occidentale, Centrale e Orientale) a seconda della zona di attività prevalente di ciascuno, è retto da un proprio Statuto ed ha sede legale a Milano.

  • L’etica

Il CAAI ritiene che la frequentazione della montagna non possa prescindere da una militante difesa dei valori ambientali e umani che storicamente essa propone. Il valore dell’alpinismo si fonda su un confronto con le difficoltà leale e rispettoso e la sua valenza formativa è strettamente legata all’avventura.

  • La mission

Il C.A.A.I. si propone di coltivare e promuovere la pratica non professionale dell’alpinismo di elevato livello di difficoltà, nel rispetto della storia dell’alpinismo e delle tradizioni locali.

  • Le iniziative

Annualmente vengono organizzati Convegni su temi di interesse alpinistico e culturale legati alla montagna.
Viene pubblicato l’Annuario CAAI, con qualificati interventi di carattere storico e sull’attualità alpinistica.
Viene attribuito annualmente il Premio Paolo Consiglio ad alpinisti/spedizioni che si siano particolarmente distinti.
Ogni due anni viene organizzato il Meeting Internazionale di Arrampicata Trad in Valle dell’Orco.
Partecipa con propri soci ai Meeting Internazionali di arrampicata e alpinismo.
Il CAAI contribuisce all’organizzazione del Clean Climbing, iniziativa volta alla promozione dell’arrampicata in stile pulito, e all’Osservatorio per le Libertà, organismo che si occupa del monitoraggio  sulle restrizioni imposte all’arrampicata e all’alpinismo, sensibilizzando al problema il mondo alpinistico.
 

  • Riferimenti pratici

Sito web: http://www.clubalpinoaccademico.it
Presidente Generale: Alberto Rampini mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  tel 3477610628
I soci CAI che praticano un alpinismo di alto livello a carattere personale e non professionale, che si riconoscano nei principi dell’associazione e ritengano di avere un curriculum di particolare valore si possono rivolgere alla Presidenza del CAAI per  presentare domanda di ammissione

 

Lunedì, 08 Febbraio 2016 10:39

 

ENRICO ROSSO presenta per immagini alcune delle possibilità di avventura ancora aperte.

La CORDILLERA REAL, in particolare, pur essendo già abbastanza frequentata in ragione della sua bellezza e della logistica non impegnativa, offre ancora molte possibilità di apertura di linee logiche di ampio respiro su ghiaccio, misto e roccia e non necessariamente di difficoltà tecniche elevate. Avvalendosi anche dei tracciati di quanto già riportato sulla storica guida di Alain Mesili, ci viene proposta una carrellata di linee da studiare.

Intervento tenuto al Convegno Nazionale CAAI 2015 di Casiglio/Erba NUOVE FRONTIERE PER L’ALPINISMO D’AVVENTURA

 

 

 

Domenica, 07 Febbraio 2016 17:33

 

Dal sito PLANET MOUNTAIN un completo resoconto delle tematiche dibattute al Convegno Nazionale 2015 a Casiglio/Erba.

NUOVE FRONTIERE PER L’ALPINISMO D’AVVENTURA è un tema che ha consentito di affiancare interventi molto diversi ma tutti centrati sull’individuazione e proposta di aree del mondo che offrono ancora spazi significativi all’esplorazione e ad una attività alpinistica d’avventura su grandi pareti ancora inviolate o comunque con grandi potenziali inespressi a disposizione di giovani forti alpinisti animati da spirito accademico, spaziando dalle catene montuose della costa Sud Orientale della Groenlandia, alla Cordillera Huayhuasch, alla Cordillera Real, alle montagne del Sud Est della Turchia, al Garhwal indiano, alle montagne del Mali e altre zone, comprese sorprendenti piccole scoperte di avventura possibile anche in Italia, a margine di zone molto conosciute e frequentate.

Molto apprezzate le relazioni di Matteo della Bordella, Tito Arosio, Enrico Rosso, Mauro Florit, Stefano ZaleriJuri Parimbelli, Ugo Manera, Gian Maria Mandelli, Giuliano Bressan, Andrea Giorda.

Domenica, 07 Febbraio 2016 14:25

 

Armando Aste ricorda la profonda umanità del collega Accademico e soprattutto del compagno di cordata e dell'amico prematuramente scomparso. Alessandro Giorgetta ne traccia un profilo morale. Da Annuario CAAI 1991.

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